Formare minoranze creative...

Pubblicato: 15/01/2024

...per gestire la metamorfosi del mondo

Formare minoranze creative...

La XIII edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria ha preso il via con la prima lezione tenuta dal direttore del Master Mario Caligiuri.

Sotto il titolo “Formare Minoranze Creative”, il docente ha illustrato gli aspetti fondamentali dell’intelligence nella società contemporanea, evidenziandone la natura profondamente culturale.

Per descrivere l’intelligence, Caligiuri è partito dalle parole ponendo l’accento sulla radice latina del termine: “intelligere” (che richiama la capacità di comprendere unendo i punti della conoscenza); e su quella italiana: “intelligenza” (che fa riferimento alle doti umane per eccellenza della logica, della razionalità, del pensiero).

Il docente ha richiamato Bill Gates secondo cui “il modo migliore per prevalere sugli altri è quello di eccellere sul terreno dell'informazione e quindi sul modo con cui si raccolgono, analizzano e utilizzano le informazioni”.

Nella società attuale immersa nella disinformazione, la funzione dell’intelligence diventa fondamentale per superare il corto circuito cognitivo generato dall’eccesso informativo e dalla carenza di istruzione dei cittadini.

Secondo il professore, l’intelligence ha subito una trasformazione profonda, essendo da qualche tempo percepita non solo come strumento di anticipazione del futuro ma anche di interpretazione del presente.
L’intelligence non è solo un mezzo di difesa contro distorsioni informative, ma una risorsa fondamentale per persone, aziende e Stati per tutelare i rispettivi interessi, assumendo le giuste informazioni per rendere consapevoli le rispettive decisioni.

Nel contesto attuale, tale disciplina emerge come elemento cruciale per mantenere l’uomo al centro dell’universo, soprattutto nel confronto tra l’intelligenza umana e quella artificiale.
Il docente ha sottolineato che oggi «il campo di battaglia definitivo» è rappresentato dalla mente delle persone, che viene aggredita in modo capillare soprattutto attraverso il cyberspazio. Questa affermazione pone in risalto la crescente importanza dell’intelligence tanto che, secondo Caligiuri, andrebbe riconosciuta come disciplina scientifica nelle università e insegnata nelle scuole come materia di base, al pari della lettura, della scrittura e della matematica.

Questa visione, non solo suggerisce il riconoscimento dell’intelligence come pilastro educativo, ma evidenzia anche la sua importanza nel preparare le nuove generazioni a vivere in un ambiente sociale determinato dall’intelligenza artificiale.

Infatti, ha ricordato che l’educazione è strettamente legata all’intelligence, tanto che l’analista della CIA Robert David Steele ricordava che: “La migliore arma di una nazione è avere una cittadinanza istruita”.
Non a caso, nel 1983, il rapporto statunitense “A Nation at Risk” in piena guerra fredda evidenziava il rapporto immediato tra educazione e sicurezza nazionale.

Esaminando la storia dell’intelligence in Italia, il docente ha posto in rilievo le trasformazioni che si sono susseguite dall’Unità in poi, evidenziando come queste siano legate strettamente alle vicende storiche del nostro Paese.

A partire dall’Istruzione La Marmora del 1855 che organizza la raccolta delle informazioni nell’esercito sabaudo e che ebbe effetti fino alla fine della Prima guerra mondiale, in un contesto in cui le informazioni militari venivano considerate “servizio segreto”.
Nel 1925, durante il periodo fascista, fu istituito il SIM (Servizio Informazioni Militare), primo servizio di intelligence unitario, rappresentando un momento significativo nella strutturazione dell’intelligence italiana.
Nel secondo dopoguerra, furono invece istituiti il SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate) e il SID (Servizio informazioni difesa), che operarono nel pieno della guerra fredda.
Del 1977 è la prima legge che si occupa di intelligence, in un clima condizionato sempre dai due blocchi a livello ideologico internazionale, dal terrorismo politico e dalla stagione del compromesso storico tra DC e PCI.

Le norme prevedevano l’istituzione del SISMI (Servizio Informazioni e Sicurezza Militare), che in maniera molto generale avrebbe dovuto prendere il posto del servizio militare alle dipendenze del Ministro della Difesa, e il SISDE (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica), che in una certa misura era chiamato a svolgere le funzioni dell’Ufficio Affari Riservati, alle dipendenze del Ministro dell’Interno. La legge assegnava il coordinamento dei due organismi al Presidente del Consiglio dei Ministri che, per le funzioni amministrative, ricorreva al CESIS (Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza).

Nel 2007 avviene la riforma dell’intelligence italiana, in cui il responsabile politico unico è il Presidente del Consiglio, che si avvale del ruolo marcato del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) per il coordinamento delle agenzie interna (AISI, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) ed esterna (AISE, Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna).

Il controspionaggio stavolta viene assegnato sul territorio nazionale all’AISI mentre la proliferazione rimane in capo all’AISE, che in questo modo continua a essere operativa nel perimetro italiano.
Vengono previste le garanzie funzionali per gli operatori, definiti i tempi per il segreto di Stato, istituita la scuola di formazione del DIS, prevista un’azione di diffusione della cultura della sicurezza nella società italiana.

Il docente ha completato l’inquadramento storico dell’intelligence italiana, precisando che un uomo di Stato non può non essere un uomo di intelligence. E a riguardo, ha ricordato le esperienze di Francesco Cossiga, al quale si deve l’avvio del Master in Intelligence dell’Università della Calabria; di Aldo Moro, che fu il maestro di Cossiga sull’Intelligence; di Giulio Andreotti, che ha avuto un ruolo significativo nella storia della Repubblica e di Enrico Mattei, che con la sua coraggiosa e innovativa politica energetica ha contribuito a risollevare il nostro Paese da una rovinosa guerra perduta trasformandola in uno dei maggiori paesi industriali del mondo. A cui si aggiunge Alcide De Gasperi, al quale è stato dedicato nel mese scorso il convegno inaugurale del Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

Tutte figure approfondite nel percorso scientifico dell’Università della Calabria, con lo svolgimento di convegni e la successiva pubblicazione di volumi.
Caligiuri ha evidenziato tre ambiti che l’intelligence sarà chiamata ad approfondire insieme agli altri compiti più tradizionali: il disagio sociale, che potrà essere sempre crescente rischiando di investire finanche la stabilità delle istituzioni democratiche; il confronto inevitabile tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, che modificherà anche gli assetti dell’ordine mondiale; la disinformazione, che può condizionare non solo la visione della realtà da parte dei cittadini ma anche influenzare le scelte dei decisori politici.
Per quest’ultimo aspetto assume rilevanza la guerra normativa, una battaglia in corso ma ancora in gran parte sconosciuta. Infatti, dalle regole che si individuano sul piano interno e internazionale, si determina già in partenza chi vince e chi perde, chi si arricchisce e chi si impoverisce, chi determina i prezzi e chi li paga.

Caligiuri ha concluso sostenendo che “in questa fase di profonda metamorfosi del mondo, occorre individuare degli arcipelaghi di certezza nell’oceano di incertezze in cui siamo immersi, ribadendo che gli studiosi di intelligence possono rappresentare quelle “minoranze creative” che secondo lo storico britannico Arnold Joseph Toynbee, possono contribuire a rifondare le società. Ed è proprio questo, oggi, il crinale della storia”. 

Dr.ssa Mariagrazia MAZZARACO



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