“Il dono dello Spirito: quando il soprannaturale è più reale del naturale”

Pubblicato: 27/05/2023

Giovanni 20, 19-23

“Il dono dello Spirito: quando il soprannaturale è più reale del naturale”

Celebriamo la solennità di Pentecoste. Sono passati 50 giorni dalla celebrazione della Pasqua. Abbiamo avuto bisogno di tempo, di tanto tempo per comprendere il mistero, l’altissimo mistero che fonda la nostra fede. Si tratta di un dono, una speranza, una gioia quel che riceviamo a Pentecoste. L’abbiamo ricevuto perché ci è stato promesso.

Il Signore ha mantenuto la sua promessa e ha effuso su di noi il Suo Santo Spirito.  Noi ora viviamo il tempo dello Spirito e accogliamo con stupore ancora una volta questo dono grande.

E’ difficile comprendere il senso, la portata, la grandezza di questo dono, ma non possiamo fare a meno di accoglierlo perché non possiamo fare a meno dello spirito che è vita. E’ un dono necessario!

Si tratta di quel dono che ci rende capaci di vivere in maniera nuova, di acquisire appunto un nuovo stile di vita, uno stile gioioso, uno stile Pasquale, appunto. A tal riguardo va fatta una considerazione: se vivere il dolore è piuttosto facile, vivere ed accogliere una gioia spirituale non lo è allo stesso modo"A me è accaduto qualcosa del genere di recente: un incidente, mi ha portato ad avere un immediato blocco ad un arto superiore e anche se questa situazione –  mi auguro - è provvisoria, il dolore percepito in quella terribile circostanza è stato immediato. Perché il dolore lo cogli immediatamente, una gioia, invece, come quella più grande di saperti amato dal Signore, e per questo  di accogliere il dono del Suo Spirito, è difficile da comprendere fino in fondo".

Si ha bisogno di tempo e lo si vuole anche capire in modo profondo. Ecco il motivo per cui noi viviamo il tempo di Pasqua in maniera così prolungata, perché dobbiamo goderlo in tutti i suoi aspetti e prepararci anche a capire il dono dello Spirito.

Lo  Spirito del Signore ci trasforma. Si tratta di  quello Spirito che ci rende nuovi dentro, capaci di vivere una vita nuova, con uno stile nuovo, uno stile veramente evangelico al di là di quelle che possono essere gli ostacoli psicologici o i “complessi” di cui parlava don Tonino Bello.

Con una grande creatività il vescovo poeta e profeta ci parlava di quelli che chiamava: il “complesso dell'ostrica”: cioè quel voler rimanere attaccati alle abitudini di sempre senza mai cambiare;  il “complesso dell'una tantum”: cioè limitarsi ad una sola occasione e in quella dimostrare di essere cambiati, ma poi continuare per la stessa strada di prima come nulla fosse accaduto;  il “complesso della serialità”: cioè ripetere essenzialmente sempre le stesse cose,  in maniera seriale, appunto e senza un coinvolgimento interiore.

Questi “comlessi” fanno sorgere subito una domanda: noi viviamo  la fede come un insieme di precetti da osservare? Compiamo i nostri doveri religiosi per costrizione, per timore, per abitudine, o invece per un’intima convinzione e quasi per attrazione? Sentiamo Dio come nostro padre o come il nostro  padrone?

Un ragazzo dopo aver riscoperto la Fede un giorno mi disse:  «la mia fede è diventata viva; il mio credere è diventato una sorta di conoscenza indispensabile. Improvvisamente, il soprannaturale è diventato più reale del naturale. In breve, Gesù è per me, realmente, una persona viva . Vorrei suggerire a tutti di aprire il Nuovo Testamento e  leggerlo come se fosse letteralmente vero ora, ogni parola, ogni riga, senz’altro ci sarà sempre un messaggio per te. Per quanto mi riguarda poi,  la preghiera e i sacramenti sono diventati veramente il mio pane quotidiano, e non delle generiche ‘pie pratiche’. Un amore per le Scritture che io non avrei mai creduto possibile, una trasformazione del mio modo di relazionarmi con gli altri, un bisogno e una forza di testimoniare al di là di ogni aspettativa: tutto ciò è diventato parte della mia vita e non posso più farne a meno»!  E’ evidente che lo Spirito è capace di grandi cose!

Proviamo ad accoglierlo sinceramente. Sarà per noi come un “fuoco nuovo” che  ci renderà più credenti e più credibili.

don Alfonso GIORGIO



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