Ascoltare cioè “Ob-Audire”, “Obbedire in Piedi” per essere partecipi della volontà di Dio

Pubblicato: 04/09/2021

(Marco 7,1-8.14-15.21-23)

 Ascoltare cioè “Ob-Audire”, “Obbedire in Piedi” per essere partecipi della volontà di Dio

Il vangelo che la liturgia ci propone in questa domenica ci ricorda che per essere veramente felici quaggiù è importante aprire i nostri cuori e le nostre orecchie per mettersi in ascolto attento della Parola Dio che libera e salva.

E’ il Signore Gesù ad esortarci affinché possiamo metterci realmente in ascolto della Sua parola.

A dire il vero sin dal giorno del nostro battesimo abbiamo fatto l’esperienza dell’ascolto quando ci siamo lasciati toccare dalla Grazia, nell’atto rituale del sacerdote che,  sfiorando la nostra bocca e le nostre  orecchie, ci disse proprio attingendo al vangelo di Marco:  “effatà”, che significa:  “apriti”.  

E’ così che Gesù si è rivolto al sordo, in piena Decapoli, quindi in mezzo a tanta gente e soprattutto in  mezzo ad un popolo pagano. Proprio lì Gesù compie questo miracolo  ma senza strepito. In silenzio lo prese in disparte e  compì quel gesto umile del toccare la bocca e le orecchie, con la saliva, soprattutto affinché questa persona si sentisse amata di più e avvertisse il tocco di Dio, la Sua amorevole presenza. Dio che gli apre il cuore e la mente.

In realtà più che di un sordomuto si trattava di un balbuziente - l’evangelista annota anche questo - infatti parlava in un certo modo, forse non molto bene, per cui era necessario che parlasse bene e con serenità, così come è necessario per noi - da un punto di vista spirituale - che parliamo bene e soprattutto parliamo bene di Dio ed a Dio oltre che  tra noi.  Tante volte una parola detta con veemenza può uccidere l’altro o quanto meno umiliarlo o annientarlo.

Le parole che dobbiamo usare devono essere parole meditate, parole che dovrebbero scaturire dall’ascolto.  Ascoltare cioè “ob-audire”,  “obbedire” che secondo  l’etimologia della parola “obbedire”, non ci rimanda ad un atteggiamento passivo di chi ascolta ma piuttosto in movimento affinché mettiamo in atto ciò che ascoltiamo.

Ob- audire significa, letteralmente, secondo quanto don Tonino Bello ci ricordava: “audire” cioè “obbedire di fronte”,  stando di fronte, anzi  “obbedire in piedi”.

"Sembra una frase sospetta, da prendere, comunque, con le molle. Invece è la scoperta dell'autentica natura dell’ obbedienza, la cui dinamica suppone uno che parli e l’altro che risponda. Uno che faccia la proposta con rispetto, e l’altro che vi aderisca con amore. Uno che additi un progetto senza ombra di violenza, e l’altro che con gioia ne interiorizzi l’indicazione. In effetti, si può obbedire solo stando in piedi. In ginocchio si soggiace, non si obbedisce. Si soccombe, non si ama. Ci si rassegna, non si collabora".

Chi  ascolta restando di fronte all’altro partecipa, si sente coinvolto e nutre il desiderio di fare propria quella parola. Non la subisce ma la fa  propria, per compiere poi la volontà di Dio, poiché il primo atto da compiere nel compimento della voltonà di Dio è proprio l’ ascolto della Sua  la Parola. 

Lo Shema Israel  (ascolta Israele)  è la prima attività da compiere, ascoltare…

Beh dobbiamo dire che oggi si  ascolta poco, si parla troppo e si parla anche male. Come dicevo ascoltare, mettersi in  ascolto degli altri e di Dio che parla al nostro cuore è l’unico criterio per crescere e vivere una buona  relazione con gli altri.

Maria ha ascoltato ed ha meditato nel  suo cuore la Parola. Ha fatto sua la Parola; come diceva don Tonino Bello Maria è “la discepola del Verbo” perché si mise in ascolto della Parola e la conservò per sempre nel suo cuore.

Anche  noi saremo chiamati a  conservare nel cuore la Parola di Dio, così che ogni  nostra azione, ogni nostra parola, ogni nostra scelta, possa attingere a questa riserva, a  questo tesoro nascosto nel cuore che è la Parola che da la vita e la gioia senza fine. 

don Alfonso GIORGIO



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