Gli effetti a lungo termine di una relazione disfunzionale

Pubblicato: 01/09/2021

I disturbi dell’alimentazione

Gli effetti a lungo termine di una relazione disfunzionale

L’ educazione alimentare assume un ruolo molto importante per l’equilibrio psico-fisico dei bambini; acquisire una buona educazione alimentare dipende dalla possibilità di imitare e fare proprie le abitudini alimentari dei genitori considerando anche un aspetto di grande importanza che riguarda lo stare a tavola con gli adulti.

Condividere pranzo e/o cena a tavola con gli adulti comporta un coinvolgimento relazionale tale da favorire occasioni educative e di confronto. Di fatto, il venire meno delle occasioni di condivisione dell’alimentazione tra bambini ed adulti, può rappresentare una causa di alterazione degli equilibri e costituirsi, dunque, come fattore di rischio per lo sviluppo di possibili alterazioni dell’area alimentare.

Nell’approfondire l’argomento dei disturbi dell’alimentazione, va posta una precisazione: il National Center for Clinical Infant programs (2005) definiva i disturbi della nutrizione come la difficoltà del bambino a stabilire partner regolari di alimentazione caratterizzati da un’adeguata immissione di cibo e collegati con gli stati fisiologici di fame e di sazietà. L’acquisizione di questa capacità di autoregolazione veniva considerata strettamente collegata con la capacità della mamma di sintonizzarsi sui bisogni e sulle caratteristiche fisiologiche del bambino.

Ad oggi il DSM – V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) inserisce i disturbi della nutrizione all’interno dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) definendoli come vere e proprie patologie dell’area dell’alimentazione che possono essere definite tali in quanto corrispondenti a specifici criteri; tali disturbi sono caratterizzati da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Questo tipo di disturbi presentano comportamenti peculiari; spesso le persone che soffrono di questi disturbi adottano pratiche comportamentali, anche concomitanti, particolari quali diminuzione dell’introito di cibo, digiuno, crisi bulimiche, vomitouso di anoressizzanti, lassativi o diuretici, intensa attività fisica.

Tuttavia, affinché si possa parlare di disturbi, tali problematiche devono rientrare entro i criteri definiti dal DSM-V. 

Dr.ssa Ezia MAZZARACO

 



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