Riflessioni sull’Enciclica “Laudato Si’"

Pubblicato: 01/10/2021
Riflessioni sull’Enciclica “Laudato Si’"

Ci siamo lasciati la volta scorsa con un approfondimento sul dramma degli incendi boschivi che quest’anno in particolare hanno afflitto il patrimonio agrario e forestale del nostro Paese. L’articolo conteneva una disamina sulle cause e sulle possibili soluzioni della problematica che ci riguarda molto da vicino, anche se ne siamo ancora poco consapevoli.

In linea con l’invito rivolto ad una nuova coscienza ecologica nazionale che ponga fine al prospettato  stato di cose, sommessamente vorrei accostarmi al grande dono che Papa Francesco ci ha fatto nel 2015, con la sua Enciclica “ Laudato si”; documento rivolto non solo ai cattolici, ma ad ogni persona che abita su questa Terra, definita nostra casa comune.

Il tema è enorme, in quanto l’Enciclica, che prende il nome dalla famosa invocazione francescana

“ Laudato si’, mi Signore”, del Cantico delle Creature, consiste in una lettera aperta all’universo. Nel cantico, la Terra, oltre ad essere la casa dell’umanità, è anche una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, per questo se non ci sarà un domani per la Terra, non esisterà per noi che l’abitiamo.

La riflessione centrale è: quale pianeta vogliamo consegnare alle generazioni future? E’ una domanda e contemporaneamente un monito a riflettere sul tipo di vita che vogliamo, partendo da un documento papale incentrato sull’ambiente.

La contemplazione delle bellezze del Creato ha origine nello stesso Esamerone, il racconto biblico dei sei giorni della Creazione, al termine del quale Dio stesso si ferma a contemplare la bontà dell’opera sua. Questo immenso patrimonio consegnato all’uomo, per la cura del quale, Dio chiama a collaborare l’essere fatto a sua immagine, incaricandolo di dare un nome ad ogni vivente, purtroppo non è stato trattato bene, proprio  dal suo custode.

L’Enciclica ha inizio con una sintesi di risultati scientifici attualmente in disponibilità e passa ad elencare, a mo’ di denuncia, i mali ecologici del pianeta, tra cui : l’inquinamento provocato dall’uso di combustibili fossili, l’inquinamento delle acque e del suolo, il depauperamento delle risorse, i cambiamenti climatici, lo sfruttamento dissennato dei beni naturali. La conclusione sta nel prendere atto che il tempo è finito, urge il cambiamento, non si può più rimandare. Logiche di profitto ai danni dell’ambiente, cieche, false, magari propalate come rimedio a questioni come la fame nel mondo o al bisogno di energie devono abbandonarsi..! La soluzione deve essere definitiva, il pianeta non regge più agli sprechi e lo stile di vita, caratterizzato da sovrabbondanza di consumi di quella popolazione abitante in poche fasce della terra deve mutare.

La Terra non è stata creata solo per alcuni, non è un giardino per pochi e un deserto per la maggioranza, si parla con espressione piena di suggestione di “casa comune”, perché tutti gli esseri viventi, non solo gli uomini, possano abitarla in pace e prosperità.

Non si può più banalizzare la questione, iniziative ecologiste siano benvenute, programmi di sensibilizzazione mondiali appaiono utili alla causa, ma si ritiene che una seria strategia da porsi in campo da parte di tutte le nazioni, debba fondarsi su un’etica comportamentale che se umanamente pensa al destino delle generazioni future, non può non basarsi sui riferimenti trascendenti cui si è fatto cenno, al fine di evitare il proliferare di ideologie e mode banali che tutto sono, tranne che una vera conversione a politiche di bene ambientale comune.

Con queste premesse cominceremo dal prossimo articolo la riflessione su alcuni capitoli dell’Enciclica, ritenuti di più urgente approfondimento, per comprendere con la guida del Papa, quanto un piccolo cambiamento del nostro modo di vivere sia utile alla nostra casa comune. 

QUERCUS



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