Decrescere non vuol dire fermare il mondo

Pubblicato: 15/04/2022
Decrescere non vuol dire fermare il mondo

Una curata aggettivazione, specie se deliberatamente impiegata a fini edulcoranti, pur riuscendo a volte nella migliore specificazione di un termine, quasi mai giunge a mutarne il concetto fondamentale, si vuol dire in tal modo che lo Sviluppo, per quanto ammantato di sostenibilità, non si scosterà affatto dalla sua idea generatrice che è quella di crescita, in quella che è la sua moderna  declinazione.

L’idea di crescita come viene oggi concepita e la sua derivante  economia della crescita[1], comparsa  in Europa, circa quattro secoli addietro, a seguito della separazione tra economia e società, si realizzarono a pieno dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, i recenti tentativi di specificazione migliorativa del suo frutto prediletto, l’attuale modello di sviluppo, giammai metteranno in discussione il concetto primario di crescita.

A fronte dei vari esempi di sviluppo proposti, tra cui quello sociale, umano, locale, di volta in volta attratti ed attraenti dalla e per, la annessa specificazione, se ne è sempre dimostrata l’ambiguità e la contraddittorietà.

La destinazione sociale del primo infatti non è riuscita a nascondere le conseguenti disparità e ingiustizie sociali che ha provocato; ben presto, sono pure emerse le pretese di esportazione, se non imposizione, di un modello di sviluppo basato su canoni e benessere tipici della società occidentale.

Il pensiero sotteso al cosiddetto sviluppo locale inoltre, si colloca in posizione antinomica rispetto alla vastità stessa dello sviluppo che di rado si presenta locale, ma in realtà sempre globale.

L’autore citato introduce, a proposito, la definizione di “localismo eterodiretto” che più icasticamente rivela l’origine esterna delle strategie e dei condizionamenti che muovono le fila di attività economiche che solo a prima vista paiono incardinarsi in un luogo preciso.

Di cosa sia significato connettere l’aggettivo sostenibile alla parola sviluppo si è detto nel precedente articolo, dimostrando l’ambiguità, e facendo comprendere la risultante economicizzazione della materia dell’ecologia, che, forse, indirettamente avrebbe potuto fornire vantaggi anche economici, ma che di suo non avrebbe potuto addirittura far fiorire un’economia. Fatta di certificazioni più o meno verdi, quote di inquinamento, pur di mantenere standard di produzione elevatissimi, a scapito delle risorse, ancorché naturalmente limitate.

A questo punto si deve introdurre l’idea di sviluppo alternativo che nonostante si presenti ancora, come una delle precedenti specificazioni, contiene in realtà l’alternativa alla definizione stessa di sviluppo, cosi come l’abbiamo conosciuta in questa sede.

Si chiede, in pratica allo sviluppo, come sostiene Latouche, di rinunciare ad essere se stesso, di cambiare le sue regole, in favore di una diversa concezione della vita e della ricchezza, in una parola, di passare dallo sviluppo alla Decrescita, sostenibile.

Secondo l’autore lo sviluppo è un’impostura concettuale e pratica al contempo. La pretesa di universalizzazione, ivi contenuta, manifesterebbe tutta la inaffidabilità ed il suo fallimento, in quanto fondata su basi concettuali di natura etnocentrica, tutte occidentali, che non potrebbe trovare facile sponda ovunque tra le regioni e popolazioni del mondo, se non grazie a metodi “estorsivi “, diremmo, del consenso e dell’accettazione da parte di coloro che per cultura, origini e usi ne farebbero volentieri a meno.

Idee come l’accumulazione della ricchezza, del dominio della natura erano praticamente sconosciute a quei popoli che ne fecero la brutale conoscenza, solo dopo l’arrivo dei Conquistadores in quei territori che poi divennero colonie.

Disvelata l’impostura culturale, l’autore passa a dimostrare quella pratica, citando decenni di programmi di sviluppo, piani strutturali che presentati come la soluzione dei problemi dei popoli del Sud del mondo, si sono ben presto dimostrati prospettive illusorie, veri e propri miraggi.

Abbiamo tratteggiato sin qui l’alternativa a quei modelli di sviluppo che i “benpensanti” hanno cercato di esportare in tutto il mondo, senza considerare che non erano proprio i migliori per quelli che forse stanno ancora aspettando di liberarsi dai vincoli di una crescita  imposta da logiche che non appartengono alla loro porzione di mondo.

Alla prossima volta, dove meglio vedremo come si può proficuamente decrescere. Intanto auguri di una Santa Pasqua..!

QUERCUS

[1] Economia della crescita, sistema di organizzazione economica orientato verso la massimizzazione della crescita economica. S. Latouche “ Come sopravvivere allo sviluppo”.



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