Il pane nutrimento del Corpo e dello Spirito nel Nuovo Testamento

Pubblicato: 12/01/2022
Il pane nutrimento del Corpo e dello Spirito nel  Nuovo Testamento

Il pane quotidiano evocato da Gesù (Mt. 6,11) come necessario nutrimento per il corpo e per lo Spirito, diventa nel Nuovo Testamento, cibo indispensabile e necessario per il credente che deve imparare a fidarsi di Dio e a chiederlo umilmente. La fiducia nel Signore alimenta la speranza e la certezza che il pane, simbolo inclusivo di tutte quelle che sono le necessità corporali dell’uomo, non potrà mai mancare se ci si affida a lui con umiltà di cuore; non è quindi necessario affannarsi per il cibo materiale e per le necessità del corpo: fame, sete, vestito, ecc., perché il Padre celeste provvede ad ogni cosa (cfr. Mt.6, 25). Un progresso in questo senso lo abbiamo proprio a partire dall’esperienza del deserto, quando Gesù viene tentato da Satana. In quella circostanza sarà Gesù stesso, in maniera ancora più incisiva a precisare che l’uomo non può anteporre le esigenze del corpo a quelle dello Spirito, poiché: “non di solo pane vive l‘uomo”. E’ un concetto che ritorna molte volte nei vangeli: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,27). In questo senso i pasti di Gesù con i suoi erano preludio al banchetto escatologico soprattutto il pasto eucaristico (cfr Lc 22, 19-20).          

Nel Nuovo Testamento, quindi, si fa riferimento al pane disceso dal cielo come nel passato, ma solo per dare un altro e più grande significato a questo cibo, e sarà Gesù stesso a spiegarlo: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giovanni 6,51). Non è un cibo che perisce dunque, ma un cibo di vita eterna. E’ un cibo prezioso che assume valore escatologico, per cui da cibo essenziale per il sostentamento diventa soprattutto cibo per l’eternità. Un discorso chiaramente eucaristico che preparava i cuori ad accogliere il grande dono del pane alla sera dell’ultima cena. 

Nei vangeli unitamente al dovere di lavorare per mangiare viene affermato il primato della Parola di Dio vero pane di vita eterna; ma quello che è più sconvolgente è che Gesù stesso si dichiara “pane di vita eterna”. Un discorso che a Cafarnao[1] risultò così tanto duro che furono in molti dei suoi discepoli ad andarsene. Il tema del pane di vita eterna così, divenne il punto di verifica della Fede dei suoi seguaci tanto che rivolgendosi al cerchio più ristretto degli apostoli, pose loro la domanda; “volete andarvene anche voi?” Dopo un prevedibile silenzio di riflessione, fu Pietro a rispondergli a nome di tutti: “Signore da chi andremo Tu solo hai parole di vita eterna” (Giovanni 6,48-51).

Prima di morire in croce Gesù ci ha donato un cibo: il Suo corpo, l’Eucarestia, pane di vita eterna, “memoriale per eccellenza del Mistero Pasquale di Cristo. Le parole di Gesù nella Cena evidenziano che l’Eucarestia è il Suo “corpo offerto in sacrificio”,  il Suo “Sangue sparso per tutti”, in attesa del Banchetto eterno[2]. Egli stesso si fa pane ed il Suo Corpo da quel momento è vivo ed è misteriosamente presente in quel pane che non è più un semplice pane azzimo, ma presenza reale del Suo Corpo immolato in sacrificio per noi.  Da quella sera, ininterrottamente, i credenti in Cristo ricevono il dono del pane eucaristico sacramento dell’unità dei fedeli e dell’unità della Chiesa.

L’invito di Gesù è chiaro, bisogna cercare la Sua stessa vita, il cibo che non perisce. Il resto finisce. Quando parliamo di cibo materiale non pensiamo solo al pane da mangiare, perché non ci nutriamo solo di cibo. Uno spazio significativo nella nostra vita lo occupano le sensazioni, il tempo impiegato per la cura degli aspetti estetici e tanti altri aspetti materiali che magari ci riempiono gli occhi, nutrono la nostra psiche e la nostra mente, magari provocando anche belle emozioni, ma non sono durature. Non c’è continuità, pace interiore, gioia piena in queste dinamiche e queste sensazioni sono momentanee, non appagano la nostra fame di  Dio che è inscritta nelle nostre anime. Anche questo genere di cibo - che in maniera onnicomprensiva possiamo attribuire al concetto di “pane materiale” -  passerà. Tutto passerà, tutto è passeggero e relativo. L’unica cosa eterna è la vita di Cristo.


[1] Si tratta del discorso che Gesù fece nella sinagoga di Cafarnao: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;  il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».  Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.(Gv 6, 32-35).

[2] A. Giorgio, Sacramenti e inculturazione. Per un cammino di fede in una Chiesa in uscita, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2019, 184.

don Alfonso GIORGIO



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