Ancora sull’enciclica “Laudato Si’"

Pubblicato: 15/10/2021
Ancora sull’enciclica “Laudato Si’"

La riflessione del Papa in questo Documento, non affronta la questione solo in termini generali, ma giunge, da par suo, a dimostrarci in profondità la  radice umana della crisi ecologica. La sua attenzione si concentra pertanto sul paradigma tecnocratico dominante, inteso appunto quale dominio della tecnica in relazione all’uomo ed alla sua azione nel mondo.

E’ sotto gli occhi di tutti il progresso fornito dalla scienza e dalla tecnologia che sono un prodotto meraviglioso della creatività umana, a sua volta dono della mente di Dio. Tuttavia l’umanità è giunta ad un bivio: usare bene le cose prodotte e realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, o rimanere schiacciata dall’enorme potere che l’energia nucleare, l’informatica, la conoscenza del nostro DNA  le hanno fatto acquisire.

Mai l'umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente ci garantisce che lo userà bene, come già ha potuto sperimentare in danno suo, con le esperienze delle bombe atomiche e della tecnologia bellica in genere, al servizio dei vari regimi totalitari, passati e presenti. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri limiti, specie quando il potere raggiunto si incrocia con forze cieche tipiche dell’animo umano, fino a perdere orientamenti etici e spirituali che ancora riuscirebbero a porre limiti e favorire il dominio di sé.

Mai come adesso il dominio dell’uomo sulla natura sembra esser mutato, passando da un atteggiamento di assecondamento delle possibilità offerte dalle sue risorse, all’accaparramento di tutto quanto è possibile; l’uomo e la natura così hanno smesso di darsi la mano per divenire due contendenti. Il primo, impegnato con la sua forza tecnologica a depredare risorse e violentare equilibri, la seconda a difendersi e a reagire causando sconvolgimenti di ogni tipo.

E’ bene riflettere, riconoscendo che l’attuale livello raggiunto dalla tecnoscienza modifica  la vita delle persone e la società, i prodotti della tecnica non sono neutri, si pensi agli smartphone ed al condizionamento che impongono alle nostre giornate; certo non si può tornare indietro, all’epoca delle caverne, ma si deve tenere presente che la rivoluzione indotta è soprattutto culturale ed è difficile venir fuori dalla  logica che ne deriva. La Tecnica tende ormai a dominare l’uomo e la natura in cui ha sempre vissuto, riducendone la stessa sua libertà e capacità di decisione.

L’altra  dimensione umana coinvolta  è quella economica; quest’ultima infatti approfitta dei progressi tecnologici solo in funzione del profitto, senza pensare ad eventuali conseguenze per gli uomini, consistenti in diseguaglianze nella distribuzione delle ricchezze, distruzione dell’ambiente, annullamento dei diritti delle generazioni future. Si realizza  un super sviluppo dissipatore che costringe porzioni rilevanti della popolazione terrestre a condizioni di miseria disumanizzanti, senza che, a rimedio, si pongano in essere strutture e programmi sociali in grado di consentire l’accesso alle risorse di base per i più poveri del mondo.

Altra criticità rilevata dal Papa è la specializzazione e la frammentazione del sapere moderno ed in particolare di quello tecnologico che spesso conduce a perdere il senso della totalità, ovvero a smarrire le relazioni che esistono tra le cose e l’uomo; una scienza che supponga di risolvere problemi dell’umanità, non dovrebbe prescindere da quel che la conoscenza ha prodotto nelle altre aree del sapere, a partire dalla filosofia e dall’etica sociale.

La stessa cultura ecologica non può ridursi a risposte parziali, ma deve inserirsi in un più ampio programma educativo, tale da coinvolgere l’intera popolazione, in un nuovo stile di vita, verso una spiritualità che contrasti la tendenza al predominio della tecnoscienza.

Come liberarsi? Un esempio ci è fornito dalle piccole comunità di agricoltori che rispettano la terra, con un la pratica di un’agricoltura sostenibile, non inquinante. Si assiste infatti ad una nuova consapevolezza della gente, stufa dello stordimento tecnologico, disillusa dalle promesse di un futuro felice, eppure manipolata ancora da forme pubblicitarie vessanti che propongono continue novità tali da indurre a superficialità e coazione al possesso, mediante frequenti, inutili acquisti.

La mancanza di preoccupazione per i danni alla natura, caratterizzante l’attuale visione antropocentrica del mondo, non deve continuare. Si è generata una situazione di schizofrenia permanente, dettata dalla esaltazione tecnocratica che non riconosce agli altri esseri un valore proprio.

L’umanità deve ripartire da se stessa per ristabilire una sana relazione con il Creato. Non ci sarà ecologia, senza un’adeguata antropologia, se gli uomini continueranno a considerarsi il risultato di una casuale combinazione nell’universo, corrono il rischio di perdere la coscienza della responsabilità.

Una relazione adeguata tra l’essere umano ed il mondo che lo circonda è direttamente legata ad una corretta concezione del lavoro, in quanto essa pone l’interrogativo sul senso e la finalità dell’azione dell’uomo sulla realtà. Accogliendo gli spunti che derivano dalla tradizione monastica, specie quella Benedettina, incentrata sull’Ora et labora, ci deriva una rivoluzionaria concezione del lavoro, intriso di spiritualità.

Tale maniera di vivere il lavoro porta a renderci più capaci di cura e rispetto verso l’ambiente, conferendo un atteggiamento di giusta sobrietà nella relazione con il mondo. Il lavoro acquisterebbe definitivamente ed ovunque nel mondo la definizione di luogo dello sviluppo personale, liberato finalmente dalla condizione di oppressione e sfruttamento delle risorse umane.

Questa visione filosofica e teologica dell’essere umano e del Creato proposta dal Papa, induce pure al rispetto delle creature animali, limitando le sperimentazioni che provocano inutili sofferenze; la ricerca deve essere rispettosa dell’integrità della creazione.

L’apporto delle biotecnologie in agricoltura, nell’industria non devono aprire a tecniche di manipolazione genetica indiscriminata; l’accelerazione impressa dalle nuove conoscenze in materia di genetica, deve confrontarsi con i tempi e svilupparsi secondo l’essenza della Creazione voluta da Dio.

Pertanto l’equilibrio e la libertà di distinte considerazioni sullo sviluppo di organismi (OGM) devono essere alla base dell’implementazione delle nuove tecniche, necessariamente favorite dallo sforzo politico per finanziare diverse linee di ricerca, in grado di apportare nuova luce.

Si eviterebbe così il ricorso ad esperimenti con embrioni vivi, giustificati dalla libertà di ricerca. Si dovrebbe garantire inoltre adeguata informazione alle persone, scevra da influenze dettate da interessi lobbistici ed ideologici. La tecnica separata dall’Etica non potrà garantire limitazioni al proprio potere. 

QUERCUS



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