L’importanza del Mediterraneo e dei suo Choke Points per l’economia globale

Pubblicato: 15/11/2021

Il Giornale di Chiesuola

Fatti e analisi nel Mediterraneo Allargato

L’importanza del Mediterraneo e dei suo Choke Points per l’economia globale

Sebbene abbia un’estensione solo dell’1% della superficie marittima mondiale, il Mediterraneo è un bacino di grande interesse per la sicurezza, la stabilità e la prosperità dello scenario globale. E’ infatti il crocevia di numerose e importanti direttrici del traffico marittimo, vi si trovano 3 dei 9 principali Choke Points marittimi mondiali (Suez, Gibilterra e Dardanelli). I Choke Points sono dei passaggi obbligati, di massima stretti, dove il traffico navale viene convogliato ed è particolarmente vulnerabile ad attacchi di tipo terroristico o ad incidenti.

Nel Mare Nostrum transita il 20% del traffico marittimo globale, il 25% dei servizi di linea su container, il 30% dei flussi di petrolio mondiali, il 65% del flusso energetico per i Paesi dell’UE.[1]

Il settore marittimo è fondamentale per un paese come l’Italia; basti pensare alla sua posizione baricentrica nel bacino mediterraneo, ed all’estensione della Penisola, con 8.000 chilometri di coste e di conseguenza una più che millenaria vocazione marinara: conosciuta e apprezzata nel mondo, anche se non sempre pienamente valorizzata in patria.

Siamo una nazione povera di materie prime e risorse energetiche ma con una fiorente economia di trasformazione, che fa di noi il secondo paese manufatturiero ed esportatore d’Europa dopo la Germania. La nostra economia è sostenuta in modo significativo da un interscambio marittimo annuo di circa 240 milioni di tonnellate di merci (pari ad oltre l’80% del totale), con un’importazione via mare di quasi il 90% del fabbisogno di materie prime – l’80% del petrolio e il 42% del gas – nonché un’esportazione sempre via mare del 55% dei prodotti finiti.1

Non a caso, l’Italia possiede una imponente flotta di Navi traghetto, una importantissima flotta peschereccia europea (con circa 12.500 pescherecci e 60.000 addetti) ed una altrettanto significativa flotta mercantile (tra le prime in europa).1

Il cluster marittimo nazionale, che comprende attività industriali, turismo e servizi (trasporti marittimi, logistica portuale, servizi ausiliari, cantieristica, nautica da diporto e pesca), genera da solo circa il 3% del PIL, con un moltiplicatore economico d’investimento pari a 2,9 volte il capitale investito. Calcolando anche l’indotto, il settore marittimo fornisce oltre 400.000 posti di lavoro, di cui 43.000 per armare la flotta mercantile e 66.000 nella filiera della pesca.1

Non solo il commercio con gli altri paesi rivieraschi avviene quasi esclusivamente via mare, rappresentando oltre il 70% dei flussi commerciali del nostro Paese che è al centro di tutte le rotte del Mare Nostrum, dato che lungo le nostre coste si trovano quasi la metà dei punti di passaggio obbligati per le navi (i suddetti Choke-points).

L’importanza economica e la delicatezza del Mediterraneo e dei suoi Choke Points è stata dimostrata da quanto avvenuto lo scorso 24 marzo 2021 con il blocco del Canale di Suez causata dalla porta-container Ever Given. Nel canale di Suez passa il 12% del commercio mondiale per un ammontare di circa 19.000 transiti all’anno. In 6 giorni più di 300 grandi navi si sono dovute fermare in attesa di poter attraversare il Canale di Suez, facendo fare un salto indietro di 200 anni al traffico mercantile mondiale. Lloyd’s List ha stimato che il blocco del Canale di Suez ha causato in sei giorni perdite economiche per circa 51 miliardi di Euro (9,6 miliardi al giorno), senza considerare gli effetti collaterali di questo blocco sulla filiera distributiva.

L’evento ha evidenziato l’interconessione delle nostre economie e quanto siano fragili le nostre catene globali del valore (Global Value Chains).

A livello nazionale il blocco ha avuto un impatto sull’import – export italiano da e per l’Asia e sugli approvviggionamenti di materie prime che, come nel caso del petrolio, significa aumenti del costo dei carburanti. La vicenda, da considerarsi come un vero e proprio case study di sicurezza marittima, ha evidenziato come da un lato, la navigazione mondiale non possa prescindere da Suez e, dall’altro, quanto il trasporto marittimo rappresenti, molto più che quello aereo in questa fase di ripresa post Covid-19, l’unica forza motrice della Supply Chain globale.

La limitazione della capacità di movimento o l’interruzione di questi flussi rappresenta un vulnus alla nostra sicurezza economica e quindi alla nostra sicurezza nazionale.

Fabio AGOSTINI

 

[1] Dati riferiti al periodo precedente alla pandemia da COVID-19



Ultimi Video


Vedi tutti i video »

Clicca sul Banner in basso e guarda il video

Inquadra il codice qr e sostienici!

Oltre le barriere - 2k24 -

è un progetto de

L'Albero Verde della Vita

_____________________________

 

_______________________

DOMUS SAPIENTIAE - Collana Testi

(Liber I)

(Liber II)

(Liber III)

______________________