Essere Cristiani "praticanti": cioè credenti e credibili

Pubblicato: 04/11/2023
Essere Cristiani "praticanti": cioè credenti e credibili

In questa domenica del tempo ordinario quella che potrebbe essere la frase sintesi del messaggio di oggi la si può ricondurre ad una espressione ormai nota a tutti: "pedicano bene e razzolano male"- "Guardate quello che dicono, ascoltate quello che dicono ma non fate quello che fanno".

Viene snidata l'incoerenza in coloro che, magari, dovrebbero essere proprio loro i primi a dare l'esempio, dovrebbero essere i primi testimoni di una fede convinta, conducendo una vita all'insegna della coerenza e dell'autenticità evangelica.

Devo dire che, in quanto sacerdote, mi sento particolarmente toccato da questa Parola e penso che questa pagina del Vangelo possa riguardare particolarmente noi consacrati, che appunto, dovremmo, non solo predicare, ma anche vivere quello che predichiamo.

È questo un forte e immediato richiamo alla coerenza. Lo diceva bene il "giudice ragazzino", Rosario Livatino quando, esprimendosi in maniera molto semplice riguardo a questo tema, diceva che "più che essere credenti dobbiamo essere credibili".
Credo che oggi, come non mai si abbia veramente tanto bisogno di credibilità.

I nostri giovani, in modo particolare, guardano a quello che facciamo, a come ci comportiamo, piuttosto che a quello che diciamo. Sono i gesti che affascinano, non le parole. Non è più il tempo delle prediche, delle belle parole, ma dei fatti, della concretezza dei gesti e Gesù questo l'aveva già detto diversi anni fa e noi continuiamo a predicarlo. Però chiediamoci, con sincerità, quanto crediamo a questa verità?
Quanto crediamo alla necessità di una vita coerente?

Talvolta la Chiesa stessa, nel suo insieme, si pone effettivamente come una istituzione che propone obiettivi molto alti sul piano morale e spirituale ma poi si perde nei soliti "rivoli" della incoerenza e della debolezza, perché, in fondo la Chiesa è Santa e peccatrice....
Anche la Chiesa fa l'esperienza della fragilità, come ogni persona.

La Chiesa costituita da santi e peccatori vive il paradosso della fragilità e della incoerenza. Però il Signore ci chiede di fare il possibile per essere perfetti quando ci esorta: "siate perfetti come è perfetto il Padre Nostro che è nei cieli", per essere come Lui, per essere coerenti, per amare come Lui e ci chiede anche di vivere la nostra fede, - come direbbe don Tonino Bello- , al di là dell'"incenso infuso nelle chiese", anzi, con un'immagine meravigliosa denuncia un certo disimpegno dei credenti e dice proprio così: "la nostra fede non ha molta polvere nelle scarpe, non ha profumi di strada, ha solo il profumo di incenso delle nostre chiese.... Invece si dovrebbe aprire la porta della Chiesa....Bisognerebbe essere Chiesa aperta nel territorio", cioe' quella "Chiesa in uscita" di Papa Francesco.

Il linguaggio profetico del santo vescovo di Molfetta, in effetti aveva anticipato quello che poi è diventato il "leit motiv", della predicazione del papa, per il quale essere Chiesa in uscita significa aprirsi al mondo, aprirsi al territorio per vivere la coerenza di una vita di fede che sia articolata nella concretezza dei giorni, della fedelità a Dio e all'uomo, con quella vicinanza e quella umiltà che dovrebbero sempre caratterizzare il cammino del vero "discepolo-missionario" del Vangelo (EG, n.120).

Ecco, diciamo pure che in questa società che appare sempre più lontana da quella che è la logica del servizio, la Chiesa dovrebbe, in ogni circostanza, anche la più complessa, mettere sempre di più il "grembiule".

Già fa tanto in questo senso ma lo stile del Servo andrebbe imitato e vissuto in naniera capillare in ogni settore, in ogni ambito della vita stessa della Chiesa al servizio dei poveri e degli ultimi per essere anch'essa "ultima" e povera nel mondo. Io penso che solo in questo modo diventerà ancora più credibile: "una Chiesa povera per i poveri" (cfr. Papa Francesco).
Siamo ormai tutti convinti di questo e abbiamo preso coscienza che questa è la via giusta indicata dal Maestro.
Questa è la direzione necessaria che ci indica.
Questa è l'indicazione di fondo che il Signore ci pone: vivere il Vangelo nella concretezza dei gesti e nell' audacia della testimonianza cristiana.

don Alfonso GIORGIO



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