Il Risorto attraversa la sua Chiesa e continua a benedire e sostenere i cuori di tutti

Pubblicato: 28/05/2022

Ascensione del Signore - Lc. 24,46-53

Il Risorto attraversa la sua Chiesa e continua a benedire e sostenere i cuori di tutti

Siamo quasi alla fine del tempo di Pasqua e la liturgia di questa domenica ci invita a contemplare dal basso il mistero di Gesù che ascende al cielo. 

E’ il momento del distacco? Si, indubbiamente Gesù lascia la terra e tutto ciò che lo rende perché deve raggiungere il Padre, stare alla destra del Padre! Ma si tratta di un distacco fisico che contempera in qualche modo un'altra modalità di presenza. Infatti c’è una vicinanza che va al di là della fisicità, c’è una presenza spirituale del Signore Risorto

Alla fine si tratta di un distacco necessario, affinché gli apostoli prendano coscienza, diventino consapevoli della responsabilità che viene loro affidata di portare il vangelo, non solo in Samaria, non solo nella Giudea, nella Galilea ma in tutto il mondo, fino agli estremi confini della terra. 

Non basta annunciare a parole occorre essere incisivi, essere convincenti, credibili. Ed è per questo che i discepoli lo devono fare con povertà, con umiltà, con uno stile semplice, umile e un distacco profondo dalle cose del mondo. La storia della Chiesa conferma che le migliori conversioni sono avvenute proprio in contesti di coerenza e di grande carità evangelica. 

Tutto ciò apre orizzonti nuovi, perché, in un certo senso, avvia una sorta di “decentramento”. In qualche modo Gesù si allontana, si decentra appunto,però non per essere assente, anzi per avviare un nuovo modo di essere presente. La Sua presenza, infatti è costante. Egli rimarrà sempre  accanto a loro e da quel giorno accanto a ciascuno di noi, accanto ad ogni credente, sarà come un fuoco vivo presente e operante nel cuore di ogni credente affinché testimoni con la propria vita l’appartenenza a Cristo.  

Ogni  vero credente, infatti, dovrebbe portare la sua testimonianza recando con sé “il bastone e la bisaccia”. Son queste le parole che don Tonino Bello usò in una riflessione spirituale sul compito del cristiano dopo l’Ascensione di Gesù al cielo. 

Ogni viandante dovrebbe recare nella bisaccia cinque oggetti particolari che diventano, in qualche modo, simbolo di un percorso che si è fatto è che si vuole costantemente indicare e proporre agli altri: 1) portare un “ciottolo del lago”, di quel mare di Galilea sul quale Gesù ha compiuto tanti prodigi, sulle cui sponde ha chiamato a sé i suoi  primi discepoli; 2) bisogna portare - dice don Tonino Bello  - anche “un ciuffo d’erba del monte” per ricordare quelle alture sulle quali Gesù si è rivelato come Figlio di Dio, quel monte da cui ha parlato di amore alle genti, soprattutto attraverso quella stupenda pagina delle Beatitudini; 3) bisogna portare anche un “frustolo di pane”, magari attingendo da quelli 12 sporte avanzate durante il miracolo della moltiplicazione dei pani per testimoniare la bellezza di essere uniti nell’unico corpo di Cristo e la gioia di spezzarsi e donarsi per amore del prossimo. Il pane eucaristico simboleggiato in quelle miracolose moltiplicazioni abilita i credenti “discepoli-missionari” del vangelo ad indicare effettivamente quello che è veramente  necessario: il pane dello spirito; 4) bisogna portare  - ricorda ancora don Tonino – anche : “una scheggia della croce” perché non vi può essere annuncio del vangelo che non contempli il sacrificio della croce, la contemplazione di questo grande mistero della  morte di Gesù in croce, quello è il Suo supremo dono di amore per noi; 5) in ultimo bisogna  portare anche “un calcinaccio del sepolcro vuoto” perché quello è il mistero centrale, il motivo  per cui noi annunciamo la gioia del vangelo, è il mistero della Resurrezione di Cristo, il Kerygma

In fondo in fondo è proprio questa fede che dobbiamo testimoniare, questo mistero eterno di amore dobbiamo  portare agli altri e lo dobbiamo fare con convinzione, agendo insieme “a due a due” andando incontro al mondo. 

L’uomo di ogni tempo e di ogni luogo può essere raggiunto solo se portiamo la gioia del vangelo, infatti così come spesso ci ricorda papa Francesco,  un discepolo del Signore non puoi mai avere “una faccia da funerale” né può attardarsi a guardare il cielo, entrando per così dire in un mondo fantasioso, distante dalla realtà. Paradossalmente l’Ascensione, mentre ci invita a contemplare il mistero di Dio che è in cielo, ci spinge anche a considerare la necessità di muoverci personalmente e di assumere personalmente la responsabilità dell’annuncio e della testimonianza cristiana nella concretezza della vita quotidiana. 

Come ci ricorda il vangelo Gesù “mentre li benediceva si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”. Si tratta di un grande gesto di amore, di fiducia e di invio. E’ un gesto che compie mentre sale verso l’alto che quindi fa in maniera oculata, continuativa nel tempo così come rivela il verbo  originale espresso con l’imperfetto. Si tratta quindi di una benedizione infinita che non finisce mai.

La benedizione di Gesù, infatti  è un gesto che realizza ciò che esprime, ha un valore  performativo: «…comunica la benevolenza e la protezione, assicura la continuità e la fedeltà nel momento della partenza e della separazione». In genere, le parole dette in questi momenti assumono il valore di giuramento. «Nel nostro passo vi è dunque un paradosso del ritiro e del dono, dell’assenza e della presenza… il paradosso di Emmaus qui si ripete» (F. Bovon).

E’ Lui, il Risorto  che ancora oggi attraversa la Sua Chiesa benedice gli occhi e le mani dei suoi, benedice il cuore e il sorriso, la tenerezza e la gioia improvvisa! Quella gioia che nasce nel tuo cuore  quando senti che il tuo amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e sarà vivo per sempre. Quella gioia che  rassicura convincendoti che il tuo lottare per la giustizia e la pace non è inutile, ma produce sprazzi di cielo sulla nostra terra.

È vero Gesù è asceso ma ora, più che mai, sta operando in mezzo a noi! Ora tocca a noi riconoscerlo e raggiungerlo nei cuori dei fratelli e nella Sua Chiesa ! Testimoniamo a tutti e con gioia il Suo amore!

don Alfonso GIORGIO

 


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