25 Aprile, festa della Liberazione. L'Ucraina nel discorso del Presidente Mattarella
Il 25 Aprile in Italia è una delle più importanti feste nazionali, una festa di Stato: istituita nel 1946 dal Governo provvisorio di Alcide De Gasperi, rievoca la liberazione del Paese dal Fascismo e dall'occupazione nazista.
Il Giorno della Liberazione è anche conosciuto come l'anniversario della Resistenza, in cui si rende omaggio ai partigiani di ogni estrazione politica. In Italia le formazioni partigiane si formarono a seguito dell'8 settembre 1943, la data cruciale dell'armistizio di Cassibile, firmato dal governo Badoglio. L'armistizio proclamò la resa incondizionata dell'Italia agli Alleati e sancì la fine dell'alleanza con la Germania nazista di Adolf Hitler. In quei giorni il Paese, già stremato da anni di guerra, rimase senza una guida ufficiale. Mussolini, deposto in luglio ed imprigionato, fu liberato dai tedeschi il 23 settembre 1943, quindi proclamò poi la Repubblica di Salò.
Il 9 settembre 1943 fu fondato a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che riunì in un unico organismo i vari partiti dell'antifascismo storico: lo Stato italiano apparve praticamente dissolto e con esso la credibilità dei suoi vertici istituzionali. I partigiani diedero poi il via alla Guerra di liberazione.
Le formazioni partigiane videro la partecipazione popolare anche femminile. La Resistenza italiana era composta da molti gruppi diversi, tra cui una vasta gamma di partiti politici: il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano, la Democrazia Cristiana, il Partito Democratico del Lavoro e il Partito Liberale Italiano, che insieme formarono il CLN. Costoro iniziarono a combattere contro il collaborazionismo fascista e l'occupazione nazista. È per questo duplice aspetto che la lotta armata è stata insieme "Guerra civile" e "Guerra di Liberazione".
L'occupazione tedesca e fascista in Italia non si è conclusa in un solo giorno, tuttavia il 25 aprile 1945 è una data particolarmente importante, perchè coincise con il ritiro dei soldati della Germania nazista e di quelli della Repubblica fascista di Salò, dalle città di Torino e Milano. A Milano era stato indetto uno sciopero generale nazionale contro l'occupazione tedesca e contro la guerra fascista. Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani e presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza – proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate Angloamericane; parallelamente il CLNAI emanò dei decreti legislativi, assumendo di fatto il potere "in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano", stabilendo la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini. Dopo il 25 aprile, tutti i leader fascisti furono condannati a morte e Benito Mussolini fu ucciso tre giorni più tardi. I loro corpi, appesi per i piedi, furono esposti in Piazzale Loreto a Milano.
Gli americani arrivarono in città il 1 maggio e le forze tedesche si arresero ufficialmente il 2 maggio. La liberazione segnò una svolta fondamentale nella storia d'Italia in quanto portò alle prime elezioni libere dal 1924. Il 2 giugno 1946 si votò per la prima volta a suffragio universale per scegliere tra Monarchia e Repubblica e per eleggere i deputati dell'Assemblea Costituente - potevano votare per la prima volta anche le donne, gli italiani di età superiore ai 21 anni.
Numerose saranno anche quest'anno le cerimonie ufficiali in tutto il Paese, soprattutto a Roma e Milano organizzate anche dall'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Quest'anno la parola "Resistenza" porta il nostro pensiero alla guerra in Ucraina, aggredita ingiustificatamente dall'esercito della Federazione Russa.
In tal senso sono stati infatti alcuni passi dell' intervento del Presidente Mattarella con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione, discorso che pubblichiamo per esteso.
Palazzo del Quirinale, 22/04/2022 (II mandato) Intervento del Presidente Mattarella con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione.
"A tutti un benvenuto al Quirinale.
Rivolgo un saluto al Ministro della Difesa, al Sottosegretario, al Presidente della Commissione Difesa della Camera, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, ai Capi di Stato Maggiore dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Arma del Carabinieri e della Guardia di Finanza, ai Presidenti delle Associazioni partigiane, combattentistiche e d'arma.
Grazie delle vostre parole, signori Presidenti.
Nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione – che, dopo gli anni più acuti della pandemia, torniamo a celebrare qui, nel Palazzo del Quirinale – vorrei esprimere il mio sincero apprezzamento per il vostro impegno quotidiano, che contribuisce, in maniera decisiva a non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà. Si tiene così viva la memoria di uno dei periodi più drammatici della nostra storia, e si trasmettono i valori della Resistenza che consentirono la liberazione del nostro Paese dall'oppressione nazifascista.
Il prossimo lunedì - 25 aprile - dopo aver reso omaggio ai caduti all’Altare della Patria, mi recherò ad Acerra, città che fu profondamente segnata dai combattimenti e dalle rappresaglie delle truppe naziste. Da Acerra, idealmente, abbracceremo tutti gli altri luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un Paese libero e democratico. Nelle carceri e nei lager, a Cefalonia come a Montelungo.
Ricordiamo la rivolta in armi contro l’oppressore. Rivolta che fu morale, anzitutto - come ha ricordato il Presidente Buscemi - e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso.
Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale, come è emerso dalle parole del Presidente della Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane. La ringrazio molto, Presidente Betti, delle sue parole. Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista.
A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie.
Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili nel registro della storia, culminati nella Shoah.
Un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli.
Abbiamo assistito, in queste settimane – con un profondo senso di angoscia - a scene di violenza sui civili, anziani donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà.
L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione, come è emerso dalle parole del Ministro Guerini, poc’anzi. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo.
L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. Per tutte queste ragioni la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa.
È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito.
Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire.
La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei - e condivisa per molti decenni - non può essere rimossa né cancellata.
Sappiamo anche che la libertà non è mai acquisita una volta per sempre e che, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve.
Vale ovunque. In Europa, in Italia. Il convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria, unitamente alla consapevolezza dell’importanza della democrazia, all’affermazione coraggiosa e intransigente del rispetto della dignità umana, al rifiuto di ogni razzismo, alla fedeltà ai propri ideali, sono i valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione; e che avvertiamo di dover trasmettere ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai giovani europei perché si scongiuri l’atrocità inescusabile della guerra.
È un compito che ben conoscono le Associazioni che voi rappresentate: quello di creare un collegamento tra le generazioni, per assicurare continuità a quei valori, perché il ricordo e l’esempio non vengano cancellati dal passare del tempo o da improvvisate ricostruzioni che sovrappongono pregiudizi ai fatti.
Lottare contro la sopraffazione, in aperta violazione del diritto internazionale, scongiurare morti ulteriori e sofferenze ulteriori di un popolo aggredito, è una causa comune che ci interpella e ci vede impegnati.
Riflettere sul valore dei diritti dell’uomo, primo fra tutti quello di poter vivere in pace, è il forte messaggio che ci ha consegnato la Resistenza.
Viva la Liberazione, viva la Repubblica, viva l’Italia".
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