“Gli alimenti nella Bibbia”

Pubblicato: 15/02/2021

“Pane per la Vita e Pane di Vita Eterna”

“Gli alimenti nella Bibbia”

Il pane è un alimento essenziale per la vita dell’uomo. La stessa preghiera del Padre nostro che Gesù ci ha insegnato, contempera tra le petizioni la richiesta a Dio del pane quotidiano, necessario per vivere. Quando si fa riferimento al sostentamento della famiglia si usa dire: “devo lavorare per portare il pane a casa” e quando c’è grande povertà si dice “non hanno nemmeno un tozzo di pane per sfamarsi”.

Anticamente ai carcerati si usava dare solo “pane e acqua”, persino certe pratiche spirituali prevedevano una sorta di digiuno per settimane a pane e acqua.

Il pane si attesta tra i cibi più necessari per la sopravvivenza; un elemento essenziale per la vita dell’uomo, immagine immediata del bisogno di nutrimento e sostentamento. 

Cosa dice la Sacra Scrittura a proposito? Nella Bibbia non abbiamo che conferme: sufficiente leggere il libro del Siracide che afferma: «Indispensabili alla vita sono l’acqua, il pane, il vestito, una casa che serva da riparo» (Siracide 29,28).

Sin dal primo libro, in Genesi, appare abbinato al lavoro, alla fatica, in seguito al peccato dell’uomo: «Mangerai il pane col sudore del tuo volto» (Genesi 3,19), per cui l’abbondanza e la penuria nel sostentamento degli uomini saranno segno, rispettivamente, di benedizione  o di castigo divino. Talvolta è il Signore stesso a causare la penuria di pane come è scritto in Amos: “vi ho lasciato a denti asciutti in tutte le vostre città e con mancanza di pane in tutti i vostri villaggi e non siete ritornati a me, dice il Signore” (Amos 4,6). Si sarebbe aspettato un ritorno a Lui ma, nonostante le privazioni e la fame, non si è attuato.

In Esodo è ancora più chiaro l’intervento di Benedizione del Signore quando fa piovere dal cielo la cosiddetta “manna” nel deserto. Una benedizione tangibile, in Esodo 16, 1-36, che si attuerà allorquando il popolo di Dio avrà riconosciuto la Sua Signoria.

Il senso è spiegato in Deuteronomio: «Dio ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca di Dio» (Deuteronomio 8,3).

Nel Nuovo Testamento si fa riferimento a questo pane disceso dal cielo, ma solo per dare un altro e più grande significato a questo cibo, e sarà Gesù stesso a spiegarlo: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giovanni 6,51). Non è un cibo che perisce dunque, ma un cibo di vita eterna.

Sempre più nelle Sacre Scritture il pane assume un significato concreto e simbolico essendo considerato come un dono veniente dall’alto, che deve essere chiesto con grande umiltà; per cui, oltre ad essere considerato un alimento indispensabile, diventa il segno più eloquente della benevolenza e della presenza di Dio nella vita degli uomini.

Ed è Dio stesso, nella Sua Sapienza, a promettere sostegno e vicinanza: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato» (Proverbi 9.5).

Gradualmente il pane diventa segno di condivisione e di benevolenza per tutti, infatti Dio, pur essendo grande, forte e terribile, non usa parzialità e non accetta regali ma piuttosto rende giustizia agli umili, alla vedova, al forestiero e dà loro il pane e il vestito (Cfr. Deuteronomio 10,17).

E’ questo un modo per esortare il popolo eletto ad uscire dall’individualismo e dall’egoismo perché tutti siano accolti e sfamati come nel caso dei viandanti di Mamre per cui Abramo chiede a Sara di preparare focacce.

E’ giusto accogliere e dare il pane ai poveri e ai forestieri perché senza accorgertene ti può capitare di accogliere Dio stesso. Infatti i tre misteriosi uomini di Mamre agli occhi di Abramo  si  rivelarono  presenza divina, e le diverse interpretazioni successive, alla luce del Nuovo Testamento, hanno sempre visto in quei tre uomini angelici una prefigurazione del mistero della Santissima Trinità[1].

Il profeta Eliseo fu il primo a offrire i pani per sfamare la gente. Ce ne fu così tanto da farlo avanzare (2Re 4,42seg.). Geremia invece, ne parla come segno escatologico, legato alla fine dei tempi, quando vi sarà abbondanza di grano, olio, mosto, pane e piena consolazione (Geremia 31, 12).

Don Alfonso GIORGIO

 

 

[1] Particolare in questo senso è la celebre Icona di Andrej Rublëv: La Trinità o Ospitalità di Abramo” realizzata negli anni intorno al 1422, conservata presso la Galleria statale di Tret'jakov a Mosca. Il dipinto raffigura proprio  la scena descritta in Genesi 18, 1-8.



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