l numero, le dimensioni, l’essenza e le sostanze; corpus (2 di 4)

Pubblicato: 18/03/2023
l numero, le dimensioni, l’essenza e le sostanze; corpus (2 di 4)

(…); dal Vangelo di Tommaso -d.1-: ‘E lui disse (riferendosi a Gesù), Chiunque trova l'interpretazione di queste parole non conoscerà la morte’. Con questo detto, ho volutamente terminato la prima parte di questo articolo; e come ponte, inizio questo secondo, riportandovi quello che al -d.2- segue: ‘Gesù disse, Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto. Cosa cercheremo? – Cosa troveremo? Perché rimarremo turbati e stupiti? …ma soprattutto, su cosa regneremo? Verosimilmente, ricercheremo alcune Verità, fin quando, nella ricerca, troveremo cose incomprensibili. Quando troveremo cose a noi incomprensibili, se crederemo in esse di trovarvi delle verità nascoste, comprenderemo queste cose incomprensibili e ne resteremo fortemente turbati. Quando saremo turbati da tali cose, confronteremo ciò che è nel nostro sapere di uomini, con quanto compreso in merito alle cose che erano incomprensibili e ci stupiremo di quanto fummo stati nell'errore. Azzereremo dunque tutto il nostro sapere umano, e cercheremo la Sapienza, perché solo per mezzo della Sapienza si potrà arrivare alla conoscenza universale del visibile e dell'invisibile.

L’essere umano, per sua propria natura, è incline ad aver timore di ciò che non comprende e che non può dominare; e questo esistenziale dubbio che lo pervade, è esso stesso ‘certezza’ di vivere in un multiverso che non riesce pienamente a comprendere e per tanto, ‘ignoto’.  Il numero, è uno tra gli strumenti che l’uomo ha da sempre utilizzato per cercare queste ‘verità’. Ma il numero, è solo una delle dimensioni in cui siamo immersi. Questi però, senza l’essenza e la sostanza, è inerte. Il numero infatti, è legato strettamente alle progressioni, ai moti; ed il movimento, le precessioni, sono a loro volta collegate al tempo ed allo spazio, ‘Spazio vuoto o pieno che sia’. Ma il vuoto, è veramente tale? Oppure è pieno di essenze invisibili? …e l’invisibile, è il nulla? Spesso, erroneamente, assoniamo il vuoto al nulla; niente di più sbagliato. Il nulla, è uno stato chimerico e probabilistico, una statistica imperfetta, nettamente contrapposta a ciò che è vuoto; si, perché quel vuoto, a differenza del nulla, vibra. Uno stato vuoto, potrebbe essere colmo di invisibilità; il nulla, non è neppure un vero stato. Per tanto, più che stare a ricercare quel nulla, bisogneremmo essere più attenti a percepire ciò che esiste nel vuoto invisibile. Nel primo articolo, vi ho espresso di quanto anche i numeri possano avere lo stesso valore intrinseco, seppure numericamente sono palesemente diversi. La trina esoterica, quella che per la comunità cattolica cristiana è comunemente chiamata ‘Santissima Trinità’ è uno tra i più misterici esempi di questa ‘valenza sostanziale’. Uno che è tale, ma che è anche tre; essenza e sostanza che sono indissolubilmente legati in una precessione ‘corpo, anima, spirito’, così come ‘vita, morte e rinascita’. Il mondo materiale, si manifesta nelle tre dimensioni del visibile, che si muovono attraverso la percezione del tempo, in uno spazio ultra-dimensionale ed immateriale. Cinque dimensioni, un unico scopo: ‘verso l’infinitezza, attraverso i sette cieli della conoscenza’. Ma perché ‘infinitezza’, e non ‘infinito’? Perché, come per il ‘nulla’, il termine infinito, è un’astrazione per definire qualcosa che non è quantificabile, e quindi fuori dalla nostra attuale concezione razionale; perché l’infinito è privo di valore, mentre l’infinitezza, è qualcosa di infinitamente finito, e quindi, un giorno calcolabile (se ci evolveremo tanto da poterla comprendere). L’infinitezza, la si può sentire; perché, ‘nulla è per sempre’, e forse più dell’eternità, ciò che ci spaventa di più, e proprio il non trovare nient’oltre, quando tutto finirà.

Questa probabilmente è una tra le più grandi paure umane; paura a cui (come per ogni cosa) abbiamo contrapposto un ‘qualcosa’, ed in questo caso ‘la speranza di vivere per sempre, o vivere l’eternità’; quell’eternità a cui ci aggrappiamo con tutto noi stessi. Ma se questa speranza, fosse legata esclusivamente al concetto dogmatico di ‘fede’? Nelle sacre scritture, il termine testamentario eternità, viene tradotto dall’ebraico נֵצַח ôlam, seppure, quasi tutti i dizionari ebraici, specificano che questo termine è preferibile tradurlo con ‘un tempo lunghissimo, ma certamente finito’; ma se invece di ‘lunghissimo’, lo traducessimo come ‘perpetuo’? – Eraclito probabilmente a questa domanda avrebbe risposto così, come da Egli stesso affermato nella massima: ‘Nulla si crea e nulla si distrugge veramente, ma tutto si trasforma’. Principio questo, successivamente enunciato da Antoine-Laurent Lavoisier, come quello ‘della conservazione della massa’; e se a questo, nel concludere, potremmo insinuare il termine ‘energia’? Cosa saremo noi in quella fine, ed oltre quella fine? – (…); dal Vangelo di Tommaso -d.18-: I discepoli dissero a Gesù, ‘Dicci, come verrà la nostra fine’? Gesù disse, ‘Avete dunque trovato il principio, che cercate la fine? Vedete, la fine sarà dove è il principio. Beato colui che si situa al principio: perché conoscerà la fine e non sperimenterà la morte’. Solo Chi riuscirà a comprende le origini di questo sistema e le motivazioni per le quali esso fu creato, comprenderà come avverrà la fine di questo stesso sistema.

(fine seconda parte)

Emilio FERRARA



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