Le api amiche dell'uomo

Pubblicato: 15/06/2021
Le api amiche dell'uomo

Insieme al super famoso miele, le api, instancabili lavoratrici, ci offrono altri mirabolanti prodotti, unici nel panorama naturale terrestre per importanza ed utilità.

La culla e la dispensa delle api sono costituite dalla arcinota cera d’api, impiegata sin dall’antichità come farmaco e cosmetico che  si presta da sempre come materia prima per le candele che hanno illuminato le notti e le cerimonie degli uomini.

La cera viene prodotta dalle api in una determinata fase della loro esistenza, cioè dal decimo al diciottesimo giorno di vita, epoca in cui sono attive le cosiddette ghiandole ceripare che pian piano perdono questa funzionalità restituendo l’ape a nuovi compiti, in particolare quello di bottinatrici. La cera è un complesso di circa duecento componenti, insolubile in acqua e con un basso grado di fusione che la rendono idonea ai più disparati impieghi compreso quello in ambito artistico (statue, modelli di cera) ed artigianale (restauri in legno e pavimenti antichi).

Altro prodotto fuori dal comune è la propoli che le api traggono da sostanze che rivestono le gemme di alcune piante, in particolare conifere: gli insetti la  usano come disinfettante nell’alveare e come materiale per chiudere fessure ed evitare spifferi. La propoli venne usata anche nell’antichità perché si dimostrava utile per la fuoriuscita di spine e punte dalla pelle. In tempi più moderni, specie nelle Russie fu adottata per curare la carie ed i liutai cremonesi la stendevano sulla superficie delle loro creature musicali (violini, viole, violoncelli). Anche oggi viene impiegata in tintura idroalcolica come potente antisettico e per lenire affezioni respiratorie .

Da ultimo accenneremo al veleno d’api che forse non tutti sanno essere il prodotto base della cosiddetta apiterapia, appunto l’uso del veleno per la cura di molteplici patologie: cardio circolatorie, respiratorie, reumatiche e della fertilità.

Documenti egizi, greci e romani parlavano di questo misterioso rimedio, ma uno studio sistematico e moderno si ebbe nel novecento, per mano di un medico europeo, naturalizzato americano che studiò il metodo di estrarre il veleno dall’ape senza ucciderla.

In proposito bisogna sapere che il pungiglione viene usato in particolare dalle api nello stadio di guardiana dell’alveare: la regina lo impiega  solo per uccidere le suo rivali, mentre i poveri fuchi non lo possiedono per niente, sicché sono del tutto inermi. Quando un’ape punge, estrae il pungiglione dall’addome per infiggerlo nell’epidermide del malcapitato avversario che può essere un animale o un umano. Il pungiglione è dotato di rostri che non permettono la fuoriuscita una volta entrato nella cute, pertanto il destino dell’ape è segnato dopo la puntura. Ma come si è visto anche durante il suo estremo sacrificio è in grado di fornire all’uomo un prezioso, versatile elemento.

Con questa carrellata sugli altri prodotti che oltre al miele le api ci donano, si conclude il nostro viaggio nel fantastico mondo dell’apis mellifera .

QUERCUS

 

 



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