Amare gli altri con lo stesso Amore di Cristo

Pubblicato: 08/07/2023
Amare gli altri con lo stesso Amore di Cristo

La liturgia ci propone una interessante pericope evangelica tratta dal Vangelo di Matteo.

L’“incipit” fa riferimento ad un principio tipicamente evangelico e cioè la rivelazione del mistero ai piccoli, agli ultimi ed è Gesù stesso ad evidenziarlo nell’atto di rendere lode al Padre: “ti rendo lode o Padre, perché tu hai deciso di rivelare il mistero più alto, il più grande ai piccoli, ai semplici, non ai potenti, non ai sapienti ma ai piccoli. Si a Te è piaciuto agire così, rivelare ai più trascurati e irrilevanti per la società il mistero alto dell'Amore di Dio.”

Questa è sempre la logica del Vangelo. Sono i piccoli ad essere accolti, riconosciuti e, in un certo senso, a ritrovarsi protagonisti delle storie bibliche. La storia della Salvezza, infatti la si scrive su storie, magari umanamente insignificanti, di personaggi sconosciuti, persone che però che nel cuore di Dio trovano un grande spazio. Questi piccoli per il Regno di Dio rievocati da Gesù, una volta accolti e riconosciuti, poi diventano i veri “sapienti” che il Signore ama e tiene in buon conto “i piccoli del Regno dei cieli”.

Se consideriamo le parole dello stupendo cantico del Magnificat ci accorgiamo chiaramente quale sia veramente la logica di Dio: “ha rovesciato i potenti dai troni, ed ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati ed ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Ecco la scelta di Dio: stare dalla parte di chi soffre, dei più piccoli. Ed  è per questo che li elogia, li esorta e li invita.

Dio, poi non esclude nessuno e invita ciascuno di noi: “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi”. E’ un invito rivolto a ciascuno di noi oppresso, affaticato, stanco per le difficoltà che ogni giorno si incontrano in questo nostro  mondo, in questa nostra società.

“Imparate da me che sono mite e umile di cuore"...Gesù è il grande educatore cui dobbiamo guardare con fiducia per essere veramente felici. E’ Lui, il maestro del cuore e tutti dovremmo andare a scuola per riscoprire le logiche del cuore, per riattivare il cuore nei processi e nelle relazioni umane ed essere persone di cuore! Tutti dovremmo andare ad imparare dal cuore di Dio! Dove c’è la chiave vera della felicità e dove tutti, indistintamente possiamo trovare il senso vero della vita.

I Vangeli non costituiscono la sintesi di un pensiero filosofico, una sorta di “filosofia di vita” così come qualcuno vorrebbe ridurli. Perché in essi vi è impresso il cuore stesso Dio, la vera fontana cui attingere vera vita.

Imparate…cosa vuole dirci con questa esortazione il Maestro? Imparate da me, dal mio modo di agire, dolce, pacifico, arrendevole.

“Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero”. Il giogo è la metafora del peso da portare che regola il cammino che determina il percorso, ma non è opprimente a tal punto da schiacciarci, anzi, se stiamo attenti Gesù dice letteralmente: “il mio giogo”, cioè qualcosa che rimane Suo e che Lui continua a portare  insieme a noi. Il giogo resta il suo, lui continua sotto il peso della croce.

Don Tonino Bello affermava: “Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo abbracciati”. Gesù è l’altra mia ala, il mio aiuto, il mio sostegno, anche lui porta il giogo insieme con me. A questo livello  “prendete il mio giogo”, vuol dire quindi, “prendete su di voi la novità del Vangelo”, che non è un peso ma una via per la libertà e per ottenere la gioia vera che alimenta il cuore dell’uomo e lo riempie di vita piena.

Il gioco di amore che il Signore ci dà ci prepara a quel giorno ultimo, quando alla fine della nostra vita saremo chiamati dal Lui. Quel giorno non saranno i ricchi e i potenti ad indicarci la strada per l’incontro con il Padre ma i piccoli del Vangelo. Per dirla con don Tonino Bello: “saranno proprio i piccoli ad accoglierci. Non saranno i senatori, non saranno i ricchi potenti a raccomandarvi per l'ingresso in Paradiso, ma saranno i poveri della stazione, saranno proprio loro”.

Incontreremo le folle dei reietti del mondo, di tutti coloro che hanno sofferto nella vita e di tutti coloro che si sono fatti piccoli per il Regno dei cieli. Alla luce di questa verità evangelica ci accorgiamo che vale la pena investire sui piccoli, accoglierli sempre e, al tempo stesso, farci noi piccoli come ha fatto San Francesco d'Assisi che si è fatto piccolo e umile per Amore di Dio, privandosi di tutto e rimanendo povero tra i poveri; come tutti i Santi e tutti “santi della porta accanto” che nel silenzio, senza tanto clamore, operano per amore del prossimo donandosi gratuitamente agli altri per consolare, sostenere, accompagnare quanti soffrono nella vita di ogni giorno.

don Alfonso GIORGIO



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