"Siamo tutti mendicanti di luce e di amore"

Pubblicato: 23/10/2021

(Marco 10,46-52)

 "Siamo tutti mendicanti di luce e di amore"
Il vangelo di questa domenica ci presenta un cieco, Bartimeo. Un uomo che grida e che non vuole saperne di stare lì, fermo a soffrire. È  uno che lotta con se stesso, con la sua disabilità e vuole uscirne, vuole incontrare Gesù. Gli avevano parlato di Lui e desiderava incontrarlo. Bartimeo rappresenta un po' tutti noi. Chissà quante cose ci trattengono e ci bloccano nelle nostre convinzioni pregresse, nellle nostre sofferenze passate.
 
Tutte queste cose, forse ci impediscono di andare avanti e di uscire da noi stessi per andare incontro al bene, incontro a Gesù stesso. Ci frenano  anche in quello che dovrebbe essere il desiderio di ogni persona: andare oltre, crescere anche se si deve andare  incontro all'incognito.
 
Tutto ciò  è  necessario per cambiare. Questo cieco ci dà l'esempio, vuole assolutamente incontrare Gesù,  vuole cambiare,  vuole guarire, vuole uscire da se stesso. Questo dovrebbe essere il percorso del cristiano: riconoscere Gesù anche lì dove è difficile riconoscerlo, li dove si è attanagliati, lì dove si e oppressi da un passato che ci opprime  che ci frena e ci fa restare immobili e fermi in noi stessi, nelle nostre convinzioni. Possiamo riuscire - come questo cieco! A riguardo mi viene in mente il racconto che ci fece don Tonino Bello quando ci parlò di un cieco che aveva incontrato: un certo Bartolomeo. I familiari lo avevano posto vicino alla finestra e lui, in quella circostanza, diceva come se vedesse:  "oggi c'è il sole, una giornata luminosa, non lo vedo, ma lo sento" Da questo episodio  don Tonino prese  lo spunto per fare una catechesi sulla presenza di Dio nella nostra vita: "non lo vediamo ma lo possiamo sentire".
 
Come un bambino che grida alla madre lontana, cosi gridano a Dio i poveri e i disperati di questa terra che credono in Lui: mostrati Padre, volgi il tuo sguardo materno su questo figlio naufrago. Signore  fammi nascere di nuovo, ridammi la luce! Anche la folla ha un ruolo in questo episodio del vangelo, prima fa da muro al suo grido: taci! disturbi! Poi fa da facilicilitatrice .Terribile pensare che la sofferenza possa disturbare. Disturbare Dio! Bartimeo allora fa l'unica cosa che si può fare in questi casi: grida ancora più forte. È il suo combattimento, con la sua cecità  e con la folla.
 
Gesù ascolta il suo  grido e gli risponde in un modo tutto nuovo: coinvolge la folla che prima voleva zittire il mendicante. Sembra fidarsi ancora di quella folla, nonostante la sua volubilità e tendenza a cambiare: "chiamatelo"! E la folla va, diventa improvvisamente portavoce di Cristo, e si rivolge al cieco con parole molto toccanti e bellissime  che  - potremmo dire -  racchiudono il cuore dell'annuncio evangelico. Parole facili  che però vanno diritte al cuore, Le dovremmo imparare anche noi, le dovremmo  ripetere come missionari del vangelo e rivolgerle a tutti: «Coraggio, alzati, ti chiama». "Coraggio".
 
Questa è la virtù necessaria. "Alzati", perche' ora dipende da te, lo puoi fare, riprendi in mano la tua vita. "Ti chiama" , è qui per te, e tu non sei solo, il cielo non è sordo al tuo grido e non è  muto.. Ed ecco che si libera l'energia. Il cieco non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta via; non si alza da terra, ma balza in piedi. Guarisce in quella voce che lo accarezza, lo chiama e diventa la via su cui cammina. Noi, che siamo al tempo stesso mendicanti come Bartimeo e folla, nelle nostre Gerico, lungo le nostre strade, ad ogni persona a terra, possiamo portare  in dono, senza stancarci mai, queste tre parole rigeneratrici: «Coraggio, alzati, ti chiama».
 
Questo potrebbe essere l'augurio per tutti noi:  "sentire la presenza del Signore accanto a noi. Sentire il Signore che ci tocca, ci guarisce, ci apre gli occhi, ci ascolta  ci rimette in piedi e ci ci rende liberi". 
 
don Alfonso GIORGIO


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