Credere significa perdersi per la Verità

Pubblicato: 14/01/2023

Gv. 1,29-34Gv. 1,29-34

Credere significa perdersi per la Verità

In questa domenica, nel pieno del tempo ordinario cominciato già da una settimana, la liturgia ci ripropone ancora il Battista. Questa volta, però sotto un profilo diverso, diciamo per una motivazione diversa, per comprendere fino in fondo quanto il Signore ci ami.

In un interessante scritto di don Tonino Bello viene ribadito questo principio: “il Signore Gesù è venuto sulla terra a lasciare una sua lettera di amore…. Si è innamorato della Sua ragazza che è l’umanità tutta”. Ecco, mi pare che questa immagine, molto romantica, possa rendere idea di quanto Dio ci ami scegliendo di venire sulla terra. E così ci ha fatto questo grande dono di essere, in qualche modo, il nostro sposo.

Il Battista dinanzi a quell’uomo in fila in mezzo ai peccatori, comprende che si tratta proprio del Messia e ne diventa testimone, lo indica come l’Agnello di Dio. La parola che nella lingua greca fa riferimento a questo termine, “agnello di Dio”, può anche significare “servo” e, in effetti, Gesù incarna proprio quel servo di Yahweh profetizzato da Isaia. Nel servizio viene a noi per amore,  per indicarci il percorso necessario per la nostra felicità.

Va precisato riguardo al verbo usato dal Battista: «portare», «prendere sulle proprie spalle» può significare anche «togliere via». Probabilmente tutti e due i significati sono presenti nel verbo. Il primo significato evidenza che Gesù non solo non prende le distanze dal popolo peccatore, ma si confonde con esso, pur nella consapevolezza della propria innocenza e della propria origine divina. Così l’incarnazione prende tutto il suo valore altissimo: va intesa non solo come un farsi uomo, ma come quella  piena solidarietà di Dio con gli uomini e la loro storia.

La seconda possibile traduzione del verbo già accennata, «togliere via», «far cessare», lascia trasparire che Cristo non toglie i peccati solo perché, in qualche modo, li ripara, ma per il fatto che con la sua venuta cessa, in un certo senso, il tempo del peccato: Egli porta la conoscenza di Dio la quale può far nascere una comunità capace di vincere il peccato. L’Agnello a questo livello  è l'immagine di un'obbedienza e di un amore fedele che arriva fino alla croce.

Il Battista è il precursore fedele ed è fedele fino all’ultimo, perché dà la vita per Cristo, lo riconosce quale Messia che doveva venire, per cui diventa anche per noi un modello di fede per ciascuno di noi, affinché comprendiamo quanto sia importante dare testimonianza e darla con la concretezza, con l’autenticità di una vita veramente cristiana, per essere persone vere ed autentiche.

Soprattutto in questo tempo particolare che la Chiesa sta vivendo, mentre si parla e si cerca di attuare quella sinodalità che ha sempre contraddistinto il cammino delle comunità cristiane, per camminare insieme, l’ultimo profeta dell’Antico Testamento ci esorta ad essere veri tra noi, a deporre ogni maschera ed a cominciare davvero  con un cammino di conversione sincero e profondo.

E’ necessario camminare insieme, non si può camminare se non insieme – questa è in fondo la sinodalità -  perché, non si può cambiare insieme se non si è veri gli uni verso gli altri. Se non ci si espone, non può accadere nulla di costruttivo, se non ci si pone dinanzi all’altro nella verità e il Battista, a riguardo, ci dice tutta la verità, perché ci indica il Signore come l’Agnello di Dio, colui che sarà immolato, che si immola per noi, per amore nostro e noi dinanzi a questa Grazia dovremmo rispondere con gioia e disponibilità d’animo, secondo questo indirizzo, questa modalità che il Battista ci indica: essere veri!

Credo che in questo tempo ordinario, che occupa gran parte delle domeniche dell’anno, siamo chiamati proprio all’ordinarietà, cioè al quotidiano e quindi a vivere, in sostanza, la fede nella concretezza dei giorni, nelle scelte quotidiane e quindi a vivere proprio questa dimensione profonda della fede nel rapporto con gli altri, nell’ordinarietà delle cose di ogni giorno.

Dobbiamo chiedere al Signore che ci aiuti davvero ad essere dei buoni credenti, disposti come il Battista a perdersi per la Verità, a perdere per amore, perché egli perde, nel senso che ad un certo punto scompare per dare spazio a Cristo, per indicarci Lui: “io devo diminuire Lui deve crescere”. E così anche noi, decentrandoci, dovremmo essere disposti ad indicare il Signore, non noi stessi.

Spesso si cade in questo tranello, quello di porsi così come modello, quando invece è Gesù che dobbiamo imitare  perché è Lui il protagonista, è lui che dobbiamo indicare; l’esempio del Battista ci aiuta molto a capire tutto questo. Essere come lui servi fedeli fino all’ultimo e capaci anche di scomparire nello spirito evangelico del servizio che esige tutto questo.

don Alfonso GIORGIO



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