La guerra e i beni alimentari, gli effetti della crisi in Ucraina

Pubblicato: 04/04/2022

Il settore agroalimentare paga un prezzo alto

La guerra e i beni alimentari, gli effetti della crisi in Ucraina

Le conseguenze del conflitto si abbattono sull'economia mondiale e si cercano delle soluzioni e delle misure di sostegno per le aziende. Nel frattempo è stato convocato anche un incontro del G7 Agricoltura straordinario.

Grano, mais, cereali iniziano una corsa al contrario. Con loro i fertilizzanti, che iniziano a diventare un bene prezioso. La distribuzione in ginocchio per via dell'aumento incontrollato di benzina e diesel. E la corsa ai supermercati è cominciata ad essere non più soltanto un miraggio. A questo si aggiunge la spesa per le bollette dell'energia: elettricità e gas alle stelle non risparmiano le imprese agricole e quelle della trasformazione alimentare.

 

Quindi la guerra in Ucraina - come soltanto poco tempo fa aveva fatto il ciclone covid-19 - si abbatte sull'economia nazionale, e ne mette a nudo tutte le fragilità. In questo caso l'agroalimentare italiano paga un prezzo altissimo, che si ripercuote non soltanto sulla produzione vera e propria ma sull'intera filiera, dai campi agli scaffali dei negozi.

 

Il Governo al lavoro

 

Erano alcuni anni che non ce ne preoccupavamo. Invece avremmo dovuto, come ha messo in evidenza il Governo. Il premier Mario Draghi prima, e i ministri della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli dopo.

 

Il presidente del Consiglio non nasconde le preoccupazioni per l'economia causate dalla guerra (in una riunione del Consiglio dei Ministri avrebbe messo in guardia dal "rallentamento" dell'economia cercando di superare subito queste "strozzature" che affliggono i diversi settori), guarda all'unità e individua alcune soluzioni - specie in chiave europea - per l'energia e per le ricadute delle sanzioni contro la Russia sulle imprese italiane.

 

I due ministri realisticamente mettono l'accento sulle difficoltà che già prima si intravedevano ma che ora sono diventate preminenti. In particolare, da un lato Cingolani informa di quanto si stia cercando di fare per diminuire il più possibile la nostra dipendenza dal gas proveniente dalla Russia (soprattutto con una diversificazione delle fonti, sia per l'origine che per la produzione, introdurre un tetto al prezzo del gas a livello europeo, maggiore estrazione di gas nazionale, e incremento delle rinnovabili), dall'altro Patuanelli mette in chiaro, sul versante dei beni alimentari, che è necessario un accompagnamento di misure di salvaguardia adeguate per le imprese agricole.

 

Mentre, più in generale, il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha messo al lavoro una task force: il risultato è la richiesta di un Fondo ad hoc per le imprese più colpite.

 

Gli effetti sull'agroalimentare

 

Un impatto sui costi, quello della guerra in Ucraina, che supera i 15mila euro ad azienda. Ma che si avvicina per esempio pericolosamente al tetto dei 100mila euro per le imprese che allevano granivori. Le difficoltà del sistema agroalimentare, "alle prese con una crisi senza precedenti" sono delineate da un Rapporto ad hoc messo a punto dal Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, sulla base della Rete Rica, la Rete d'Informazione Contabile Agricola.

 

Soltanto per fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, fitosanitari, noleggi passivi - spiega la Direzione del Crea Politiche e Bioeconomia - l'impatto medio aziendale è di oltre 15.700 euro di aumento. A livello medio nazionale l'aumento dei costi si attesterebbe al +54% con effetti "molto rilevanti sulla sostenibilità economica delle aziende agricole, in modo particolare per quelle marginali".

 

Impatti per le produzioni

 

Ma - secondo lo studio "Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane" - ci sono grandi differenze sia per i settori produttivi che per la posizione geografica. Quelli più penalizzati, con i maggiori incrementi dei costi correnti tra il 65 e il 70%, sono i seminativi, la cerealicoltura e l'ortofloricoltura; la causa è il combinato disposto dell'impennata dei costi energetici e dei fertilizzanti. A seguire i bovini da latte (+57%). Aumenti, anche se più contenuti, per le colture arboree agrarie e per la zootecnia estensiva.

 

I rischi

La crisi internazionale congiunturale - osserva il Crea - "può determinare in un'azienda agricola su dieci l'incapacità di far fronte alle spese dirette necessarie a realizzare un processo produttivo, estromettendole di fatto dal circuito".

 

Il dato precedente alla crisi era "irrilevante, pari all'1% delle aziende Rica". Uno scenario ipotizzato stima infatti che "il 30% delle aziende su base nazionale possa avere un reddito netto negativo, rispetto al 7% registrato" prima dell'attuale crisi.

 

Le ricadute sui prezzi di grano e mais

 

Le quotazioni di grano tenero e mais aumentano tra il 15 e il 25% di settimana in settimana. E - in base alla valutazione dei Consorzi Agrari d'Italia (Cai), riferita al monitoraggio della Borsa Merci di Bologna - hanno sfondato per la prima volta nella storia in Italia quota 400 euro a tonnellata.

 

L'ultima analisi parlava di un incremento per il grano tenero in una sola settimana di 60 euro a tonnellata, attestandosi tra 402 e 411 euro a tonnellata, con punte di 435 euro per il frumento più proteico. Mentre il mais toccava quota 405 euro a tonnellata, con un rialzo di 75 euro rispetto alla precedente quotazione. Il grano duro restava fermo tra 510 e 515 euro a tonnellata; l'orzo registrava un +25%, toccando 384 euro a tonnellata, mentre il sorgo a +23% passava da 308 a 378 euro a tonnellata; in leggero rialzo anche la soia (+4,5%) a quota 688 euro a tonnellata.

 

Italia e import di grano

 

L'Italia - rileva il Cai - importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro per la pasta, il 47% di mais e il 73% della soia.

 

Inoltre, si fa presente che il costo dei prodotti agricoli incide sul 10% del prezzo del prodotto finale al consumatore; e che quindi eventuali aumenti nel breve periodo di prodotti derivanti dal grano tenero (tipo pane, farine e biscotti) sarebbero dovuti principalmente al caro energia e ai rincari di trasporti, imballaggi, e carburante.

 

Effetti indiretti, si lavora di meno

Crollano le ore lavorate in agricoltura, scendendo del 4,2%. Un dato - viene messo in evidenza da Coldiretti che cita i dati Istat sul mercato del lavoro - che conferma le difficoltà del settore alle prese, in questo caso, soprattutto con gli aumenti dei prezzi per le materie prime e l'energia.

 

Il calo delle ore lavorate (sostanzialmente per risparmiare in una delle voci di spese) in sostanza è dovuto all'aumento dei costi di produzione, dall'energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame.

 

Bollette a +1.500% rispetto febbraio 2020

Di fronte alla lacerazione del tessuto produttivo, e a questa "tempesta perfetta", il presidente di Confindustria Carlo Bonomi chiama a voce alta la necessità di mettere in campo almeno 400 milioni di Cassa integrazione.

 

In evidenza il peso maggiore con cui combattono le imprese, che va avanti da tempo: l'impennata dei prezzi delle bollette. L'incremento, ad oggi, sfiora il 1.500% rispetto ai prezzi di febbraio 2020. Ma il grido di allarme si concentra sui tempi stretti per agire, per riuscire a salvare la vita delle aziende, "parliamo di giorni, settimane, non di più"; dal momento che molte di loro hanno già deciso il fermo produttivo.

 

I segnali già in estate. Ora recuperare 1 milione di ettari di terra

 

"Non solo siamo in emergenza, ma anche pesantemente in emergenza - rileva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - perché già da quest'estate non abbiamo colto alcuni segnali che arrivavano dal mercato. Comunque gli stock di materie prime agricole erano in diminuzione, quindi già da quest'estate il trend dei prezzi era in forte rialzo. Lo scoppio della guerra, ovviamente, ha acceso ancor di più un incendio fortissimo sul settore delle materie prime agricole. Se a questo aggiungiamo anche scelte sbagliate fatte in passato" a livello europeo, "che sono andate contro il mercato, contro la programmazione e soprattutto contro la crescita alimentare oggi ci accorgiamo che manca il mais, la soia, il girasole, il grano tenero".

 

Ora - dice Giansanti - è necessario "recuperare 1 milione di ettari improduttivi. In questi giorni si semina mais, soia e girasole che sono i principali prodotti utilizzati nella dieta dei nostri animali. Dobbiamo incentivare e far sì che questi terreni vengano recuperati e che soprattutto gli agricoltori possano avere tutti gli elementi per poter garantire un incremento della capacità produttiva".

 

Lo studio della task force del ministro Stefano Patuanelli

 

Il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli ha prodotto anche un'informativa in Consiglio dei Ministri, in base a uno studio dedicato all'agroalimentare"È indispensabile avviare con urgenza un confronto in ambito europeo finalizzato ad affrontare, oltre alla creazione di un 'energy recovery fund', al riorientamento della Pac e alla deroga sulla disciplina degli aiuti di Stato per l'agroalimentare".

 

Poi qualche dato"Tra i nostri fornitori - ha detto Patuanelli - nel 2021 l'Ucraina ha fornito il 3% delle importazioni di frumento tenero e il 13% di mais mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23% e del 32%". Ora però è necessario cambiare"La diversificazione dei mercati di approvvigionamento è in gran parte possibile e implica il dover ricorrere, in primo luogo, ad altri Paesi europei, come per esempio Francia e Germania per quanto riguarda il frumento tenero. Altre diversificazioni su mais, olio di girasole, fertilizzanti, panelli di estrazione di olio di girasole".

 

Affiancare misure nazionali

 

"Al fine di assicurare un efficace sostegno alle aziende del settore agroalimentare mediante immediati interventi in ambito nazionale - rileva Patuanelli - si propone di incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole; garantire una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori; adottare misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare; sostenere il potenziamento delle produzioni nazionali e finanziare specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi, anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro".

 

Un G7 straordinario per l'Agricoltura

 

È stato anche convocato un incontro, in seduta straordinaria, del G7 Agricoltura.

I temi sul tavolo: alleviare le ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraina sui sistemi agroalimentari locali e globali, sostenere in particolare la ripresa del settore agricolo in Ucraina e cooperare con i Paesi più vulnerabili e più esposti al rischio di gravi conseguenze per la sicurezza alimentare.

 

Il ministro Patuanelli ha messo in rilievo "la grave ripercussione che il conflitto sta generando sui mercati mondiali, sia a livello di reperibilità che di aumento incontrollato dei prezzi"; in particolare è alta la "preoccupazione" per "il mancato approvvigionamento di cereali e di semi oleosi, di cui l'Ucraina è uno dei maggiori esportatori, e il rischio di uno stop alle esportazioni di fertilizzanti e carburanti da parte della Russia, in risposta alle sanzioni economiche".

 

Inoltre è stato messo in evidenza da Stefano Patuanelli come "l'aumento generalizzato di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici" stia "progressivamente erodendo la redditività dell'attività economica non solo dei Paesi europei, ma anche di quelli in via di sviluppo".

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2022/03/28/la-guerra-e-i-beni-alimentari-gli-effetti-della-crisi-in-ucraina/74513



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