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La leggenda di San Nicola
Il mito di Babbo Natale è strettamente legato alla figura di San Nicola, che si festeggia il 6 dicembre e che porta i doni ai bambini. Scopriamo la sua affascinante storia e come si celebra nelle varie zone d'Italia
La figura di Babbo Natale, così come la conosciamo oggi, ha radici nella storia di San Nicola, il cui giorno viene celebrato il 6 dicembre. In molte città italiane e paesi europei, questa festività è ancora osservata con la tradizione di portare doni ai bambini.
San Nicola visse nel IV secolo e si ritiene che sia stata proprio la sua vita a ispirare la “nascita” di Babbo Natale. Secondo la leggenda, il santo prima di essere ordinato vescovo incontrò una famiglia nobile e ricca caduta però in miseria. Il padre, che si vergognava dello stato di povertà in cui versava, decise di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascondendosi, lasciò scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro, che ricorrono nell’iconografia classica con cui viene rappresentato, grazie alle quali l’uomo poté far sposare le figlie e risparmiare loro l’onta della prostituzione.
San Nicola, la storia
San Nicola era originario di Patara e vescovo della città di Myria, in Licia (odierna Turchia). Era nato da una ricca famiglia ma era rimasto orfano da piccolo per questo fu allevato in un monastero e divenuto prete con la sua eredità faceva regali a tutti. Oggi è patrono molto amato di Bari.
A differenza di Babbo Natale, però, San Nicola è realmente esistito.
È una figura avvolta nel mistero, ma indizi archeologici dicono che è vissuto realmente: il suo nome compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325), una riunione di tutti i vescovi della Chiesa cristiana per tentare di chiarire le divergenze teologiche sulla natura di Cristo.
La vita di San Nicola: figlio unico di genitori ricchi
In mancanza di notizie storiche certe, i biografi ricostruirono comunque la vita di Nicola condendola con dettagli spesso scopiazzati da altre vite di santi. Figlio unico di ricchi genitori, pare che fin da piccolo avesse manifestato i segni della sua santità: il mercoledì e il venerdì, infatti, poppava una sola volta al giorno, per rispettare l'astinenza prescritta dalla Chiesa cristiana.
Non gli toccò una morte spettacolare, da martire: pare che si spense in pochi giorni, di vecchiaia, tra il 345 e il 352. E come aveva fatto in vita, anche da morto prese le difese della sua comunità, regalando ai fedeli un olio profumato dai poteri miracolosi che sgorgava dalle sue reliquie, conservate nella cattedrale di Myra fino all'XI secolo (e portate via dai baresi nel 1087).
Fin qui, però, la sua fama rimaneva legata solo alla Licia. La svolta si ebbe tra il VII e l'VIII secolo, quando, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario, Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare. Arrivò così il salto di status: Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale.
Il suo rapporto speciale con i bambini nasce da una truce storia medioevale degna delle fiabe dei fratelli Grimm: una notte tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda; l'oste e sua moglie li accolgono volentieri perché hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l'accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell'oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti.
Il racconto circolava prevalentemente nelle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti. In occasione di questa versione cristianizzata dei Saturnali, la scalmanata festa pagana dell'antica Roma, gli studenti eleggevano il "vescovello", una specie di dio Saturno romano che presiedeva ai festeggiamenti ed elargiva doni.
Dalla fine del XIII secolo, il 6 dicembre diventò il giorno in cui i "vescovi Nicola" salivano sui loro scranni: la tradizione raggiunse il culmine nel XVI secolo (ma in alcuni luoghi persistette fino al XIX). E anche quando la Chiesa, scandalizzata, iniziò a vietare queste carnevalate pagane, Nicola sopravvisse nelle scuole e nelle case grazie ai bambini, che continuarono a festeggiarlo e a ricevere i suoi regali.
Salvatore di bimbi. Parallelamente si sviluppò una sua biografia definitiva, "arricchita" di nuovi episodi. Uno dei più famosi è la storia delle tre fanciulle, particolarmente diffusa nell'XI-XII secolo: commosso dalla sorte di tre ragazze povere che il padre meditava di far prostituire, per tre notti Nicola gettò loro attraverso la finestra aperta altrettanti sacchi d'oro (poi simboleggiati nell'iconografia con palle d'oro) come dote per farle sposare. Questa storia diede a Nicola la fama di generoso portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità.
San Nicola, dove si festeggia
Già nel Medioevo si era diffusa in Europa la tradizione di ricordare questo episodio scambiandosi dei doni il 6 dicembre e tutt’oggi questo avviene a Bari, Molfetta, Trieste e Bolzano, in Friuli e in Alto Adige, nel Bellunese ma anche in Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Estonia e Repubblica Ceca.
L'usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige): la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino fa concorrenza a Babbo Natale. I bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli.
Nei Paesi protestanti San Nicola è chiamato Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus.
San Nicola, come festeggiarlo
La tradizione vuole che la notte tra il 5 e il 6 dicembre, a seconda del luogo, San Nicola visiti le case per portare doni e dolci, che solitamente vengono lasciati accanto al caminetto, in una scarpa o fuori dalla porta. Da ciò deriva l’usanza di mettere calze e scarpe fuori dalle finestre o dalle porte.
In città come Trieste e in altre località del Friuli-Venezia Giulia, è usanza che i bambini scrivano una lettera a San Nicola alcuni giorni prima del 5 dicembre, chiedendo regali. Inoltre, si tengono parate e si celebra con le fave, simbolo di un’altra tradizione.
Nel Medioevo, grazie all’intercessione di San Nicola di Bari la popolazione, colpita da una grave carestia, fu salvata miracolosamente da una quantità enorme di fave bollite, comparsa all’improvviso all’interno di un grosso pentolone.
Nei Paesi protestanti san Nicola perse l'aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus.
I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. L'omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l'Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.
Il culto di San Nicola si espanse nel Mediterraneo
Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell'Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania.
Ma il San Nicola di Bari è lo stesso di Venezia?
La storia e la devozione per San Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia.
Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città. Le reliquie, cioè le ossa, del santo, erano parte del bottino.
Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell'Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima. E gli dedicarono molte opere, come il duomo nel "Giardino della Serenissima" (la città di Sacile, in Friuli, di cui è patrono).
Ma il San Nicola di Bari è lo stesso Nicola di Venezia? Nel 1992, con le analisi del Dna, si è stabilito che i resti appartengono alla stessa persona.
Qualche anno fa, in Turchia, alcuni archeologi hanno scoperto una sepoltura che gli studiosi ritengono essere proprio quella di san Nicola. E il mistero, invece di risolversi, sembra addirittura infittirsi.
San Nicola e i Krampus
Nelle zone Alpine di cultura tedesca, Alto Adige, Austria, Baviera, accanto alla figura di San Nicola, troviamo anche quella del Krampus, detto anche Diavolo di Natale. Ha il compito di “punire i bambini cattivi“, considerato quindi l’antitesi di Babbo Natale. Il Krrampus dà l’avvio al periodo dell’Avvento e generalmente fa la sua comparsa la sera del 5 dicembre, il giorno prima della festa di San Nicola, accompagnandolo di casa in casa per portare i doni.
Fonte: https://www.greenme.it/lifestyle/speciale-natale/san-nicola-babbo-natale-tradizioni-come-festeggiare
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