Accogliere il pane della vita per essere pane per gli altri

Pubblicato: 03/08/2024
Accogliere il pane della vita per essere pane per gli altri

Gesù ha compiuto il “segno” e per Giovanni i miracoli vanno accolti come segni, con un duplice valore: quello di essere realmente un prodigio che solo Dio può compiere, come  nel caso della moltiplicazione  dei cinque panni e due pesci, ma anche quello di avere il carattere del segno, cioè voler significare anche qualcosa che va al di là del miracolo stesso.

E Gesù, in qualche modo, che legge nei cuori, comprende dal suo profondo che quella gente è lì per Lui, ma non tanto per quelli che sono stati i segni compiuti, - così si esprime - ma quanto perché hanno mangiato di quel pane a sazietà.

Cioè sono lì perché è accaduto qualcosa di prodigioso, e per questo si fermano solo ad un aspetto materiale della vita di fede. Gesù invece vorrebbe che andassero oltre, si aspetta da quella folla come da tutti noi, che non andiamo solo alla ricerca di miracoli, ma che ci contentiamo della sua presenza rassicurante e consolante, della bellezza di stare con lui, della gioia di stare insieme a lui, su quel “prato verde” e meraviglioso descrittoci dall’evangelista.

Da tutto ciò cominciano subito le incomprensioni, i fraintendimenti, però Gesù non si arrende, perché il Vangelo, in fondo, non deve fornire il pane, ma deve essere piuttosto quel lievito che fermenta, cioè dobbiamo essere gli animatori, dobbiamo “animare”, suscitare l'interesse per l’altro, specialmente per i più bisognosi nel mondo, interesse per Dio, per l’amore di Dio e dobbiamo testimoniarlo come il lievito che fermenta la massa, quasi scomparendo per cui, piuttosto che essere pane dobbiamo essere lievito, anche se il pane ci attrae, con la sua fragranza, con la sua bontà, lo si può spezzare e donare, ma noi dobbiamo rispondere a questa chiamata del Signore che ci dice di prendere di questo pane, perché è Egli stesso a farsi pane per noi, da mangiare.

Lui ci dona tutto, come dice Santa Caterina da Siena: “Dio ci dà tutto, tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno, e noi possiamo ricevere il tutto nella Santa Eucaristia”.

In questo percorso di accettazione del pane che dà la vita eterna dovremmo affidarci a Maria, così come affermava don Tonino  Bello, denominandola “fornaia di quel pane”, cioè colei che ha preparato questo Pane Santo a Natale, e lo ha adagiato su quella mangiatoia. Con questo gesto  la Madonna  ha anticipato, in un certo senso, quello che Gesù ha fatto per noi, quando ci ha detto: “prendete e mangiate” in quella cena di rinnegamenti e tradimenti.

Gesù si è offerto a noi quale pane di vita, pane dell’incontro, pane della condivisione  e della Benedizione affinché con questo pane la nostra vita ne venga trasformata.

don Alfonso GIORGIO



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