CARITAS SINE MODO. La vera legge di Dio è Amare senza misura cioè smoderatamente

Pubblicato: 11/02/2023

Mt. 5,17-37

CARITAS SINE MODO. La vera legge di Dio è Amare senza misura cioè smoderatamente

Non crediate che io sia venuto ad abrogare la legge, ma a dare compimento”. Questa affermazione di Gesù è interessante ed inequivocabile. Egli, potremmo dire che si pone in continuità-discontinuità con il passato: continuità relativamente alla legge, considerata nel suo insieme, come strumento utile al credente; discontinuità nel senso che per Gesù deve essere chiaro il fatto che “la legge è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio alla legge”.  Si tratta di quelle leggi che sono in qualche modo  regole che devono sostenere il cammino del credente.

Del resto è lapalissiano il fatto che un percorso di fede o una religione non potrebbe sussistere senza alcuna regola. Una fede senza regole è destinata a morire, anzi si caratterizzerebbe proprio come una fede opportunistica, dove ognuno pensa a sé, al suo personale modo di pensare lo stesso atto di fede e viverlo nel mondo con tutte le conseguenze sula vita della comunità umana.

A tal riguardo bisogna ammettere che, oggigiorno, molto spesso, si incontrano persone che si reputano “credenti”, ma poi affermano di essere “credenti e non praticanti”. Si ritengono anche cristiani però omettono molti di quegli aspetti che, in qualche modo, sono riconducibili alla cosiddetta Legge. Gesù, invece ci vuole onesti, ci vuole liberi, ed è per questo confermando la Legge, ci ricorda  che: “dove due o più sono riuniti nel Suo nome, lui sarà lì, in mezzo a loro” e poi afferma in modo chiarissimo: “prendete e mangiate, fate questo in memoria di me” e ci ricorda, così l’importanza del camminare insieme, dell’essere Chiesa, del ritrovarsi in quella che è la Pasqua ebdomadaria, cioè alla domenica, ogni settimana, per accogliere il mistero della fede e viverlo insieme.

Parliamo quindi di una legge, certo, ma è una legge che - se accolta con libertà - diventa fonte di gioia poiché non è che, io incontrandomi con gli altri, magari con un forte senso del dovere, possa automaticamente accogliere Gesù nella mia vita, semplicemente perché devo ottemperare ad una legge.

Quello che dovrebbe muovermi a partecipare e vivere la Legge di Dio, dovrebbe essere la gioia che vivo nel cuore quando mi incontro con l’Altro e con gli altri, la bellezza dell’incontro, il forte desiderio di vivere la fraternità, la volontà ferma e gioiosa di vivere la Chiesa, perché voglio accogliere Dio nella mia vita, non per legge, ma per amore!  Questo è il compimento, è l’amore che, in qualche modo, caratterizza tutto il mio percorso di vita, la mia storia, il mio cammino di fede e mi mette nella condizione di cogliere nella legge questi aspetti profondi e fondamentali che mi fanno incontrare Dio nella mia vita.

La legge allora può indicarmi la via giusta per poterlo incontrare. In questa prospettiva  non è più il caso di stare a centellinare gli articoli della legge che al tempo di Gesù erano numerosissimi, ma piuttosto è importante considerare quanto determinante sia amare quell’“Amore senza misura” richiamato da Sant'Agostino. Don Tonino Bello, richiama questo concetto in un suo scritto quando ci ricorda che vivere la Legge di Dio è un impegno ad  amare “sine modo” - con  un latino semplice - che ci fa capire quale sia la misura dell’amore che è amare senza misura: “un amare smoderato smodato, un amare, appunto, sregolato, senza freni, senza ritegno”.

Sono espressioni originali di don Tonino, che pur  attestandosi come provocatorie, ci dicono quanto bisogna amare al di là di ogni limite e di ogni persona se si è maturi nella fede. Quando si riesce ad amare così, si ha la capacità di far tesoro delle regole e di andare anche al di là delle stesse, senza divenirne schiavi.

Questo vuole il Signore da noi che viviamo la nostra fede nel rispetto di alcune regole, ma che le regole siano da considerare semplicemente come uno strumento, perché è questa poi la via che ci viene indicata dalle regole stesse, è la via più profonda, la via più vera che ci permette di incontrare Dio, l’amore di Dio e viverlo e testimoniarlo nel mondo

E’ un messaggio nuovo e potente quello di Gesù: “Vi fu detto, ma io vi dico”. La dirompente novità portata da Gesù non è nel rifare un codice legale, o ritoccare l’insieme delle variegate leggi religiose,  ma il coraggio del cuore, il coraggio di incarnare e predicare il sogno di Dio che ci vuole tutti “innamorati del vero Amore” che non delude e lo fa toccando tre aspetti importanti per le relazioni umane: la violenza (omicidio), il desiderio (adulterio) e la menzogna (falso giuramento) .

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello”, chi alimenta il rancore è nel suo cuore un omicida. Gesù va diritto alla coscienza ed entra nella mente di chi compie le azioni, lì dove maturano e si pensano prima di attuarle.

Giovanni apostolo, in merito, afferma una cosa molto forte: “Chi non ama suo fratello è omicida”(1 Gv 3,15). Sembra inverosimile: chi non ama, uccide, E’ come dire che il disamore non è solo il mio lento morire in quanto non amato e non amante, ma è un bacino favorevole per il maturare degli “omicidi”.

“Chiunque si adira con il fratello, o gli dice pazzo, o stupido”, è un omicida. Sono i primi tre passi che determinano la morte interiore in chi ne diventa vittima: l’ira, l’insulto, il disprezzo, sono tre forme di omicidio. Ecco perché le povere vittime del bullismo -  che oggi sono in grande aumento, purtroppo, - proprio dopo continue offese e disprezzo persistente della propria persona,  arrivano persino a togliersi la vita. E’ un’uccisione esteriore che determina l’eliminazione interiore dell’altro.

Chi gli dice pazzo sarà destinato al fuoco della Geenna”, cioè marcirà e andrà in fumo sprecando un’anima. Da tutto questo comprendiamo che la Legge può essere solo inscritta nel cuore e che se noi custodiamo il nostro cuore nel cuore di Cristo, certamente non finiremo nel fuoco che brucia ogni  fermento di gioia e di pace.

don Alfonso GIORGIO



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