Il ruolo della famiglia nella cura del Disturbo Alimentare

Pubblicato: 15/12/2021
Il ruolo della famiglia nella cura del Disturbo Alimentare

Riprendendo brevemente la definizione di Disturbo Alimentare, è possibile definirlo come un persistente comportamento finalizzato al controllo delle forme corporee e del peso, che danneggia la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non è secondario a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta (Fairburn et al., 2003).

Nel precedenti lavori pubblicati su questo tema in questo periodico, si è dato ampio spazio all’importanza svolta dalle relazioni all’interno della dinamica del disturbo alimentare; soprattutto è stata riconosciuta l’importanza della qualità di tali relazioni relative al  sistema familiare.

Di fatto, da lungo tempo la psicologia riflette sul ruolo svolto dalla famiglia come fattore di sofferenza emotiva in quanto essa può giocare un ruolo importante per comprendere sia la genesi del disturbo sia le condizioni che portano il soggetto ad esercitare delle resistenze al trattamento (le Grange et al. , 2010). Sicuramente, a fare la differenza nel favorire una condizione di maggiore benessere nel paziente è l’approccio utilizzato dalle famiglie soprattutto in termini di strategie volte a comprendere anche il valore ed il significato svolto dalla problematica/sintomatologia all’interno dell’equilibrio psicologico dei pazienti.

Le indagini effettuate in ambito adolescenziale indicano che i genitori di ragazzi che presentano disturbi alimentari non si comportano molto diversamente rispetto agli altri, tuttavia, sarebbe necessario studiare altre variabili di accudimento; per esempio diversi studi hanno evidenziato che l’emotività espressa dei genitori può avere un ruolo nel mantenere o aggravare il disturbo dell’alimentazione o al contrario favorirne il miglioramento.

L’emotività espressa è una misura delle attitudini e dei comportamenti verso un membro della famiglia ammalato che include cinque dimensioni: commenti critici, ostilità, eccessivo coinvolgimento emotivo, commenti positivi e calore. Famiglie con elevata emotività espressa sono più critiche, ostili ed eccessivamente coinvolte emotivamente rispetto a quelle con bassa emotività espressa. Come riferisce Delle Grave, segretario scientifico dell’AIDAP, la letteratura rivela la presenza di circa un terzo delle famiglie che mostra elevati livelli di emotività espressa.

Questo aspetto diventa interessante in termini di trattamento poiché una caratterizzazione di questo tipo richiede la necessità di aiutare i genitori a migliorare l’approccio relazionale nonché educativo e di sostegno nei confronti del membro della famiglia ammalato aiutandoli a riconoscere queste modalità espressive e soprattutto e rimodularle.

Dr.ssa Ezia MAZZARACO

 

 

 

 



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