“Nostalgia di Cielo”…nel cuore di ogni persona

Pubblicato: 20/05/2023

Mt 28,16-20

“Nostalgia di Cielo”…nel cuore di ogni persona

Con l‘evento dell’Ascensione di Gesù in cielo finisce il tempo della prossimità fisica: niente più incontri e cene intime con Gesù attorno al fuoco. Si chiude il tempo della chiamata diretta di Gesù che, pronunciando i nomi, coinvolgeva direttamente ogni persona e determinava profondi cambiamenti nei cuori. Per certi versi più che caratterizzarsi come festa potrebbe essere vissuta come ricordo triste a motivo del distacco fisico dal Maestro, ma l’ascensione è da intendersi invece come la festa di Colui che, a partire da quel momento, è diversamente presente, perché Gesù non è andato lontano, ma anzi più avanti e più in profondità, perché nello Spirito è presente in ogni luogo e in ogni persona che lo cerca con cuore sincero. In questa situazione, potremmo dire che Gesù più che camminare con i discepoli ormai è dentro di loro, quindi dentro ogni persona credente e cammina in noi.

L’ultimo incontro è avvenuto sul monte. Anche se non viene indicato di preciso quale sia il monte, trattandosi della Galilea potrebbe trattarsi del Monte delle Beatitudini, luogo prezioso ove Gesù ha promesso amore felicità e gioia a quanti vivono pienamente il Vangelo; oppure potrebbe trattarsi del Monte Tabor, luogo Teofanico, luogo dell’incoraggiamento e della gioia, ove Gesù ha rivelato, sebbene per pochi istanti, la Sua vera identità di Figlio di Dio. In ogni caso quel che emerge è che Gesù porta gli apostoli/discepoli in quelli che sono i luoghi iniziali, e nell’ambiente più “pagano”, cioè, per certi versi,  il più mondano. Questa scelta di Gesù ci fa comprendere quanto sia necessario rimanere nella ferialità, nell’ordinario, per così dire, nel mondo con tutte le sue contraddizioni e ritrosie.

Da quel monte riceviamo un mandato dal quale non possiamo sottrarci: “Andate”! Cioè ricevete una forte spinta a guardare avanti, nonostante tutto, a testimoniare in ogni dove e in ogni situazione l’amore con cui siamo stati amati ed abbiamo amato. L’esperienza dell’incontro con Gesù non può essere elusa, poiché è difficile dimenticare la Grazia ricevuta. Siamo chiamati ad immergerci in questo mondo, ad aprire nuove frontiere e soprattutto a battere terreni prima trascurati perché nessuno può essere escluso.

Nell’andare però non si può eludere un fatto che per Gesù rimane fondamentale: “Battezzate!” Cioè permettete a coloro che incontrate di fare l’esperienza dell’amore di Dio immergendole in quelle acque rigeneratrici e performatrici, affinché vengano risollevate, ricreate, rinnovate.

Il nostro andare può divenire un’occasione per incontrare, per accogliere e arricchirsi vicendevolmente ma anche per diffondere il bene e per insegnare a tutti a vivere bene, cioè discepoli beati.

L’Onnipresenza di Dio dunque che può essere presente in ogni persona, ancor più dopo l’Ascensione, diventa un modo non tanto per guardare - attardandosi - al cielo, ma piuttosto per guardare quaggiù, perché Gesù è presente ed è vivo e opera soprattutto in mezzo ai sofferenti, in mezzo ai poveri, in quelle terre lontane dove c’è miseria. Lui è presente a consolare, a sostenere, anche attraverso il nostro impegno concreto. Gesù è presente lì dove noi pensiamo che, magari, non possa mai esserci e in realtà, scopriamo che Lui è proprio lì, presente in mezzo alle “pietre di scarto”, così come diceva don Tonino Bello.

Questa festa dell’Ascensione ci mette nel cuore la “nostalgia di cielo”, quel cielo che noi possiamo attuare con le nostre opere, con la nostra di vita, con la nostra testimonianza di fede autentica.

don Alfonso GIORGIO



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