Amare è Servire

Pubblicato: 01/10/2022

Lc.17,5-10

Amare è Servire

Seguire Gesù non è facile ce ne accorgiamo dalle richieste molto impegnative che fa ai discepoli.

Nelle ultime due domeniche, la liturgia ci proponeva le parabole dell’amministratore infedele e del ricco epulone; con questi racconti Gesù ha messo in guardia dal pericolo mortale delle ricchezze, che inevitabilmente conducono alla perdizione chi le detiene, se non vengono messe al servizio dei poveri.

Nel testo immediatamente precedente al nostro (Lc 17, 1-4), il Maestro ha anche sottolineato la necessità di perdonare sempre tutti e incondizionatamente. Tali richieste appaiono ardue agli occhi dei suoi discepoli perché spesso la nostra inclinazione di creature umane si muove in tutt’altra direzione. È qui che nasce la fede e l’esigenza di viverla autenticamente: proprio dalla percezione del proprio limite e della propria incapacità.

Comprendiamo dunque il motivo per cui gli apostoli chiedono: «Accresci in noi la fede!»

Questa richiesta rivolta a Gesù potremmo farla nostra: “Signore accresci in noi la fede”! In effetti abbiamo tanto bisogno di crescere nella fede e sicuramente questo può avvenire, non solo moltiplicando le preghiere, ma piuttosto, operando nel mondo con uno spirito di servizio e nel Nome Santissimo di Gesù; con quella legge del “grembiule”, tanto cara al venerabile don Tonino Bello. 

Quella del grembiule è un’espressione che in realtà, il santo vescovo usava soprattutto quando si rivolgeva ai sacerdoti. Diceva espressamente questo: “abbiate sempre nel rovescio della stola, il grembiule”, perché fra l’altro, sottolineava, si tratta dell’”unico capo liturgico di cui si ha menzione nei vangeli”. E, in effetti il Vangelo registra proprio quel gesto di Gesù di cingersi i fianchi con il grembiule e servire e lavare i piedi ai discepoli. 

Ecco che il servizio, sicuramente, occupa un posto centrale nell’azione evangelizzatrice dei discepoli di Cristo, perché è nel servizio che possiamo testimoniare la nostra fede; è nel servizio che dimostriamo di amare veramente il prossimo, con quel disinteresse e quella gratuità tipica di chi confida solamente nel Signore e non fa altro che la Sua volontà, per cui hanno senso le  espressioni di Gesù che caratterizzano anche questo brano del Vangelo: quando avete fatto tutto quello che ritenete necessario, anche il di più di quello che vi viene da fare, dichiaratevi “servi inutili”. 

In piazza S. Pietro, papa Francesco ha voluto che ci fosse un’attenzione particolare per i poveri: docce, punti ristoro e addirittura un palazzo del Vaticano per accoglierli. Sono i barboni, le donne sole, i bambini ad essere accolti, tutti i “bisognosi di cure” e di amore fraterno. In piazza S. Pietro, ormai, si proclama la misericordia e la si testimonia concretamente. Peraltro non si può negare che in ogni chiesa parrocchiale, ormai, vi è questa attenzione concreta per chi soffre. 

In uno spirito di servizio sono coinvolti tanti volontari e volontarie che hanno capito questa parola del Vangelo e si dedicano a questo. Tutto ciò è molto bello e necessario perché ci mette nella condizione di capire e far capire ai credenti quanto sia importante vivere la fede amando, testimoniandola nel servizio. Un servizio che non dovrebbe mai porci su un piedistallo o renderci indispensabili e irrinunciabili, perché, ci dice Gesù, alla fine siamo sempre “servi inutili”. 

Cosa vuol dire letteralmente la parola “inutile”? Letteralmente vorrebbe dire che “non vi è un’utile”, e in effetti non vi è ritorno economico, si fa tutto per amore di Dio. 

Spesso capita a tutti i “credenti praticanti”, cosiddetti di servire nelle associazioni ecclesiali, nelle comunità parrocchiale ritrovandosi con le mani vuote. Non solo servi del campo di Dio, ma spesso anche rimettendoci di persona, cioè senza ricavarne un utile, ma anzi perdendolo. In alcuni casi il cristiano dovrebbe essere pronto a perdere i suoi utili, a perdere se stesso per gli altri, per amore del prossimo. Quindi, non ricaviamo un utile interessante in termini economici ma sicuramente riceviamo la Grazia di Dio che ci riempie il cuore e ci rende felici per aver donato. 

Questa interpretazione, ci serve molto perché, in effetti, quando tu ricavi un utile da una qualche attività, vuol dire che non lo fai per amore; vuol dire che lo fai solo per un interesse personale; vuol dire che lo fai per arricchirti; vuol dire che lo fai per carriera; vuol dire che lo fai per altro, non per Amore di Dio e del prossimo. Se, invece sai di non ricavare nessun utile e lo fai comunque questo servizio, lo metti in atto con passione e generosità, vuol dire che stai amando! 

Allora, paradossalmente, potremmo dire, che un bacio di un ragazzo alla sua ragazza è “inutile”, che è un abbraccio tra due sposi è “inutile”! O anche che il servizio di un consacrato o di una consacrata nella Chiesa e nel mondo, è “inutile”, ma è chiaro che qui l’accezione che si intende dare alla parola “inutile”, come già evidenziato, è nel senso della gratuità e del disinteresse economico-personale; cioè non ricaveremo mai degli utili quando veramente stiamo amando, perché ci viene spontaneo donare e amare. 

Questo è il punto! L’amore non ha prezzo! Forse è questo che Gesù ci vuole dire. E ci vuole anche dire che dobbiamo imparare a decentrarci. Non siamo noi i protagonisti nemmeno nel servizio, perché nel servizio manifestiamo solo la bontà e la grandezza di Dio che ama e ci spinge ad amare e a servire gli altri. 



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