Gli ambasciatori italiani in Afghanistan e il loro percorso diplomatico

Pubblicato: 15/09/2021

Nel corso degli ultimi 20 anni si sono succeduti in Afghanistan 6 diversi ambasciatori italiani tra il 2002 e il 2021. Per molti di loro è stato il primo incarico di questo tipo, seguito poi da altre posizioni di prestigio.

Gli ambasciatori italiani in Afghanistan e il loro percorso diplomatico

In questi giorni si è tornati a parlare molto di Afghanistan, un territorio complesso dove l’Italia è stata impegnata in operazioni militari e civili dal 2002.

La missione diplomatica italiana a Kabul ha preso avvio nel 1922 con l’arrivo del primo inviato speciale e ministro plenipotenziario Gaetano Paternò di Manchi di Bilici. Solo a partire dagli anni ’60 però alla sede afghana sono stati assegnati dei veri e propri ambasciatori. Dopo l’invasione sovietica del 1978 tuttavia sono stati nominati solo degli incaricati d’affari per poi tornare a nominare un ambasciatore a Kabul nel 2002 dopo l’avvio delle operazioni militari degli Stati Uniti e degli alleati, tra cui l’Italia.

Nel corso di questi vent’anni si sono succeduti diversi ambasciatori alla guida della missione diplomatica italiana a Kabul. Per molti di loro questa è stata la prima esperienza come ambasciatori, a cui poi hanno fatto seguito incarichi di prestigio in Italia e in importanti sedi estere.

Il primo a ricoprire l’incarico di ambasciatore dopo l’inizio dell’intervento internazionale a guida americana è stato Domenico Giorgi, a febbraio del 2002. Dopo di lui (2004) è toccato ad Ettore Francesco Sequi che oggi ricopre il ruolo di segretario generale del ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (Maeci).

Dopo 4 anni (2008) è stato Claudio Galaentzer a prenderne il posto, succeduto poi nel 2012 da Luciano Pezzotti, oggi consigliere diplomatico del ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli.

L’attuale ambasciatore in Arabia Saudita Roberto Cantone ha poi ricoperto questo incarico dal 2016 per lasciarlo infine a Vittorio Sandalli a giugno 2020.

Lo scorso 17 agosto tuttavia, in seguito al rientro della maggior parte del personale diplomatico, l’ambasciata italiana a Kabul è stata ricostituita a Roma, presso il Maeci.

                                    

La funzione di ambasciatore è da tenere distinta rispetto al grado di ambasciatore. Questa funzione infatti può essere esercitata anche da diplomatici di grado inferiore, come i ministri plenipotenziari (Dpr. 18/1967 artt. 101 e 109bis).

Dei 6 ambasciatori che si sono succeduti nel corso di questi vent'anni, i primi 4 hanno ricoperto per la prima volta l'incarico di ambasciatore proprio a Kabul.

I primi 4 ambasciatori in Afghanistan erano alla loro prima esperienza di questo tipo quando hanno assunto l'incarico.

Questo non vuol certamente dire che si trattasse di personale non esperto. Ciascuno di loro infatti aveva maturato circa 20 anni di esperienza diplomatica prima di svolgere questo ruolo, ricoprendo anche incarichi molto importanti come consoli, membri di gabinetto di ministri e capi ufficio presso il Maeci.

Ettore Sequi, ad esempio, era già stato console a Teheran nel 1989 e aveva poi ricoperto vari incarichi anche presso la presidenza del consiglio. Anche Glaentzer e Pezzotti avevano rivestito il ruolo di console, il primo a Mumbay, il secondo a Istanbul e Gerusalemme.

Nel 2016 tuttavia questa pratica si interrompe e per i due successivi ambasciatori in Afghanistan vengono individuati diplomatici che già avevano assunto la posizione di capo missione in altre sedi estere.

Roberto Cantone infatti prima di arrivare a Kabul aveva ricoperto il ruolo di ambasciatore a Khartoum, in Sudan. Vittorio Sandalli invece aveva già ricoperto due volte questa posizione. La prima a Tbilisi, in Georgia, e la seconda a Jakarta, in Indonesia, accreditato peraltro anche per Timor Est e come ambasciatore presso l'Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico).

Dopo l'Afghanistan ciascuno di questi ambasciatori ha ricoperto altri incarichi importanti nell'ambito della carriera diplomatica.

Domenico Giorgi, ad esempio, dopo l'esperienza afghana è stato per tre volte consecutive consigliere diplomatico del ministro dell'istruzione, prima con Letizia Moratti di Forza Italia (secondo e terzo governo Berlusconi) e poi con Giuseppe Fioroni della Margherita (secondo governo Prodi). La sua carriera si è poi conclusa con un ultimo importante incarico come ambasciatore a Tokyo tra il 2012 e il 2017.

Anche Pezzotti, dopo Kabul, ha ricoperto e ricopre tutt'ora il ruolo di consigliere diplomatico. Nel suo caso tuttavia l'incarico è stato svolto in due ministeri diversi, quello dello sviluppo economico e quello delle politiche agricole. La nomina però è arrivata sempre dallo stesso ministro, Stefano Patuanelli (ministro prima nel governo Conte e poi nel governo Draghi).

Quanto a Cantone è interessante notare come questi abbia sempre ricoperto l'incarico di ambasciatore, sia prima che dopo l'Afghanistan, in paesi islamici dove la religione ricopre, per motivi diversi, un ruolo centrale nelle questioni politiche nazionali. Il suo mandato in Sudan infatti si è svolto nel periodo di transizione dopo la guerra civile tra il nord del paese, a maggioranza islamica, e il sud a maggioranza cristiana e animista. Dopo l'Afghanistan invece Cantone ha assunto la guida della sede di Riad, in Arabia Saudita. Un paese molto importante tra quelli a maggioranza islamica, per molte diverse ragioni.

Ettore Sequi infine è stato l'ambasciatore in Afghanistan che ha raggiunto la posizione più prestigiosa arrivando a ricoprire oggi il ruolo di segretario generale del ministero. Prima di assumere questa posizione inoltre Sequi è stato anche capo di gabinetto di 3 diversi ministri degli esteri (Mogherini, Gentiloni e Di Maio) nonché ambasciatore a Pechino. 

FONTE: openpolis



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