Gesù guarisce i cuori affranti

Pubblicato: 10/02/2024

Mc. 1, 40-45

 Gesù guarisce i cuori affranti

Gesù è alle prese con un lebbroso. La lebbra è una malattia che sicuramente aggredisce il corpo, ma altresì provoca isolamento. Specialmente ai tempi di Gesù perché non si aveva modo di curarla in maniera specifica. L'unico rimedio consisteva  nel  mettere le persone affette dal morbo fuori dalla città, isolarle da tutti per evitarne i contagi. 

Alla luce di questa pagina del Vangelo capiamo anche che, in fondo, ogni malattia, se ci pensiamo, porta all’isolamento e molto spesso sono proprio gli amici, i parenti, i conoscenti a trascurarci quando ci ammaliamo. Molto spesso gli ammalati lamentano di essere lasciati soli. Spesso capita proprio questo. E si sente così la sofferenza di essere stati lasciati soli.

Don Tonino Bello, quando, nel contesto di un incontro con i giovani descrisse il momento della passione, riferendosi a Gesù in preghiera nell'orto degli ulivi, - cioè proprio nel momento critico che lo preparava all’immolazione totale di sé per amore nostro - con delle parole veramente profonde racconta la  terribile solitudine di Gesù.:

«Tutti gli amici mi hanno lasciato…. Adesso tu stai da solo. Non è qui nemmeno un “fiato”…. Verrà un momento. - diceva rivolgendosi ai presenti  - in cui sperimenteremo  il “sonno” degli amici. Nel corso dei tre anni di vita pubblica Gesù non aveva bisogno di amici, perché era sempre attorniato da tanta gente, ma in quel momento, così delicato, momento in cui aveva veramente bisogno, non sente più questa presenza….. Sarebbe bastato un colpo di tosse, gli sarebbe bastato il fischiettare di San Pietro. E invece gli amici se ne vanno».

E' proprio ciò che accade a chi vive il dolore per uno stato di cose personali, per una malattia che tocca il corpo o lo spirito. Questo è ciò che capita agli ammalati, a coloro che soffrono, sofferenza su sofferenza a causa della solitudine, dell’esperienza dell’abbandono. Non a caso in questa domenica 11 febbraio nella quale ricordiamo la prima apparizione di Maria a Lourdes, Giornata mondiale dell'ammalato, il Papa ha scelto come tema di riferimento questa frase molto evocativa:

“curare i malati curando le relazioni”.

Questo principio è estensibile ad ogni ambito. È davvero importante curare le relazioni, impegnarsi affinché siano autentiche, vissute nella verità e nella sincerità. Relazioni così vissute aiutano a progredire nella fede, a camminare, a cambiare e sentirsi affrancati da una presenza consolante, perché quando si è soli ci si abbatte di più. La presenza di qualcuno accanto, una persona, un amico che condivide con noi quella sofferenza, quella solitudine può determinare in noi un grande cambiamento.

Dobbiamo chiedere al Signore che ci dia veramente questa capacità di stare accanto a chi soffre e di incontrarlo proprio nel volto sofferente del fratello, per offrirgli la possibilità di guarirlo con la stessa fede del lebbroso che si mostra così umile nella richiesta rivolta al divino Maestro:

“Se vuoi puoi guarirmi”.

Cioè se rientra nella Tua volontà, se non sto chiedendo molto e più di quello che posso, con delicatezza guarda alla mia solitudine, alla mia sofferenza. E Gesù lo vuole, perché volge lo sguardo su di noi se veramente crediamo in Lui. Per questo è venuto sulla terra. Il suo sguardo benevolo sulle nostre ferite e sulle nostre solitudini può guarire, se glielo permettiamo.

“Lo voglio sei guarito”

Gesù vuole guarire il lebbroso, perché vuole guarire non tanto la malattia quanto la persona, perché ha a cuore ognuno di noi. E vorrebbe “guarirci”, vorrebbe farci uscire dall’isolamento affinché possiamo sempre vivere la fraternità e la gioia dello stare insieme agli altri “in salute”.

“Non dire a Dio perché lo hai fatto. Non andate a chiedere conto a Dio del perché tutto questo vi succede ma pensate : ecco sta accanto a me  adesso! Mi chiede scusa di quello che è successo” (don Tonino Bello).

don Alfonso GIORGIO



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