Fattori di mantenimento del disturbo alimentare

Pubblicato: 01/02/2022
Fattori di mantenimento del disturbo alimentare

Esistono diversi fattori di mantenimento che contribuiscono a “saldare” il disturbo alimentare. Essi coinvolgono le alterazioni del sistema nervoso centrale; in particolare si tratta di fattori quali: riduzione della sostanza grigia, alterata modulazione del sistema fame-sazietà (Kalivas& Volkov, 2005), distorsione dell’immagine corporea, stile cognitivo, stile emotivo, stile interpersonale.

Se si pensa che, in generale, questa problematica affiora in maniera rilevante durante la pre-adolescenza e l’adolescenza, fasi in cui i cambiamenti che interessano i ragazzi sono globali (fisiologico, neurobiologico, psicologico, fisico, esperenziale), è facile comprendere come la complessità nel trattamento di questa problematica si amplifichi, ancor di più se le figure di supporto e di riferimento continuano a mostrarsi disfunzionali e non responsive nei confronti del proprio figlio/a. 

Nell’ambito di questi cambiamenti, l’immagine corporea e l’immagine intrapsichica di sé divengono centrali; di fatto, nel disturbo alimentare se lo schema nucleare del sé è basato sul costrutto efficace-competente/inefficace-incompetente ed il dominio nel quale tale aspetto del sé si sviluppa è quello dell’immagine corporea, allora vi è un’ipervalutazione del peso e delle forme corporee ed è plausibile sviluppare un Disturbo dell’Alimentazione.

In altre parole, viene ad emergere una vulnerabilità nella percezione del sé che produce una disregolazione emotiva tale da produrre una perdita di controllo o al contrario un ipercontrollo. Se l’ambiente non è supportivo ed i domini di vita iniziano a restringersi, il passaggio alla patologia è favorito. Di fatto,  una vulnerabilità di base temperamentale è accentuata da un ambiente di vita invalidante poiché favorisce l’attivazione di quel circolo vizioso descritto in precedenza la cui patologia dipenderà dal rapporto tra l’immagine del sé ed il dominio di vita, o i domini, di riferimento.

A conclusione di questo breve percorso di conoscenza che ha posto l’attenzione sulle dinamiche psicologiche legate all’alimentazione, è intenzione della scrivente direzionare l’attenzione del lettore sulla delicatezza che caratterizza questo tipo di problematiche invitando a non sottovalutare le prime avvisaglie di alterazioni delle abitudini alimentari nei giovani adolescenti ma ancor prima a favorire un’educazione alimentare fin dalla tenerissima infanzia che non contempli e non si focalizzi solo sull’importanza dell’apporto calorico/nutrizionale quanto sulla qualità della relazione tra infante e cargiver.

Dr.ssa Ezia MAZZARACO



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