Il potere dei segni. Beati i poveri in spirito, ricchi dell'Amore di Dio

Pubblicato: 12/02/2022

Luca 6,22-23

Il potere dei segni. Beati i poveri in spirito, ricchi dell'Amore di Dio

Mentre articolavo il pensiero per preparare una riflessione sul vangelo di questa domenica, sono venuti dinanzi a noi -  a me e al regista - due colombini uno dei quali, poverino, pare che abbia solo una zampa; come due mendicanti perché, qui a Roma, in piazza San Pietro, quando due o più persone si fermano, i colombi e da un po’ di tempo anche i gabbiani, si aspettano, in genere, le briciole o del cibo per sfamarsi.

Quei volatili sono un po’ come i poveri del vangelo che attendono le briciole del padrone: il povero Lazzaro che attendeva le briciole alla tavola del ricco epulone e non gliene veniva concessa nemmeno una, ne è un esempio. Non ne era degno, perché a lui non era dovuto nulla. Ma con la morte la situazione si rovescia e per il ricco epulone non c'è più niente da fare. Mentre Lazzaro godrà dei benefici eterni, il ricco epulone, purtroppo rimarrà fuori in un abisso e non c'è niente da fare, ci sono solo quei “guai” richiamati da Gesù in questa stupenda pagina del vangelo di Luca.

Personalmente penso che la pagina del vangelo di questa domenica è bellissima ed unica. Fondamentalmente ci dice in estrema sintesi che sono “beati i poveri in spirito”. Però, dobbiamo ammetterlo, chissà quante volte riflettendo dinanzi a persone molto ricche abbiamo pensato, almeno una volta o almeno una volta ci sarà capitato di provare una certa invidia verso coloro che sono veramente tanto ricchi e possono fare tante cose: “se avessi tutti quei soldi farei tanto, aiuterei mio figlio-mia figlia a trovare un lavoro, potrei migliorare le attrezzature della  Parrocchia, avrei potuto  investire in un certo modo, sarei più sereno come appaiono sereni questi ricchi”. Ma terminata la fantasia del momento ti rendi conto, effettivamente, se vai in fondo alle cose, che non sono i soldi a fare la felicità.

Alcuni si illudono e pensano che veramente solo i soldi portino gioia e ti rendano felice. A riguardo, mi dispiace dirlo, molto spesso, soprattutto tra gli adolescenti c’è questa mentalità: ti dicono a vote che se si studia e si va a scuola è innanzitutto per mettersi nella condizione di fare soldi.  Non è tanto importante quello che impari e che studi ma quanto la prospettiva del lavoro finalizzato all’accumulo dei soldi. Poi ci sono anche coloro che giustamente, riflettendo, alla fine ammettono che non sono i soldi a renderti felice ma è, piuttosto l’amore a dare gioia al cuore e non si può comprare l'amore, nemmeno con tutti i soldi del mondo.

Tu ricco o povero che sia non puoi comprare l’amore. E’ proprio così: “essere amati ed amare” è più che sufficiente per essere felici, anzi è l’unico modo per esserlo davvero. Può capitare che di fronte a delle persone ricche, avare ed egoiste si pensi che la vera ricchezza sia nell’avere, piuttosto che nell’essere. In ogni caso in qualunque situazione ci si ritrovi, anche in una situazione di benessere, di serenità economica, è possibile vivere una certa povertà d’animo, “di spirito”, appunto. L’importante è percepire questa necessità di ritenersi persone fragili, persone umili che, comunque nell’umiltà delle relazioni umane, cariche di bontà e altruismo trovano conforto, trovano la piena realizzazione di sé, non certo nella ricchezza dei beni.

Oggi è facile incontrare persone un po’ narcisiste che tendono ad evidenziare la propria ricchezza attraverso “i segni del potere”: automobili lussuose e di un certo calibro, case di un certo valore, ecc.

A volte si cimentano pure nell’ostentazione di sé della propria forma fisica, del proprio modo di vestire ostentando capi firmati e preziosi che costano tantissimo. Sono i segni di un potere materialista. Da questo punto di vista come non pensare alle parole di don Tonino Bello che ci invita a non fermarci alle apparenze contemplando e coltivando questi segni del potere ma piuttosto a dare “potere ai segni”. Quindi non “i segni del potere” ma “il potere dei segni”, perché il segno più gradito a Dio, che poi è gradito anche a tutti coloro che ci guardano è il segno dell’affabilità, il segno della prossimità, il segno dell'attenzione ai più piccoli, agli esclusi. 

Questi segni ci rendono veramente ricchi nel cuore perché ci accorgiamo, in noi stessi che, mentre soccorriamo, mentre sosteniamo chi è ancora più povero di noi, la vera felicità riempie di significato la nostra vita perché, in fondo, siamo fatti per amare e il Signore lo sa e ce li ricorda.

Siamo Beati noi: quando appariamo poveri di cose umane, perché diventiamo ricchi del Regno; quando appariamo al mondo affamati, perché in realtà per noi è Cristo il vero Pane, che ci sazia; quando viviamo situazioni di dolore, ma conserviamo sempre la fiducia dei “poveretti del Padre” e sappiamo che solo in Gesù è la vera gioia; quando, a causa di Lui, gli uomini ci odiano, ci insultano, ci ridicolizzano e disprezzano il nostro nome come infame. Sono parole molto dure queste ma solo attraverso questa consapevolezza è possibile amare veramente ed essere felici.

don Alfonso GIORGIO



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