Amare senza misura

Pubblicato: 03/09/2022

Lc.14, 25-33

 Amare senza misura

Questa domenica la liturgia ci propone un Vangelo che ci lascia di stucco! Il linguaggio di Gesù, in effetti ci stupisce non poco, a motivo delle sue perentorie affermazioni, quando afferma addirittura: devi amarmi di più, chi non mi ama piu di suo padre, sua madre non è degno di me! Ma dobbiamo cogliere questa affermazione nella sua valenza spirituale, nel suo spessore più profondo.
Con questo messaggio non è che Gesù voglia indurci ad una gara no, non è  questo! Il Maestro sa bene che si ritroverebbe perdente circa l’amore verso i propri cari, perchè non si può non amare il proprio padre, la propria madre. Qui si tratta, potemmo dire, al contrario, di amare di più! 
Tutto si gioca in questa espressione "chi non mi ama di più" e quel "di più" che il Signore ci chiede nell'amore verso il prossimo, verso i fratelli e le sorelle, verso i genitori familiari, amici. Ci chiede di avere questa nuova prospettiva: nell'amore per Lui e per tutti vi dovrebbe essere l'impegno di porlo al centro, evidentemente, al centro di tutti questi amori, perché poi questi amori traggono origine dall'unico amore che e' Dio.
Cosi' come afferma il vangelo di Giovanni "Dio è amore". 
C'è un altro aspetto, poi, che non dovrebbe essere sottovalutato: "chi non è capace di portare la croce.....".

Il primato di Dio nella vita si compie proprio portando la propria croce, ossia continuando a seguire il Signore quando verrebbe più facile fermarsi o abbandonare. Infatti ci sono dei momenti in cui il peso della vita può apparire insostenibile; vorresti quindi solo disfarti di quella croce e girarti in altra direzione, magari verso qualche soddisfazione umana, anche solo per freddare il dolore.
Tuttavia il problema così non viene rimosso, lo sposti semplicemente più avanti e forse te lo ritrovi ancora più consistente di prima. Meglio invece, per quanto difficile, portare innanzi la croce, che Gesù ha trasformato da strumento di supplizio in segno di amore fino alla fine.

È vero che quando si parla di croce, in genere, si fa riferimento sempre a qualche cosa di triste, di doloroso: qualche malattia mortale, qualche peso morale, psicologico che incombe sulla nostra vita, ma in realtà, qui, al contrario, si vuole parlare proprio di amore, ancora una volta, tutto l'amore possibile e impossibile, cioè "senza misura". Quell'amore che ha caratterizzato proprio la vita stessa di Gesù, è Lui che si è donato su quella croce, si è immolato per noi, ed ha testimoniato di amarci infinitamente.
Dunque il criterio per amare deve essere quello della croce, meglio ancora del Crocifisso, di Colui che si dona come una madre, che è disposta a soffrire in prima persona lei, piuttosto che far soffrire un figlio. È chiaro che parliamo di una madre normale  che non  si ritrovi in una situazione patologica: purtroppo accade anche che le mamme deludono.
In generale Gesù si aspetterebbe questo da noi, che noi non soffrissimo ma anche che fossimo disposti ad amare fino in fondo, anche a costo di persecuzioni.

Anche noi, come cristiani, dobbiamo essere capaci di amare così! Deve essere il nostro amore, pieno e profondo fino ad immolarsi, cosi da amare "senza misura" come Cristo!    

Credo che questo possa essere, in sintesi,  il messaggio del vangelo, il centro del messaggio di questa domenica.
A don Tonino Bello era molto caro, questo messaggio, amare "oltre", "caritas sine modo" amare senza misura.  
A riguardo don Tonino rese famosa quella frase che fu posta dal parroco su una parete del Duomo di Molfetta, dinanzi ad un crocifisso che era stato posto in sacrestia, in una situazione provvisoria, con un cartello su cui vi era l'iscrizione "collocazione provvisoria".

Di qui l'interpretazione del vescovo che finì con l'assumere un grande spessore teologico: "la croce è una collocazione provvisoria". La morte è un passaggio, seguirà la Resurrezione. Cioè se tu porterai la croce fino in fondo, certamente vivrai la gioia della Resurrezione, la gioia dell'amore eterno verso Dio e verso i fratelli.

don Alfonso GIORGIO



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