Amare gli altri con lo stesso amore di Cristo

Pubblicato: 01/07/2023

Mt 10. 37-42

Amare gli altri con lo stesso amore di Cristo

Continua la “lectio” liturgica  del Vangelo di Matteo. In questa domenica del tempo ordinario, il Vangelo ci ricorda – ciò  che, in effetti, viene costantemente  richiamato dal Signore -  la necessità di amare e di amare sempre.

Fondamentalmente il messaggio evangelico è messaggio di amore, però in questa pericope evangelica  troviamo un'indicazione di fondo che non va sottovalutata. E’ riconducibile in quella espressione lapidaria di Gesù: “chi ama sua madre, chi ama suo padre più di me, non è degno di me”. Sembra eccessivo, effettivamente, ma qui si chiede non tanto di escludere l’amore per la madre, per il padre, per una persona cara, ma piuttosto di amare quelle persone a noi vicine, come Gesù e considerarle proprio come Gesù ci chiede, cioè come persone che sono a un certo punto, presenza stessa di Gesù.

Quindi ci chiede di amarle bene, fondamentalmente, di amarle come Gesù stesso, riconoscendo in loro Gesù presente, specialmente tra i più poveri. In un altro passo del Vangelo ci ricorda chiaramente che quello che faremo ad uno di quei fratelli più piccoli l’avremo fatto a Lui (cfr Mt.25). E’ proprio quello che ci vuole dire: amare coloro che sono più piccoli, cioè ritenuti più piccoli per gli altri, emarginati, esclusi della terra di amarli come fosse Lui stesso presente in mezzo a noi attraverso loro. Quando Gesù chiede di essere amato di più, ci parla di una causa per cui vivere, che vale più della stessa vita. E Lui, il primo ad aver “perso” la Sua vita per la causa dell’uomo, l'ha ritrovata in questo grande dono. Infatti il vero dramma dei viventi consiste proprio nel non avere niente e nessuno per cui valga la pena vivere, mettersi in gioco e spendere la propria vita. Non a  caso aumentano i suicidi, spesso proprio perché non si da' un senso pieno alla propria vita. Le parole di Gesù potrebbero spaventarci perché, magari proiettati verso l’impegno di dare vita per Cristo  e seguire una causa che valga più di noi stessi, ma  Gesù ci tranquillizza con una frase dolcissima: chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca non perderà il premio. Croce e acqua, il dare tutto da parte Sua e il dare quasi niente da parte nostra.

Questo amore grande per Cristo poi, deve renderci capaci di “prendere la croce”. Cosa vuole dirci con questo? Che dobbiamo soccombere sotto il peso della croce? Che dobbiamo soffrire? La croce qui, è da intendere come quella capacità di continuare ad amare anche quando è difficile amare. Si tratta cioè, di fare  la scelta di continuare ad amare, anche quando questo diventa impossibile, diventa esigente.

In quel modo di amare si creano delle situazioni, delle circostanze per cui diventa difficile davvero persistere e questa croce poi, non è altro che la manifestazione dell’amore eterno di Dio in Gesù Cristo così come ci ricorda don Tonino Bello: “la croce è manifestazione, “Epifania”, l’Epifania più alta dell’Amore di Dio per noi, che ha mandato suo Figlio sulla croce perché ci togliesse tutti peccati, cioè vivesse in mezzo a noi e ci rendesse puri nel cuore.

Tutti noi possiamo amare con le nostre croci, e raggiungere l’altezza dell’amore di Dio con la nostra croce. Possiamo rendere più pura l’umanità e più buono questo mondo con la nostra vita, con il nostro esempio, amando di più, amando gli altri nel nome di Gesù e come Gesù stesso ci ama. Per cui nell’amare di altri siamo certi di amare di più Gesù Cristo in ogni altra persona, in ogni altra creatura.

don Alfonso GIORGIO



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