Costruttori di pace con Cristo Re povero

Pubblicato: 23/03/2024
Costruttori di pace con Cristo Re povero

La domenica delle palme o della passione certamente è caratterizzata dalla gioia. Un clima di festa e di gioia accompagna i riti di questo giorno:
la gioia del canto, la gioia di sapersi amati, la gioia di avere un Messia che salva, la gioia dell'accoglienza del re, questo re umile, a tal punto da poterlo definire "re mendicante". Mi piace definirlo così, questo re che cavalca con umiltà una piccola asinella.

Si è portati sin dall'antichità a vedere le persone illustri a cavallo, magari con delle armature o con una corona d'oro sul capo, vederle trionfare, brandire la spada, passare in mezzo al popolo tra gli applausi, le acclamazioni e gli inni e invece Gesù, in quello che in qualche modo doveva essere l'ingresso del vero Re, ne fa una parodia. Non entra in quel modo solenne, ma nell'umiltà di un povero che sale su un asinello.

Un animale che era più o meno alla portata di tutte le famiglie. Tutti, in qualche modo, potevano disporre di animali così umili e il Signore cavalca quell"asino fortunato con molta semplicità, poiché vuole dare proprio questo messaggio di povertà e essenzialità.
E' disarmato!

Mentre i re entrano con la corte, i plotoni e le armate, Gesù entra disarmato, sorridente, gioioso, perché e' un Re buono e pronto a morire per noi. Sa bene di andare incontro alla morte, è un Re strano che cerca proprio la morte, desidera questo e compie questo sactificio di sé stesso per amore, si offre per riscattarci con il Suo Sangue, a Gerusalemme, una volta per tutte e per tutta l'umanità.
Tutto per amore!

E' un Re povero che - come diceva Don Tonino Bello - ci vuole presentare quelli che sono gli "anticorpi della pace": presentarsi in umiltà, così con questa simbologia semplice, come del resto faceva anche lui da vescovo, portando al petto una croce di legno e tra le mani un pastorale di legno.

Quella semplicità che ha sempre contraddistinto l'agire del santo vescovo Bello, l'ha messo in perfetta linea con quello che Gesù ha compiuto il giorno delle Palme nella settimana della passione, presentandosi così in semplicità.

Da tutto ciò capiamo che solo i segni degli umili, i segni della piccolezza di Dio, di un Dio che va al di là della morte, possono toccare i cuori della gente.
Solo un Dio che affronta per noi la morte e si fa carico dei nostri peccati, vincendo con la Resurrezione puo' essere amato e riconosciuto.

Colui che ha superato la morte per amore nostro, ci testimonia che c'è una vita oltre questa vita, una vita oltre la morte, una vita eterna verso la quale saremmo tutti destinati.
Al termine della Messa delle Palme i fedeli possono portare a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati come simbolo di pace. Qualcuno ama anche scambiarli con gli altri come segno di reciprocità nell'impegno per la ricerca della pace.

Da qualche parte si usa che il capofamiglia utilizzi il rametto di ulivo, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua. È certamente un gesto rituale ma se viene vissuto con profondità può segnare l'inizio di un nuovo percorso, di un cambiamento di vita per essere, come affermava solennemente don Tonino Bello: audaci "costruttiri di pace"!

don Alfonso GIORGIO



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