Dalla parte degli Ultimi

Pubblicato: 22/01/2022

Lc .1 1-4.14-21

Dalla parte degli Ultimi

"Lo spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l'unzione mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai cechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a programmare l'anno di grazia del Signore". E Gesù aggiunge “oggi questa Scrittura si attua!

Oggi, (sémeron) Dio ha parlato e ha realizzato la sua Parola. Oggi, perché quando un ascoltatore accoglie la parola di Dio, è sempre oggi: è qui e adesso che la parola di Dio si attua e ci interpella. Non c’è spazio per  dilazionare: oggi! 

È proprio l’evangelista Luca a forgiare questa teologia che potremmo chiamare dell’“oggi di Dio”. Per ben dodici volte nel suo vangelo risuona questo avverbio, “oggi”, ne cito alcune: 

-Nel momento della rivelazione fatta dagli angeli a Betlemme (cf. Lc 2,11);

-In occasione della rivelazione dall’alto con la voce celeste durante il battesimo nel Giordano (cf. Lc 3,22);

-In questo brano, come affermazione programmatica (cf. Lc 4,21);

-Mentre Gesù viaggia verso Gerusalemme (cf. Lc 13,32.33);

-In occasione dell’ annuncio di salvezza fatto personalmente  da Gesù a Zaccheo (cf. Lc 19,5.9);

-In occasione dell’annuncio di rinnegamento rivolto a Pietro (cf. Lc 22,34.61);

-Quando promette il Paradiso al mafattore crocifisso accanto a Lui (cf. Lc 23,43).

Comprendiamo quindi che l’oggi è per ciascuno di noi sempre l’ora per ascoltare la voce di Dio, per non indurire il cuore (cf. Sal 94,8) e poter così capire e accolgiere la realizzazione delle sue promesse. La Parola di Dio nella sua potenza risuona sempre oggi, e “chi ha orecchi per ascoltare, ascolti” (Lc 8,8; cf. Mc 4,9; Mt 13,9). 

Oggi o si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rigetta; solo oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte delle nostre vicende; inoltre oggi è sempre parola che possiamo dire se siamo ascoltatori autentici di Gesù: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose” (Lc  5,26). E possiamo dirla sempre anche quando ci siamo allontanati da Dio,  anche dopo un passato di peccato: “Oggi io voglio ricominciare”, perché, come scriveva  un antico padre della Chiesa, Gregorio di Nissa, la vita cristiana è andare “di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine” .

Sono queste le parole che Gesù cita in sinagoga, a Nazareth quando ritorna a casa sua, tra i suoi. Il ritorno a casa diventa per certi versi rassicurante per Lui. 

In effetti quando si ritorna nel proprio ambiente di vita ci si aspetta di essere accolti, compresi e magari sentirsi amati ma, paradossalmente,  può  accadere anche di essere sottovalutati perché troppo noti, gia conosciuti. Puoi sentirti dire: "chi sei? Ti conosco, so già chi sei".  E questo è accaduto a Gesù: è entrato in questa dinamica relazionale ed appunto, non l'hanno capito fino in fondo, non l'hanno accolto.

Eppure hanno ascoltato quelle parole, hanno ascoltato quello che Gesù aveva detto loro: "oggi questa Scrittura si avvera, qui, dinnanzi ai vostri occhi" e tutti gli occhi dell'assemblea erano pure fissi su di Lui. 

Doveva essere stato bello quel momento  solenne  cosi come sono belle queste parole rivelative del progetto di Dio che si  schiera dalla parte dei poveri. Potremmo dire di avere un Dio che non è imparziale e che si pone "sul passo degli ultimi", per dirla con don Tonino  Bello. A proposito mi piace citare proprio il  piano pastorale del vescovo di Molfetta che aveva come titolo proprio questa espressione: "sul passo degli ultimi".

È vero non può che essere così: Dio si pone sul passo degli ultimi e non è questo un fatto marginale, ma centrale nel messaggio di Cristo. Ce l'ha voluto dire proprio con questo programma pubblico, con questo discorso programmatico; un discorso meraviglioso ma così intenso da apparire impossibile nella sua attuazione agli occhi dei presenti. Forse si sentivano combattuti, probabilmente, così come anche noi, a volte, sentiamo che certi discorsi sembrano utopici..ma non possiamo far finta di nulla. 

Questo è il Sogno di Dio: vederci gli uni accanto agli altri, poveri e ricchi insieme, gli uni e gli altri,  anche se diversi, uniti in una "convivialità delle differenze"(cfr don Tonino Bello) rivederci in cammino,  in ascolto gli uni degli  altri.
Il Signore ci vuole così e ci ha regalato questa lettera stupenda - così  la chiama don Tonino -; è una lettera d'amore la sua, che forse noi abbiamo "messo nel cassetto" sono parole  di Gesù,  "ipsissima verba" e forse noi le abbiamo messe da parte. È  come se Gesù ci dicesse "mi hanno dimenticato". Con onestà dobbiamo dire che facciamo fatica a metterle in pratica e forse come i suoi concittadini di Nazareth, noi viviamo questo dubbio...ma non possiamo prescindere da questo e siamo chiamati a fare una scelta: scegliere Gesù, Figlio di Dio che viene a salvarci, che viene a indicarci il percorso della verità, della giustizia  della pace  della vera felicità o un Gesù storico che appare solo come un imbonitore delle coscienze oppure,  non saprei, uno  che ha fatto un po' da "personal trainer dello spirito", in qualche modo  uno fra tanti altri profeti.

Dobbiamo guardarci dentro ed operare in noi stessi una scelta. Se quello che abbiamo dinanzi, con questa pagina di Luca è Dio, allora fissiamo gli occhi su di Lui e lasciamoci guidare da Lui, fidiamoci di Lui e - se me lo consentite -, schieriamoci anche noi dalla Sua parte, cioè mettiamoci dalla parte dei più svantaggiati dei più poveri, dei più bisognosi, dei più reietti della terra, per dare loro questa luce nuova nello Spirito, per dare speranza, per dare loro fermenti di rinnovata gioia.

don Alfonso GIORGIO



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