Illumunati...illuminiamo

Pubblicato: 04/02/2023
Illumunati...illuminiamo

“Voi siete il sale della terra e la luce del mondo".

Il messaggio di questa domenica è stupendo e, tra l’altro, il senso di queste parole è di facile comprensione. Per quel che concerne il sale, noi sappiamo sin dall’antichità, che vien utilizzato per conservare, per preservare gli alimenti dalla corruzione; serve per dare sapore, di conseguenza, applicando  analogicamente questo principio a noi, comprendiamo che, in quanto cristiani, siamo chiamati a dare un sapore nuovo, a dare un nuovo criterio alla vita e anche a conservare, conservare i valori, certo, ma non in maniera individualista cioè con il solo fine di per preservarci per assicurarci un ritorno personale, ma piuttosto ad impegnarsi in prima persona, a preservare affinché il mondo non venga corrotto. E’ un po’ quello che spesso fratel Biagio predicava con la vita e proponeva a tutti: “rendiamo migliore e più vivibile questo mondo”.

Il cristiano, in quanto discepolo di Gesù non può non lavorare per questo scopo: dare sapore, custodire e proporre i valori dell’alterità, della gratuità e dell’amore verso Dio e verso il prossimo; in qualche modo si tratterebbe di sfidare la corruzione, perché il credente non è un corrotto, non vuole essere corrotto e non vuole corrompere. Secondo le parole di Gesù dovrebbe presentarsi piuttosto come una colomba, pur rimanendo “astuto come il serpente”, cioè attento a non sbagliare, a non farsi sopraffare, essere prudente.

Da tutto questo comprendiamo come il sale ha veramente tanti significati; tutto in direzione di quel senso che va dato alla vita, perché proprio quando sei impegnato ad essere sale non puoi non operare per il bene, per il prossimo e mentre operi a vantaggio del prossimo, ti accorgi che stai meglio e stai effettivamente realizzando te stesso; fa bene quindi essere sale, anzi è l’unico modo per essere felici perché si è felici solo quando ci si decentra per amare e per essere amati. Sono dinamiche umane che Gesù ha caricato di spiritualità ed ha reso accessibili a tutti perché chiunque, in qualunque situazione si ritrovi, può dar senso alla sua vita divenendo “sale” in questo mondo.

Però ognuno dovrebbe prendere coscienza che se non sala il mondo con amore e nella verità diventerà sempre più sale non buono, finendo poi di essere calpestato dagli uomini. Non è forse accaduto nella storia e non accade ancora oggi, che molti si sono allontanati dalla Chiesa per la nostra contro-testimonianza?

F. Nietzsche, filosofo ateo, diceva: «Se la buona novella della Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si creda all’autorità di questo libro: le vostre opere, le vostre azioni, le vostre scelte dovrebbero rendere quasi inutile la Bibbia, perché voi stessi sareste la Bibbia vivente! » E’ una considerazione condivisibile che ci fa riflettere. Se i cristiani non sono amanti del bello e del buono, se non sono coerenti con il Vangelo predicato, vengono gettati via, come inutili e inutilizzabili.

“Essere luce”, questo è il senso profondo del vivere in Cristo, ma direi anche l’unico modo per essere amati e vivere bene nel mondo: è Gesù “la luce del mondo”, perché solo Lui può brillare di luce propria.

Noi possiamo essere luce, ma in modo indiretto; possiamo essere il riflesso di quella Luce grande e sfolgorante che viene dal Risorto, così come dicevano i padri della Chiesa, riferendosi alla Chiesa che nel suo insieme è una luce significativa nel mondo ma rimane sempre luce riflessa, come quella luce che la luna riflette, che sebbene molto intensa non è sua, perché è la luce del sole. 

Cristo, dunque il “solis invictus” e noi siamo invitati a riflettere questa luce nel mondo. Possiamo essere frammenti, possiamo essere piccola “scintilla di luce” che scalda, che illumina, che dà un senso nuovo a chi ne rimane illuminato, che apre una via nuova, che indica meglio una via. Ed è proprio questa esortazione del Signore ad incoraggiarci – come affermava don Tonino Bello a questo riguardo -  non dobbiamo scoraggiarci del buio che è attorno a noi, anche se abbiamo la percezione di camminare nelle tenebre.

Dobbiamo cantare nella notte perché il buio attende la luce mentre ci impegniamo a “forzare l’aurora” è una sua espressione. “Forzare l’aurora a nascere”, credendoci fino in fondo. E’ una luce che può venire sempre incontro ai nostri volti, alle nostre anime, che può esserci sempre, nonostante le tenebre. Ma anche noi dobbiamo essere luce. Illuminati, illuminiamo coloro che incontriamo con la nostra testimonianza di vita bella e luminosa. E come può avvenire questo?

Come possiamo divenire noi luce per il prossimo? Quando diamo un pane all’affamato, quando accogliamo uno straniero, quando diamo da bere all’assetato, quando siamo vicini a chi soffre. E’ in quelle circostanze che noi siamo luce e diveniamo sale, perché in qualche modo diamo sapore e interessiamo tutto il cibo, cioè interessiamo tutta l’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti  dinanzi ad una umanità che soffre ed è assetata di Amore.

C’è un ultimo messaggio che viene da queste parole di Gesù. Se la luce non illumina per se stessa, se il sale nessuno può mangiarlo da solo senza rimanerne disgustato, vuol dire che in quanto discepoli dobbiamo apprendere questa ineludibile lezione evangelica: parto da me, dalla mia modesta luce, dal mio granello di sale ma tutto questo non è per me, a partire da me ma non per me! La metafora del  sale e della luce ci suggerisce che dobbiamo perderci dentro le cose, senza rivendicazioni, senza rumore e senza violenza ma piuttosto condividendo e amando sempre chi mi sta davanti.  

don Alfonso GIORGIO



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