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Italia, terra dei Vituli, degli Enotri e degli italici?
Qualche giorno addietro, il ‘bel Paese’ ha festeggiato il Suo 77° anno repubblicano; non di meno, quest’anno, la Nostra penisola festeggia il suo 2072° onomastico. Ebbene sì, fu infatti nell’ormai lontano 49 A.C. quando anche alla Gallia Cisalpina furono concessi i diritti di cittadinanza romana, che anche le regioni settentrionali della penisola presero il nome di Italia. Ma perché la nostra nazione si chiama così? All'Italia, i Greci davano il nome di Esperia, cioè terra di Occidente, o di Enotria, cioè “terra del vino” e “paese degli Enotri”, antichi abitanti stanziati tra l'Appennino meridionale e il Tirreno; ma Il nome Italia, deriva dal vocabolo Italói, termine con il quale i greci designavano i Vituli (o Viteli), una popolazione che abitava nella punta estrema della nostra penisola, nei pressi dell'odierna Catanzaro. Seppure, mito descrive, che l’attuale Calabria, o brutium terra dei bruzi (suo antico nome), venisse chiamata italia, da Italo, re degli Enotri, che, secondo gli storici greci, sarebbe vissuto sedici generazioni prima della guerra di Troia. Infatti, dato prima alla regione corrispondente al suo regno, ovvero quasi tutta la Calabria ad esclusione della zona settentrionale, il nome Italia si estese successivamente a tutta la penisola (fino alle attuali regioni di Toscana e Marche), per come narrato da Tucidide, Aristotele, Antioco di Siracusa e Strabone. Re Italo quindi, convertì gli Enotri da popolo nomade in stanziale, stabilendoli nell'estrema propaggine delle coste europee, nell'attuale istmo di Catanzaro, compreso tra il golfo di Squillace a est e il Golfo di Sant'Eufemia a ovest. La capitale del suo regno, secondo Strabone, era Pandosia Bruzia, oggi probabilmente corrispondente alla città di Acri. In seguito, con la conquista romana dei secoli successivi, il termine Italia si estese fino alle Alpi, comprendendo anche la Liguria fino al fiume Varo e l'Istria fino a Pola, e di fatto, tutti i suoi abitanti furono considerati Italici e Romani. A corrobora di quanto sopra, Antioco di Siracura, in ‘Dionigi di Alicarnasso’ v.1,12 scrive: «La regione, che ora chiamasi Italia, anticamente tennero gli Enotri; un certo tempo il loro re era Italo, e allora mutarono il loro nome in Itali; succedendo ad Morgete, furono detti Morgeti; dopo venne un Siculo, che divise le genti, che furono quindi Morgeti e Siculi; e Itali furono quelli che erano Enotri».
Diversi altri storici invece, sostengono che il nome Italia dev'essere stato un prestito piuttosto tardo per il latino; poiché, la parola "Italia" (come già anticipato sopra), non sarebbe altro che un prestito linguistico della parola Viteliù di origine osca, al greco, che a sua volta la passò al latino dopo che la v era decaduta. Anche in quest'ultimo caso, si tratta di una spiegazione piuttosto ricorrente e, al di là delle citate osservazioni linguistiche, veniva motivata con il fatto che Víteliù significasse "terra di bovini giovani" (cfr. lat. vitulus, "vitello", umb. vitlo, "vitello"). Questa tradizione, poggia sul fatto che il toro era un simbolo molto diffuso presso quelle genti della penisola italiana che, al centro-sud, si opponevano all'avanzata della cultura romana, tanto da essere spesso eloquentemente raffigurato nell'atto di incornare una lupa su esemplari della monetazione della guerra sociale. Su tale monetazione, risalente al 90 a.C., ritrovata nell'antica città di Corfinium (in Abruzzo), è presente una personificazione dell'Italia come dea, accompagnata a una legenda che riproduce il suo nome, ITALIA, in alfabeto latino, o l'equivalente VITELIU (Víteliú=Italia) in alfabeto osco. Si tratta della prima testimonianza epigrafica dell'uso del nome Italia.
Infatti, Il borgo di Corfinio, che si trova nel cuore della Valle Peligna, fu indicato come la prima Capitale d'Italia: ‘… ci fu un passato, ove era Corfinium l'antica capitale dei Peligni, valoroso popolo italico’. La città si sviluppò e ingrandì soprattutto grazie al collegamento diretto con Roma tramite la via Valeria, costruita a partire dal III secolo a.C. per collegare il Tirreno con l'Adriatico, ed assunse il nome di Valva in epoca longobarda; divenne poi Pentima e infine Corfinio nel 1928, in ricordo dell'antica città italica.
Nel I sec. a.C. la Valle Peligna e Corfinium salirono alla ribalta della storia. Sottomessi a Roma, i popoli italici che abitavano le regioni del centro-sud della penisola: Piceni, Peligni, Marsi, Sanniti, Marrucini, Campani, Vestini, Apuli, Lucani, si allearono nella Lega Italica per ottenere la cittadinanza romana e combatterono una guerra sociale che durò 2 anni (91-89 a.C.). La Capitale della Lega fu Corfinium che venne ribattezzata ITALIA. Da questo momento la città conobbe un periodo di gloria: qui si riunivano gli eserciti, furono creati nuovi edifici pubblici, qui venne coniata la moneta italica in argento dove comparve per la prima volta la parola ITALIA. (fonte istorica.org).
Sul significato e sulla derivazione del nome Italia, anche Dionigi di Alicarnasso, benché scrivesse in greco, in Antichità romane (I, 35), ricorda che questo nome, secondo Antioco di Siracusa, deriva dal re Italo, il quale ridusse sotto il suo potere l'area compresa tra il golfo napetino e scilletico; secondo Ellanico di Lesbo, il termine deriva da vitulus, il vitello fuggito al tempo di Eracle e così nominato dalla popolazione del posto poco pratica del greco, che attraversò parte della penisola e, a nuoto, lo stretto siculo.
Seppure, come riporta wikipedia, appare evidente anche la somiglianza con il nome Italia dell'ultimo toponimo, Itala. L'archeologo e filologo danese Frederik Poulsen, in uno studio sull'origine del nome Italia, sosteneva che venne utilizzato per la prima volta nel V secolo a.C., proprio con riferimento al territorio a sud di Messina, ove sorge Itala e dove viveva una popolazione degli Enotri, che aveva per emblema un vitello/toro (Vitulus). Con l'arrivo dei Greci, dalla parola Vitulus fu eliminata la consonante v, scomparsa nel greco classico, e rimase soltanto la parola Itulus.
Ma alla luce di quanto sopra, sebbene abbiamo cercato in pillole, di ricondurre una ragionevole origine storica e culturale al nome ‘Italia’, non possiamo non menzionare, che:
- la prima civiltà ‘italiana’ ad insediarsi, fu la cosiddetta cultura Protovillanoviana, databile alla fase finale dell'età del bronzo (1150-1000 a.C. circa), che rappresenta verosimilmente la prima irruzione di popolazioni italiche nella penisola italiana.
- i ‘Liguri’, a ragion veduta, fu il popolo italico più antico dell'Italia (infatti, a quel tempo, molte erano le tribù in cui i Liguri si suddividevano: Intimili, Ingauni, Genuates, Apuani, Vagienni, Taurini, Salassi. L'origine dei Liguri è molto discussa, ma la loro lingua rivela somiglianze con quella degli Iberi e infiltrazioni notevoli di elementi gallici).
- il popolo più antico della nostra penisola, definito anche ‘gens antiquissima Italiae’ furono gli umbri. Tant’è che, il nome Umbri (Ὀμβρικόι) di origine greca, significa ‘bagnati’, perché questo popolo sopravvisse a una specie di diluvio universale che interessò il centro Italia in tempi molto arcaici.
Quindi: ‘Possiamo parlare di italiani prima dell’Unità d’Italia? È stata la nascita della nostra nazione a dar vita agli italiani, oppure è successo il contrario? Fu questa lunga genesi del popolo italico a dar vita all’Italia? E quindi, quando sono nati gli italiani?
Con Augusto nasce l’Italia come unità geografica, culturale e amministrativa, ma anche gli Italiani? No. Per l’epoca romana parliamo di Italici, esattamente come indichiamo egizi gli antichi abitanti del Nilo e non gli egiziani. Gli Italici erano cittadini romani che abitavano la penisola (e le isole, dall’epoca dioclezianea), non ancora italiani ma già qualcos’altro rispetto alle loro radici etrusche, celtiche, greche, sannitiche, sabine, osce, liguri e latine. Il cammino per la cosiddetta etnogenesi era ancora lungo, ma la strada aperta.
Trovare già nella prima amministrazione romana la nascita di un popolo italiano è forzato tanto quanto farla risalire solo all’Unità d’Italia, che non sarebbe stata possibile senza un’idea di nazione unitaria (per quanto, all’epoca, limitata ai circoli intellettuali delle aree urbane più importanti). Non è facile dire con precisione quando sono nati gli italiani, ma così come spiega il prof. Domenico Fisichella: ‘la cosiddetta etnogenesi italiana può collocarsi già attorno al X e XI secolo, dopo un lungo periodo di assimilazione e conflitto tra le popolazioni germaniche e quelle latinofone, l’affermazione completa del cristianesimo cattolico e lo sviluppo del cosiddetto homo oeconomicus medievale. Abbiamo un regno d’Italia per i Franchi, un duca d’Italia per i Normanni, un catepano d’Italia per i bizantini: dominazioni diverse e allogene che però riconoscono una coerenza geografica e sociale alle varie parti della penisola. Sarà infine Dante, nel XIV secolo, a definire l’unicità territoriale, culturale e linguistica dell’Italia che, da allora, resterà idealmente immutata. L’Italia non fu fondata da un politico o da un conquistatore, ma da un poeta’.
Infine: ‘È per tanto giusto, chiamare italiani i nostri antenati medievali’?
Si e no. Dipende da cosa intendiamo: se ci riferiamo alla loro comune origine geografica o alla loro identità culturale più ampia, possiamo farlo, ma se ci riferiamo alla loro appartenenza politica e sociale meglio specificare l’area di provenienza. Così, chiameremo Cristoforo Colombo italiano, se vogliamo riferirci alla sua area geografica di origine, o genovese se intendiamo la sua cittadinanza. Ma allora, Quando sono nati gli italiani? Il nostro popolo nasce e rinasce, come ogni altro, da secoli, la sua genesi non è iniziata con l’Unità d’Italia esattamente come non si è fermata lì. Procede dal Medioevo fino a oggi, evolvendosi attraverso le grandi sfide del presente e del futuro. (Nicolò Brighella).
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