Gli alimenti nella Bibbia

Pubblicato: 01/03/2021

Pane di Vita come segno di Comunione e Condivisione

Gli alimenti nella Bibbia

Da sempre nelle liturgie ebraiche il pane ha avuto un riferimento privilegiato. Se pensiamo al valore attribuito dal libro dell’Esodo (Es.12, 15-20) poi, il pane diventa simbolo della Pasqua e sarà pane azzimo, in ricordo della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, quando la fretta di uscire impediva alle massaie di far fermentare la pasta.

Il Nuovo Testamento, circa il tema del pane, si è rifatto molto all’Antico Testamento, confermando ed ampliando i diversi significati teologici ed antropologici. Basti pensare all’atteggiamento di Gesù dinanzi alle folle affamate. Dopo aver moltiplicato i pani – alimento base per il sostentamento dell’uomo ma qui, anche simbolo di condivisione e solidarietà – mentre i discepoli li avrebbero voluti congedare perché ognuno provvedesse a sfamarsi autonomamente, Gesù esorta proprio loro ad intervenire di persona: “voi stessi darete loro da mangiare” (Matteo 14, 13-21). Il richiamo alla solidarietà ed alla carità è palese. Con Gesù si instaura un nuovo Regno, un novo modo di relazionarsi agli altri e a Dio stesso, per cui nessuno può rimanere indifferente dinanzi ai bisogni altrui.

Nel deserto Gesù, quando venne tentato da Satana, affermò che l’uomo non poteva anteporre le esigenze del corpo a quelle dello Spirito poiché: “non di solo pane vive l‘uomo”.

Nei Vangeli, unitamente al dovere di lavorare per mangiare, viene affermato il primato della Parola di Dio vero pane di vita eterna, ma quello che è più sconvolgente è che Gesù stesso si dichiara “pane di vita eterna”. Un discorso che a Cafarnao [1] risultò così tanto duro che molti dei suoi discepoli andarono via. Il tema del pane di vita eterna così, divenne il punto di verifica della Fede dei suoi seguaci tanto che rivolgendosi al cerchio più ristretto degli apostoli, pose loro la domanda; “volete andarvene anche voi?”.  Dopo un prevedibile silenzio di riflessione, fu Pietro a rispondergli a nome di tutti: “Signore da chi andremo Tu solo hai parole di vita eterna” (Giovanni 6,48-51).

Aveva detto: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Un discorso chiaramente eucaristico che preparava i cuori ad accogliere il grande dono del pane nell’ultima cena. 

Egli stesso si fa pane ed il Suo Corpo da quel momento è vivo ed è misteriosamente presente in quel pane che non è più un semplice pane azzimo, ma presenza reale del Suo Corpo immolato in sacrificio per noi.

Da quella ultima sera, ininterrottamente, i credenti in Cristo ricevono il dono del pane eucaristico sacramento dell’unità dei fedeli e dell’unità della Chiesa.

Il pane allora non può essere gettato deve essere accolto e donato in un dinamismo di comunione e condivisione. Singolare a riguardo è stata la recente e originale iniziativa del nuovo arcivescovo di Bari-Bitonto mons Giuseppe Satriano di donare a tutti i presenti, al termine della Celebrazione Eucaristica di inizio del ministero pastorale “un semplice pezzo di pane” che come egli stesso ha spiegato, doveva essere portato a casa. A tutti ha detto: “nella vostra casa…beneditelo con una preghiera, condividetelo e donatelo”, con la promessa: “questo segno lo vivremo, di volta in volta, in tutte le comunità quando verrò a visitarvi”. Il segno eloquente del pane della comunione per farci noi pane per gli altri.

Quanta strada ha fatto il pane e quanto valore è stato attribuito ad un po’ di farina ed acqua. Il pane ha assunto un valore così profondo, di condivisione, di carità e solidarietà, di ricompensa, di sostegno materiale e spirituale, ma il significato più nobile e sorprendente rinviene proprio dal sapere dalla bocca stessa di Gesù, (ipsisissima verba Christi [2]) che “prese il pane e pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: prendete e mangiate;  questo è il mio Corpo” (Matteo 26, 26). 

Don Alfonso GIORGIO

 

[1] Si tratta del discorso che Gesù fece nella sinagoga di Cafarnao: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;  il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».  Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.(Gv 6, 32-35).

[2] Ipsissima verba Christi, latino per “le stesse parole di Gesù”, è un termine giuridicoche indica l’autorità delle parole per il fatto che si riferiscono a Gesù  in prima persona Cioè certamente da lui pronunciate.

 



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