Avvolti dallo Spirito per essere Chiesa che Brucia

Pubblicato: 22/05/2021

Commento al vangelo di Pentecoste, 23 maggio 2021 (Gv 15,26-27;16,12-15)

Avvolti dallo Spirito per essere Chiesa che Brucia

E’ Pentecoste ed in questa domenica veniamo avvolti come da un fuoco.

E’ lo Spirito Santo che ci avvolge e riscalda il nostro cuore. E' da quella antica e sempre attuale Pentecoste che veniamo invitati ad uscire dai cenacoli dei nostri cuori chiusi, dai cenacoli del nostro mondo.

Il Signore Risorto con il dono dello Spirito ci fa vincere ogni paura, ci fa andare oltre ogni tristezza, ogni dolore, ci rende forti. E’ la consapevolezza di essere amati dal Signore a renderci forti. Lo Spirito che agisce in noi, lo Spirito del Risorto, lo Spirito che ci ha promesso, lo Spirito consolatore arde nei nostri cuori e, se lo lasciamo fare,  ci prende e  ci “scaraventa” altrove, ci toglie dai nostri piccoli spazi domestici e  ci immette nel mondo.

Si, perché una fede ripiegata in se stessa, vissuta in maniera individualistica, personale, ricurva sulle proprie preoccupazioni, sulle proprie necessità ed interessi personali non è vera fede.

La fede in Cristo, per se stessa, va vissuta nella testimonianza; va vissuta nel mondo ed è per questo che lo Spirito ci prende e ci manda, ci invia in questo nostro mondo bisognoso di amore.

E’ il Signore ad agire in noi. E’ Lui a farci entrare nei cuori dei nostri fratelli e delle nostre sorelle; ci fa essere “Chiesa in uscita” - come ci indica Papa Francesco - una Chiesa che arde, una Chiesa che brucia come spesso auspicava don Tonino Bello. Mi piace concludere questa breve riflessione proprio con una sua preghiera composta per il giorno di Pentecoste: 

«Spirito di Dio fa della tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi,  alimentane il fuoco con il tuo olio, perché l'olio brucia anche. Dà alla tua Chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi.

Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo, triste e povero. Disperdi la cenere dei suoi peccati. Fà un rogo delle sue cupidigie.

E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca pentita a Te, coperta di fango e polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono. Non la rimproverare. Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del Tuo profumo e con l'olio di letizia.

E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie e senza rughe, all'incontro con Lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirli finalmente: “Sposo mio”».

Una bellissima preghiera che potremmo applicare anche a noi stessi. Infatti non sarebbe sbagliato sostituire alla parola “Chiesa” la parola “io”, “me”. Perché ognuno di noi battezzati è Chiesa.

Allora suonerebbe così: “Dio prendimi così con queste rughe, fammi camminare con Te, credimi anche se non ti chiedo perdono, anche se non ho il coraggio, se non ho l’umiltà di venire ai tuoi piedi coperto dal fango dei miei peccati”.

Buona Pentecoste!

don Alfonso GIORGIO



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