Il dubbio alimenta la ricerca di Dio e la nostra fede

Pubblicato: 23/04/2022
Il dubbio alimenta la ricerca di Dio e la nostra fede

È ancora Pasqua, siamo infatti nella cosiddetta ottava e i discepoli sono ancora chiusi nel cenacolo. Sono li non certo per il “distanziamento sociale” come si è detto per due anni. Chi lo sa! Certo è che noi  ormai  siamo diventati gli specialisti delle quarantene e non ci meraviglia più sapere che delle persone sono rinchiuse in casa. 

I discepoli forse sentono di dover entrare in quarantena ma le motivazioni non sono certo riconducibili ad un virus ma piuttosto al terrore di essere presi e fare la fine del Maestro. Presi da così grande timore, ancora  non comprendevano quello che stava accadendo, erano stati  informati circa la Resurrezione di Gesù. Ci  credevano, certo ma erano molto timorosi, chiusi in quel cenacolo, ma Tommaso non c’era il giorno di Pasqua e quindi non poté verificare, non poté toccare con mano ma ciononostante ebbe il coraggio di tornare.

Tommaso detto Didimo diceva: “io non ci credo, non credo se non vedo, se non tocco con le mie mani, se non verifico”; era preso dal dubbio, però quel che ci meraviglia è che lui ritorna, e probabilmente spera  ancora.

Tante volte nell’esperienza ecclesiale ci capita di incontrare persone che ad un certo punto perdono la pazienza, mollano tutto e se ne vanno,  abbandonano  il Cristo,  abbandonano la Chiesa, dismettono l’abito del cristiano e vivono così, senza Dio o come se Dio non ci fosse, persone che liberamente hanno scelto di fare questo, di prendere le distanze, magari anche giudicando l’operato di chi invece lotta e opera ancora nel nome del Risorto. A differenza di questi, Tommaso ha avuto il coraggio di tornare; il che significa che vuole vederci chiaro ed ha l’umiltà di voler capire, di comprendere.  

Bisogna coglierlo così Tommaso, non tanto come una persona ingiusta, che non riesce a credere, ma piuttosto una persona vera, che ha dei dubbi e li palesa con trasparenza. Al riguardo chi di noi può dire di non aver avuto mai dei dubbi? Il dubbio del credente è pensare che la Resurrezione non possa essere falsa, di contro, il dubbio del non credente è che la Resurrezione non possa essere vera. Il  dubbio quindi c’è sempre e in ogni direzione. Anzi, paradossalmente, se il dubbio rimane ed è ben accolto finisce con l’alimentare  la nostra fede perché promuove la ricerca.

Da un lato il dubbio di Tommaso, dall’atro  cogliamo, ancora una volta, l’umiltà di Gesù che si lascia   sottoporre a questo “test” lasciandosi toccare da quel discepolo incredulo. Tommaso però, di fatto, non tocca le ferite e dinanzi al Risorto sente di doversi immediatamente inginocchiare e adorare: “mio Signore e mio Dio”.

Il Risorto non cancella le tracce del dolore affrontato, le ferite rimangono, sono i segni dell’amore di Dio, non sono rimosse, non sono dimenticate. La passione che Gesù ha affrontato per donarsi totalmente sulla croce rimane. Il dono di sé stesso nell’offerta totale della Sua vita e la volontà di amarci fino in fondo fino a dare la vita per noi rimangono e quelle ferite diventano il segno eloquente della Grazia di Dio che può entrare nei nostri cuori proprio  attraverso la  Pasqua.

Cristo  è Risorto, è veramente Risorto e noi guardiamo a Tommaso con confidenza come faceva don Tonino Bello indirizzandogli una lettera molto significativa con la quale dichiarava di riconoscersi: “mi sono riconosciuto in te, mi sono riconosciuto molte volte e ti ho visto in  molti fratelli scoraggiati e delusi  dopo aver dato l’anima per un sogno per un progetto andato in frantumi” e “ti  vedo sbalordito e attonito mentre ascolti i tuoi compagni. Sai Tommaso hai ragione, incontro spesso cristiani come te, feriti dalla pessima testimonianza di noi discepoli, scandalizzati dal baratro che mettiamo tra la nostra fede e la nostra vita, increduli a causa della nostra piccolezza. Noi discepoli del maestro che, invece di essere trasparenza del Risorto, diventiamo filtro e facciamo emergere la nostra fragilità, piuttosto che la luce luminosa che ci ha avvolti e cambiati”.

E’ proprio vero, siamo noi, talvolta ad essere filtro quando invece dovremmo essere trasparenza di una fede indomita, di una fede alimentata dalla preghiera e dalla carità. Auguriamoci sempre che questo amore ci avvolga continuamente, ci renda capaci di testimoniarlo per esprimere umilmente la nostra fede e dire, come Tommaso, senza vergognarcene, dinanzi alla divina Presenza e dinanzi al mondo che Colui in cui noi crediamo è il nostro Signore e il nostro Dio.

don Alfonso GIORGIO



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