I beati sono coloro che fanno luce in questo mondo

Pubblicato: 15/02/2025
I beati sono coloro che fanno luce in questo mondo

In questa domenica ci viene proposta quella pagina del Vangelo per cui don Tonino Bello, riportando un po' il pensiero di tanti teologi e soprattutto dei padri della Chiesa, diceva che se andasse persa tutta la Bibbia e rimanesse tra le nostre mani solo questa pagina avremmo l'essenziale, sì perché Gesù in questo stupendo testo delle Beatitudini ci dice fondamentalmente quello che è giusto e bello attuare come credenti e quello che è davvero necessario per un credente: "vivere la felicità", sentirsi amati, vivere la Beatitudine.

Essere "beato", infatti significa proprio questo, essere felice e la felicità rinviene da un fatto: sentirsi amati da Dio e amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze.
C'è però una cosa che va sottolineata in merito al linguaggio usato da Gesù che appare veramente contraddittorio: come si fa ad essere felici nella povertà, nel pianto, nelle persecuzioni, ecc.?
Forse il Signore ci vuole tristi e sconfortati?

Secondo le logiche di questo mondo è felice chi possiede molto, chi accresce il suo potere, chi se la spassa, magari anche a discapito dei poveri. Tutto ciò sembrerebbe una contraddizione.
Può essere che la povertà renda felice una persona?

È chiaro che no, ma il mondo arriva a dirci che si è felici anche quando si acquisisce potere sugli altri, ad esempio, magari facendo carriera, come spesso sottolinea papa Francesco affermando che questo è un pericolo e una deriva mondana che non risparmia nemmeno l'ambito ecclesiale.

Talvolta può capitare che qualche chierico o laico nella Chiesa corrano questo pericolo disastroso e cerchino proprio questo nella propria vita pensando così di poter essere migliori nel proprio ministero assumendo gradi più alti, per cui la missione del Vangelo, alla fine, può diventare solo un pretesto per esibire se stessi, ma non è con queste dinamiche che noi siamo felici. Gesù, al contrario, ci vuole dire che possiamo essere felici anche nella povertà, perché la povertà ci fa andare all'essenziale, è l'essenziale, ci fa amare senza secondi fini, ci fa sorridere alla vita e ci rende capaci di riconoscere Dio, la Sua presenza e la Sua azione nella nostra vita, perché quando si è pieni di troppe cose e sicuri di se stessi, allora è difficile che Dio possa trovare spazio nel nostro cuore. È così che la povertà può diventare, paradossalmente, fonte di felicità.

Vorrei anche confermare tutto questo alla luce di ciò che mi è capitato di vedere durante i vari viaggi compiuti a motivo del servizio che svolgo con il Movimento Apostolico Ciechi.
Nelle terre più povere del mondo come in Etiopia, o in Kenya, Mozambico, Nord est del Brasile, Angola, Rwanda, Repubblica Democratica del Congo, ecc., ho visto volti di bambini e adulti poverissimi, ma felici, perché la felicità non risiede, nelle cose.
Le cose non ti abbracciano, non ti danno amore.
In quei luoghi poveri ho avuto la prova evidente, che tutto rinviene dall'Alto non dalle cose, sei felice veramente e pienamente solo se riconosci Dio presente e agente nella tua vita.

Le altre beatitudini che nel Vangelo di Luca sono riportate che vogliono dirci?
Qui ne vengono elencate solo quattro a differenza del Vangelo di Matteo che ne riporta otto. Forse l'autore sacro ha voluto ancora sintetizzare per dirci che nella sofferenza e nel pianto riceviamo la consolazione.
È chiaro che non siamo felici quando piangiamo, ma siamo felici, siamo beati, siamo santi, siamo contenti perché il Signore nel pianto ci consola, perché c'è quel "non ancora", ' di cui parla don Tonino Bello in un suo scritto che si riferisce proprio a questa pagina delle beatitudini - che dovrà attuarsi anche attraverso il sostegno di un fratello, che il Signore ci manda, perché il Signore si rivela a noi anche attraverso coloro che ci sono accanto, che passano nella nostra vita.

C'è anche una strana beatitudine che parla addirittura di persecuzione. Anche in questo caso è chiaro che non si può essere beati perché perseguitati, ma per il fatto che si vuole giustizia e si vuole sicuramente portare avanti un cammino di giustizia, cioè si desidera che anche gli altri, anche i poveri, anche coloro che sono ingiustamente perseguitati, possano trovare in noi una consolazione ed un conforto.

Ora al termine di questa breve riflessione mi piace ancora lasciarvi con uno scritto di don Tonino Bello che evidenzia la grandezza e l'importanza di rimanere umili e di abbracciare quella povertà dello spirito che è vera fonte di gioia: «Ognuno di voi è una parola del vocabolario di Dio che non si ripete più. E non abbiate la preoccupazione che non ci sia la passerella per voi, che la storia non vi offra un palcoscenico, che non vi dia la copertina patinata, che non vi dia il video come schermo delle vostre esibizioni: non vi preoccupate di questo. Non è questo il senso. Voi non avete il compito nella vita di fare scintille, ma di fare luce. Io vi voglio augurare che non abbiate a perdere la dimensione della quotidianità e del sogno. Scavate sotto il vostro tettuccio e troverete il tesoro. Non siete inutili. Siete irripetibili».

don Alfonso GIORGIO



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