Chiamati ad irradiare luce nel mondo

Pubblicato: 01/02/2025

Presentazione di Gesù al Tempio

Chiamati ad irradiare luce nel mondo

In questa domenica, per un disegno della Provvidenza, la Chiesa ci invita a celebrare una liturgia molto particolare: la Presentazione del Gesù al Tempio, la cosiddetta e popolare Candelora, il giorno in cui si accendono le candele per ricordare l’evento della presentazione del bambino primogenito al Tempio, 40 giorni dopo la nascita, secondo la legge di Mosè.

Giuseppe e Maria portano il Bambino al Tempio e incontrano Simeone ed Anna, sulla soglia, sono due anziani in attesa, “Che attendevano”, riferisce  Luca, cioè che avevano la  speranza nel cuore: perché le cose più importanti del mondo non vanno solo cercate, vanno soprattutto attese (cfr Simon Weil). E’ proprio così, solo quando il discepolo è pronto, il maestro arriva.

C’è un particolare che non può essere trascurato: non sono i vertici religiosi ad accogliere il bambino di Betlemme, ma due laici innamorati di Dio, con gli occhi velati dalla vecchiaia ma ancora tanto giovani perché accesi dal desiderio. In questi due vecchi vediamo  il passato che trattiene fra le braccia il futuro del mondo.

La prima reazione degli anziani al Tempio è lo stupore, ma anche Maria e Giuseppe, si stupirono, così come annota il Vangelo, Si stupiscono per le cose che si dicevano di Lui. Lo stupore dei genitori, è analogicamente, applicandolo a noi, a quello stupore che caratterizza coloro che ci amano, quando in un ambiente sano e familiare o in un ambiente comunitario, in generale, si vive la gioia e lo stupore per gli altri, per i loro progressi e per la crescita umana dei più piccoli o dei più fragili. Si tratta di quell’ambiente sano ove non ci si ferma al pregiudizio, anzi, al contrario, si dice sempre bene dell'altro.

Frasi come: “ma io so chi sei”, “so dove vorrei arrivare”, “ormai ti conosco”, sono rivelative di un modo di fare troppo umano e carico di pregiudizio, affermazioni e giudizi che non incoraggiano e bloccano ogni cambiamento; sono modi di fare e di dire che lasciano poco spazio al divino, allo spirituale, all’azione di Dio. In un ambiente sano, invece quando l'altro ci dice: “io so che tu puoi essere di più di quello che appari”, “tu sei molto di più di quello che sembri”. E’ chiaro che in un ambiente come questo ci si ama di più, si costruisce qualche cosa di nuovo, ci si stupisce anche per l’altro, per ciò che può compiere e ci si sente anche incoraggiati dall'altro ad avanzare, a crescere sempre di più e ad essere migliori.

Il senso della storia, la meta del vivere, è lì tra braccia del vecchio Simeone, in un bambino che egli contempla come luce che rischiara i popoli immersi ancora nelle tenebre dell'ignoranza, dell'idolatria, della loro condizione di orfani di padre e come gloria per il popolo. In Gesù, Simeone vede la presenza di Dio che si fa vivo e operante in mezzo al suo popolo e in mezzo a tutta l’umanità.

Nel tempio di Gerusalemme allora entra il Mistero di Dio che non vuole abbandonare l’uomo a se stesso. Simeone con le sue parole prospetta tempi nuovi e felici tracciando in qualche modo il programma di vita del cristiano, ma anche di quello che Gesù è venuto a compiere.

“Sei qui per la caduta è la risurrezione di molti”, .., “segno di contraddizione.  

Se ci pensiamo questi tre termini attribuiti alla vita di quel prezioso Bambino: caduta, risurrezione, contraddizione, caratterizzano il cammino di ogni cristiano.

“Per la caduta”:  sempre nella vita, ci può capitare di cadere. Si cade in basso certamente, quando le cose in cui credevamo, quelli che consideravamo i nostri idoli ci deludono e ci fanno soccombere;

“La risurrezione” invece è per coloro che confidando in Gesù Risorto, vengono alzati dalla polvere ove sono caduti e riportati in alto; la risurrezione si attua quando  veniamo invitati a guardare oltre, ad andare oltre noi stessi, veniamo per così dire “rialzati” dalle nostre cadute.

“La contraddizione” definisce tutta la predicazione e la vita di Gesù che è realmente  segno di contraddizione, in mezzo a tanta ipocrisia e mediocrità. Il cristiano non è indenne da tutto questo,  specialmente al mondo d’oggi è chiamato a testimoniare “un mondo altro” e in qualche modo non può non fare i conti con questo, diventando una voce contraria che si distingue dalla massa omologata e uniformata al fare di tutti, Quando però, in senso negativo, il cristiano non mette in pratica il Vangelo questa “contraddizione” diventa addirittura occasione di scandalo  per il mondo.

Contraddizione qui, nel contesto della Presentazione del Divino Bambino, viene maggiormente intesa come forza di contrasto con il mondo, quel tipo di mondo  che oggi sembra maggiormente farsi strada nella mente e nei cuori degli uomini: il mondo materialista e distante da Dio, diverso dal mondo di Dio che è invece Regno di amore e di pace.

In questa pagina del Vangelo allora ci siamo anche noi, perché pure noi come Gesù in virtù del nostro Battesimo, - come affermava don Tonino Bello - , in qualche modo, siamo chiamati, e mandati ad irradiare la luce di Cristo e a mostrarci al mondo “testimoni di un mondo altro, un mondo in cui la fiducia vicendevole è di casa, lo spirito di accoglienza diviene gioiosa, connotazione di solidarietà e le lusinghe del potere non hanno alcuna presa sulle nostre cupidigie”.  

Il nostro mondo ha bisogno di essere rinnovato di divenire più umano affinché si torni ad amare gli altri con gratuità, si pratichi la solidarietà  e si viva la fraternità. Noi cristiani o pienamente umani possiamo fare la differenza ed essere veramente segno di contraddizione come Gesù in questo mondo.

don Alfonso GIORGIO



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