Imballaggi pre-plastica: 2 fantastiche tecniche di conservazione del cibo

Pubblicato: 15/10/2024

basate sull’antica saggezza popolare

Prima dell’era della plastica, le popolazioni utilizzavano soluzioni di imballaggio molto sostenibili (te ne mostro 2 esempi interessanti, impiegati ancora oggi)

Imballaggi pre-plastica: 2 fantastiche tecniche di conservazione del cibo

Come facevamo a conservare gli alimenti senza la plastica e l’imballaggio? Semplice, usando ciò che il territorio ci dava e si tratta di soluzioni che dovremmo riscoprire perché ben più sostenibili di quelle moderne e che usiamo attualmente.

Una di queste è la Kangina, un’antichissima tecnica di conservazione della frutta, in particolare dell’uva, praticata in Afghanistan. Questa metodologia risale a millenni fa e permette di mantenere il sapore e la freschezza della frutta estiva fino a sei mesi, superando le sfide climatiche del rigido inverno afghano e non correre il rischio di rimanere senza scorte.

L’Afghanistan, con i suoi inverni estremamente freddi, costringe la popolazione a trovare soluzioni efficaci per conservare i prodotti estivi. La Kangina si è rivelata una soluzione sorprendentemente efficace e duratura. Questo metodo consiste nell’utilizzare due gusci di mattoni, sigillati insieme con argilla fresca, per conservare fino a un chilogrammo di uva. Questi contenitori, una volta chiusi e sigillati, proteggono l’uva dall’aria, dagli sbalzi di temperatura e dall’umidità, mantenendola fresca e saporita.

La preparazione della Kangina inizia con la realizzazione dei gusci di mattoni crudi, fatti di fango, paglia e argilla. Questi gusci vengono modellati a forma di ciotole e lasciati essiccare al sole durante l’estate. Una volta asciutti, vengono riempiti con grappoli di uva fresca e sigillati con fango umido, formando un unico pezzo ermetico.

Questi contenitori si trovano spesso nei mercati invernali

La conservazione avviene in luoghi freschi e asciutti, come cantine o addirittura seppellendo i contenitori sottoterra. Questa pratica permette di avere uva fresca fino alla primavera, mantenendo il gusto dell’estate durante i mesi invernali. È comune trovare questi contenitori nei mercati invernali afghani, dove vengono venduti come prelibatezze sia per la popolazione locale che per i turisti.

La Kangina non solo rappresenta un metodo di conservazione sostenibile e naturale, ma anche un patrimonio culturale e storico dell’Afghanistan. Questo antico sapere è stato tramandato di generazione in generazione, testimoniando l’ingegno e l’adattabilità delle comunità afghane di fronte alle sfide climatiche.

In un’epoca in cui la sostenibilità è sempre più importante, la Kangina offre un esempio di come le conoscenze tradizionali possano fornire soluzioni efficaci e rispettose dell’ambiente. La riscoperta e la valorizzazione di questi antichi metodi possono offrire ispirazione per affrontare le sfide moderne della conservazione alimentare senza ricorrere a soluzioni industriali.

Ma non è finita qui, perché oltre alla Kangina afghana, ci sono altre tecniche che vengono dalla tradizione e dalla saggezza popolare. In Asia, ad esempio, sono usate le foglie di banano.

Queste sono involucri naturali e biodegradabili che trattengono l’umidità e danno un sapore unico ai cibi. Non dimentichiamo questa saggezza, ma torniamo a riscoprirla.

Fonte: ttps://www.greenme.it/ambiente/economia-circolare/guscio-argilla-conservare-frutta-fresca



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