Dio si manifesta ai cuori infranti

Pubblicato: 06/01/2024

Mt 2,1-12

Dio si manifesta ai cuori infranti

Celebriamo oggi la solennità dell'Epifania. Sono i Magi a riempire la scena di questa festa liturgica che ci rimanda a quell’antico viaggio compiuto da questi saggi.

“Magi” è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, accadico magūshu, siriaco mgōshā, passati al greco màgos (μάγος, plurale μάγοι). Si tratta di un titolo riferito specificamente ai sacerdoti dello zoroastrismo tipici dell’Impero persiano.

A Betlemme, proprio sulla facciata dell’antica Basilica costantiniana della Natività, un tempo, al di sopra del nartece, ormai inglobato da diverse sovrastrutture, erano raffigurati i Magi.

Si racconta che Cosroe I, re di Persia, in visita a Betlemme, mentre per gli altri templi ne ordinò la distruzione, per quello della Natività decise di non farlo abbattere perché, nel vedere uno dei Magi raffigurato con gli abiti tradizionali della Persia riconobbe i segni particolari di quella che era la sua cultura. Si commosse e non si sentì di radere al suolo quella Basilica. Ancora oggi, infatti è praticamente intera, grazie alla decisione del Re Cosroe di avere rispetto per quei Magi.

Questa considerazione di carattere storico-archeologico mi permette di spostare l’attenzione su un piano più umano–spirituale per affermare che anche noi, oggi dovremmo avere rispetto per questi Magi, che poi sono in qualche modo cercatori, persone in ricerca che rappresentano l’uomo di tutti i tempi intento a cercare delle risposte sul Mistero e sul senso della vita. Probabilmente dovevano essere non credenti. Credo, anzi che fossero non credenti alla ricerca e che non si aspettavano, non sapevano di dover incontrare poi un Bambino in quella umiltà, in quella grotta, in quella capanna in mezzo agli animali, in una mangiatoia. Non si aspettavano minimamente di dover trovare questa scena povera. Non sapevano quale doveva essere il re, preannunciato dagli astri, così come noi all’inizio di un nuovo anno non sappiamo che cosa ci aspetta e come incontreremo lungo il cammino il Signore nei giorni che vivremo, nelle scelte che faremo in questo anno.

Ecco allora che i Magi diventano per noi un monito a non perdere di vista l’importanza della ricerca e del viaggio, che è poi il dono più bello che i Magi fanno al Signore; non l’oro, l’incenso e la mirra quanto il viaggio vissuto insieme, i mesi trascorsi a viaggiare, fatti di ricerca, di ansia, di frustrazione, di gioia, di scoperta, di sorpresa. E’ il viaggio della vita, il viaggio di chi cerca veramente.

Da quei Magi viene umile un invito anche per noi a non dare nulla per scontato, ma a metterci continuamente in ricerca avendo la sempicità dei bambini, dei piccoli e dei poveri così come diceva don Tonino Bello, perché “il Signore si fa trovare nella casa di ogni uomo reso infante”.

Il bambino, in sé, può essere considerato come colui che cerca, che sperimenta, che cresce confrontandosi e accettando il nuovo. Quando prendiamo tra le braccia un bimbo ci accorgiamo che vorrebbe sempre cercare cose nuove, sempre toccare, sempre scoprire mondi nuovi. E’ davvero così! Ha ragione don Tonino Bello. Il Signore prende casa in un cuore infante!

Ci auguriamo che il Signore ci dia un cuore infante, un cuore bambino pronto ad accogliere Dio, e a riconoscerlo con umiltà quando si manifesta a noi nel Mistero che celebriamo e nei volti dei più poveri.

don Alfonso GIORGIO



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