XDD- Xylella Detection Dogs - arrivano i cani antiXylella

Pubblicato: 01/01/2022
XDD- Xylella Detection Dogs - arrivano i cani antiXylella

Agli inizi di questo mese di dicembre, in chiusura d’anno, è circolata sulle testate nazionali e su quelle di settore una notizia che ha dato speranza ai contadini pugliesi che hanno visto in questi anni i propri oliveti devastati dal batterio fitopatogeno Xylella Fastidiosa. Questo organismo “alieno”, proveniente dal continente americano, nell’ottobre 2013, fu scoperto per la prima volta in Puglia, come ci raccontarono i ricercatori del CNR DISPA dell’Università di Bari, nei pressi di Gallipoli (Le), da dove alla velocità di 2 Km al mese, sembra essere giunto alle porte del capoluogo di regione;  trasportato da un insetto vettore che infetta gli ulivi, ma anche altre decine di piante comuni, dal curioso nome di Philaenus Spumarius, comunemente detto Sputacchina.

La storia è complessa e quanto a diagnosi, epidemiologia e gestione ha regalato notti insonni ai fitopatologi di tutta Italia, divisi su tali temi, un po’ come per l’attuale scenario pandemico da Corona Virus. Senza avventurarci in dinamiche fitopatologiche, il risultato dopo questi otto anni dalla scoperta, secondo alcuni addetti ai lavori, sembra consistere nel contagio di circa ventuno milioni di piante, sui sessanta milioni di olivi che popolano le campagne pugliesi.

In questa vicenda dai toni foschi, sono giunti in soccorso degli ulivi ben sei valorosi detectives a quattro zampe, per la precisione: due jack russell, un pastore belga malinois, un segugio, un labrador retriever e uno springer spaniel inglese che, addestrati a riconoscere “l’odore specifico” delle piante ammalate, saranno in grado di effettuare diagnosi precoci in campo e ovunque ci sia da annusare un olivo infetto.

La questione dei controlli fitosanitari alle dogane ed ai punti d’ingresso delle merci in Europa è antica e  tutt’ora urgente, in quanto di piante infette, e non solo da Xylella, ne sono arrivate molte, stando ai dati ufficiali delle intercettazioni segnalate sull’apposito portale, ma molte altre ancora possono essere transitate in Europa senza rilevazioni.

Ora, ben vengano sei cani ricercatori di alberi ammalati, saranno certamente utili, ma solo per i sessanta milioni di ulivi pugliesi il confronto appare abbastanza impari, se poi si dovesse estendere il controllo a tutte gli oliveti d’Italia, ovvero a tutte le dogane nazionali, è chiaro che le cose si complicherebbero.

Non solo, ma sarebbe necessario  specializzare i cani per più fitopatogeni, la Xylella ahinoi non è l’unico Kyller di piante in circolazione, per cui si comprende come, al di là dello spot di divulgazione scientifica, la realtà del problema renderebbe necessaria una task force di cani fitopatologi, fatta di ben altri numeri.

In attesa che  possa presto finire questa emergenza sanitaria tra gli oliveti, si auspica un ampio e disinteressato confronto scientifico che porti ad alleviare la condizione della martoriata olivicoltura pugliese.

QUERCUS



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