Convertitevi o perirete tutti

Pubblicato: 19/03/2022

Lc. 13, 1-9

Convertitevi o perirete tutti

In questa terza domenica di quaresima il vangelo  parte da un fatto di cronaca del tempo: il sangue dei galilei misturato al sangue dei sacrifici e la fine di questi galilei. Gesù coglie l’occasione per ricordarci che dobbiamo morire certamente, ma non a tutti i costi. Ci vuole ricordare che la morte può arrivare all’improvviso e che dobbiamo essere pronti. 

Una volta, in un tempo passato, si pregava il Signore affinché liberasse da una morte improvvisa. Lo si faceva perché si desiderava potere disporre di un tempo sufficiente per la conversione, esorcizzando la paura di non fare in tempo a cambiare vita prima di morire. A questo livello la morte improvvisa può diventare una sciagura e in questo senso Gesù scuote i presenti affinché comprendano l’urgenza di sentirsi sempre manchevoli e di conseguenza di prepararsi e di impegnarsi in un percorso continuo di conversione.

“Convertitevi o perirete tutti”, potrebbe sembrare una minaccia ma non lo è. Anzi si può cogliere, al contrario, come una supplica accorata: convertitevi! Cioè cambiate stile di vita, invertite la direzione, in ogni campo della vita: in quella economia che uccide, così come stiamo verificando in questi giorni con la nefanda guerra in Ucraina, in una ecologia violata, nella politica corrotta, nella supremazia del denaro, nel porre fiducia negli armamenti, nella costruzione dei muri.

E’ un invito carico di amore e preoccupazione per il nostro futuro e il futuro dell’umanità. Cambiate mentalità, cioè siate onesti, attenti ai più poveri e bisognosi, siate liberi, trasparenti nelle scelte che compite; siate veri in ogni ambito della vostra vita; siate generosi soprattutto con chi chiede e supplica aiuto e sostegno, perché le conseguenze per chi non cambia vita sono devastanti

“Convertitevi, altrimenti perirete tutti”. È il grido di Dio, è la Sua preghiera per noi! E’ la Sua implorazione che giunge a noi attraverso le lacrime di quei bambini, quei soldati e quelle donne che stanno morendo in Ucraina. E’ Dio che prega l’uomo di oggi a divenire anzitutto  più umano oltre che più credente. 

E’ una Parola indirizzata a noi perché tutti abbiamo bisogno di un bagno di umiltà nell’ammettere che siamo creature fragili e che da soli non potremmo fare  nulla. 

La parabola del fico sterile poi ci ricorda come effettivamente il Signore abbia pazienza con noi, proprio come il divino agricoltore che ha pazienza con quel fico che non porta frutti. Tante volte ci ritroviamo nella medesima situazione del fico tra coloro che non portano frutto, rimaniamo sterili e improduttivi, specialmente sul piano della fede e dell’amore verso il prossimo. A riguardo don Tonino Bello afferma che questa parabola vorrebbe ricordarci che tutti noi siamo come alberi che avendo ricevuto i sacramenti - a partire dal Battesimo - continuamente succhiamo la linfa vitale, l’acqua per la vita. Dobbiamo chiederci: quali frutti diamo? Per nostra fortuna c’è sempre la speranza che anche un albero infruttuoso, come potremmo essere noi, possa migliorare, perché la Grazia di Dio può incombere rigogliosa nella nostra vita.

Quanta pazienza il Signore ha con noi! Tanta pazienza e sempre continua a puntare su di noi, sulle nostre capacità e sulla possibilità di un cambiamento, però dobbiamo fare attenzione a coltivare la bontà, lo spirito di sacrificio nel servizio al prossimo in modo da offrire la prova che siamo fedeli alla vocazione ricevuta di persone credenti e cristiane. Certo è fondamentale avere fiducia in noi stessi, ma è la fiducia in Dio che può cambiare la nostra vita.

Il Signore può  rinnovare ogni cosa, può fare tutto, anche l’impossibile, se noi Lo lasciamo fare e se realmente ci impegniamo a portare frutto.

don Alfonso GIORGIO

 



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