Politica agricola, la svolta che non c'è

Pubblicato: 24/10/2022

Il 7 aprile 2022 al Consiglio Agricolo Ue le proposte dell'Italia che cercano di dare ossigeno alle imprese agricole. Ma la Commissione è impegnata su altri dossier: revisione della direttiva sull'inquinamento delle stalle e del Psn italiano

Politica agricola, la svolta che non c'è

Una nuova politica agricola in Europa e in Italia - vista come necessaria data la nuova pesante crisi innescata dalla guerra in Ucraina - risiede certamente nelle speranze degli agricoltori, ma la reale dinamica dei fatti è condizionata dall'Unione Europea, che si muove al lento ritmo scandito solo dall'urgenza di rispondere alle scadenze della programmazione, ormai innervata sui principi del Farm to Fork e del Green Deal. E con un livello di immaginazione delle misure ben diverso da quello manifestato dalla base: organizzazioni agricole e assessori all'Agricoltura delle regioni Italiane.

 

Le risorse messe in campo dalla Ue

In mezzo c'è il Governo, con il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli che dovrà mediare al Consiglio Agricolo di domani - 7 aprile 2022 - tra istanze diverse e spesso contrapposte a proposito di come modellare le misure straordinarie o la stessa Pac per affrontare la crisi scatenata dagli eventi bellici. I provvedimenti sin qui assunti da Bruxelles tra il 21 ed il 23 marzo 2022 per fronteggiare la crisi sono contenuti in tre distinti atti della Commissione; sono scaturiti su impulso del Consiglio Ue e sono noti:

  • Aiuti per l'ammasso privato di carni suine 
  • Le deroghe al greening per consentire di seminare più cereali e più colture proteiche senza perdere il premio d'inverdimento fino a tutto il 2022 
  • Aiuti per 500 milioni di euro dal Fondo Emergenze, all'Italia toccano circa 48 milioni più un incremento del 200% con fondi statali, ma sono vincolati allo sviluppo di specifiche attività nell'economia circolare, per la gestione dei nutrienti, l'uso efficiente delle risorse e di metodi di produzione rispettosi dell'ambiente e del clima.

Nel corso della riunione del Consiglio Agricolo del 21 marzo 2022 il ministro Patuanelli ha espresso sostegno al pacchetto proposto, ma "ho fatto anche presente che tali misure non sono sufficienti a gestire una situazione di crisi di così ampia portata" ha detto il ministro il 29 marzo alla Camera dei Deputati, riferendosi al suo intervento al Consiglio Agricolo del 21 marzo scorso. 

 

Le proposte integrative dell'Italia per la crisi da guerra

Le proposte dell'Italia a Bruxelles al momento sono così sintetizzabili da quanto affermato dal ministro Patuanelli nell'aula di Montecitorio una settimana fa:

  • Proroga dell'attuale regime di aiuti di stato per la crisi da covid-19, altrimenti in scadenza a giugno, con un plafond di 35mila euro per azienda agricola;
  • Proroga a tutto il 2023 della deroga sul greening - già contenuta nel Regolamento di Esecuzione Ue 2022 484, e per ora valido solo fino al 31 dicembre 2022;
  • Incremento del plafond da destinare agli aiuti accoppiati da destinare alle colture proteiche, ai cereali e semi oleosi.

Va da sé che anche queste misure non rappresentano quel cambio di visione della politica agricola da molti auspicata, a cominciare dalle organizzazioni agricole, fino agli assessori regionali, ma rappresentano un passo avanti almeno per fronteggiare l'emergenza.

Va tenuto conto che proprio gli assessori all'Agricoltura - tra l'altro - hanno chiesto nella Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato Regioni una sospensione dei nuovi regolamenti Pac, non all'ordine del giorno a Bruxelles, una nuova Misura 21 per i Programmi di Sviluppo Rurale, che potrebbe essere attivabile in maniera ampia solo se passasse la proposta di Patuanelli sulla proroga degli aiuti covid-19, e un nuovo Decreto del Governo per l'emergenza Ucraina dedicato esclusivamente al settore agricolo.

 

Commissione Ue, coprire tutte le stalle

A fronte di tutto questo, giusto ieri, 5 aprile 2022, si è verificato un curioso siparietto: mentre Coldiretti e Confagricoltura si trovavano ad essere ascoltate in Commissione Agricoltura al Senato sul Decreto Ucraina, che dispone anche le misure del Governo per l'agricoltura, sostenendo che occorre fare di più per il settore, giungeva una sinistra notizia da Bruxelles.

La Commissione Ue ha presentato ieri la proposta di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali ai fini della riduzione dell'inquinamento. La Direttiva in vigore, varata nel 2010, copre anche gli allevamenti avicoli e suinicoli di maggiore dimensione. Attualmente solo il 5% degli allevamenti avicoli e suinicoli delle strutture attive negli Stati membri rientra nella sfera di applicazione della Direttiva in questione, a fronte per altro di pesanti oneri burocratici e costi aggiuntivi, quali l'obbligo di avere sempre tutti gli animali al coperto per limitare le emissioni.

Sulla base delle proposte della Commissione si salirebbe al 50%. E non solo: le nuove regole si estenderebbero anche agli allevamenti di bovini. Durissima la reazione di Coldiretti e Confagricoltura, contro un provvedimento della Ue che, se andasse in vigore, rischierebbe di far chiudere buona parte degli allevamenti italiani da carne.

Un'eventualità quest'ultima tanto lontana nel tempo da poter non trovare più materia da regolare sul campo, visto che il rischio di chiusura degli allevamenti italiani - come documentato dallo studio del Crea ripreso da AgroNotizie - è già oggi ed a causa dei costi troppo elevati raggiunti da energia, fertilizzanti e mangimi.

 

Revisione Psn, la posta in gioco è la convergenza

Non solo, giusto ieri si è appreso che il tenore delle osservazioni di Bruxelles al Piano Strategico Nazionale italiano per la Pac ha qualche problema in più di quello pure rappresentato dal Mipaaf: le regole pensate per la convergenza nei pagamenti del primo pilastro non andrebbero affatto bene, sarebbero deboli e secondo la Commissione l'Italia rischierebbe di spendere male il budget 2023-2027 di 35,7 miliardi di euro. Se ne parlerà il 19 aprile a Roma in una Assemblea di Partenariato Pac che si annuncia affollata e non facile.

Per tutti questi motivi, appare del tutto evidente che agli eurocrati di Bruxelles non è del tutto chiaro che la guerra ha cambiato profondamente la posta in gioco sulla politica agricola e la scala delle priorità da seguire. E che è necessario fare molto di più in prospettiva - e anche più velocemente nell'immediato - se si intende realmente sostenere il settore in questa fase, nella quale la stella polare di ogni azione dovrebbe essere quella sicurezza negli approvvigionamenti alimentari, pure da tutti ad ogni piè sospinto decantata.

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2022/04/06/politica-agricola-la-svolta-che-non-c-e/74618



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