L'Amore che "invecchia" è il più buono

Pubblicato: 05/10/2024
L'Amore che "invecchia" è il più buono

n questa domenica la liturgia ci propone un passo del Vangelo piuttosto impegnativo: parlando di matrimonio ci rimanda a quel tema già tanto discusso che è l'indissolubilità.

Quando gli viene chiesto conto della llegge sull'adulterio, Gesù coglie l'occasione per chiarire e quando affronta questo pone a loro - di rimbalzo una domanda per farsi dire quello che Mosè indicava in merito alla questione del matrimonio e proprio alla luce della "Legge di Mosè'" introduce il tema delle origini.
Mai dimenticare le origini. Quali erano le origini dei primi uomini e donne? Il Paradiso come realtà comunionale, l'amore pieno e vero verso il proprio partner, insomma una comunione di amore capace di affrontare anche grandi difficoltà perché quel che è importante non viene da quello che prescrive la legge, ma da un desiderio del cuore di sognare, questo per farci capire come non sempre le leggi si ritrovano con quello che è il progetto originario di Dio. Che è un progetto di unità, di comunione e vede l'uno accanto all'altra uniti per sempre.

A questo livello l'amore di un uomo per una donna certamente può essere alimentato di giorno in giorno se viene vissuto con quella logica.
Rimanendo sempre a livello dell'amore sponsale potremmo dire con le parole di don Tonino Bello, che è come il vino, il quale con il passare del tempo diventa ancora più buono.

Facendo riferimento al miracolo di Cana parleremmo di "vino nuovo", cioè un vino che è sempre nuovo, sempre buono e che anzi diventa migliore dopo, quando, appunto, la coppia irrobustisce il proprio amore. Infatti se è radicato in Cristo, se corrisponde, cioè a quel sogno di Dio che è vivere felici e amarsi amandoLo, quell'amore delle origini è sempre vivo in chi lo rinnova e lo accoglie quale dono veniente dall'Eterno per l'eternità.

Come lo stesso don Tonino Bello diceva: "il Signore viene dal futuro", perché prevede per il futuro, per il nostro futuro personale qualcosa di bello, qualcosa di buono, di grande, che migliora sempre più. E' chiaro che la condizione di base è rimanere uniti a Cristo, radicati in Lui, fare una scelta di vita inequivocabile agendo sempre secondo il nome di Gesù. Se tutto ciò viene costantemente alimentato da una vita spirituale e da un vero desiderio di rimanere uniti nel suo amore quell'amore "è per sempre".

Nel proseguio del discorso Gesù entra in contrasto con gli apostoli circa l'attegiamento da avere verso i bambini. Mentre loro li allontanano da Lui, Lui al contrario non solo li richiama ma li accoglie, li pone al centro, li accarezza e ne fa un modello di fede per tutti. Cosi facendo vuole indicarci il modo con cui dobbiamo rapportarci a Dio e con cui dobbiamo amarci: avere quello stesso stupore del bambino, anche nel rapporto di coppia, avere sempre quell'attenzione a non "scoprire" l'altro, stargli accanto, ma con quella capacità del bambino, potremmo dire, che è la tendenza ricorrente a perdonare sempre.

Il bambino, si sa, rapportandosi a suoi pari spesso mette alla prova la sua autonomia o il suo egoismo e vive in una sorta di dimensione di litigiosità continua, però dopo ogni episodio, subito dopo, è in grado di recuperare la relazione, quasi dimenticando quello che è accaduto. Quindi avere l'atteggiamento dei bambini richiamato da Gesù significa anche non prolungare in eccesso le contese, andare oltre, avere la capacità di ritornare all'origine, a quando si giocava, cioè quando si stava bene insieme e al fatto che ci si vuole comunque bene e si deve continuare a volersi bene.

Questa logica del Vangelo sicuramente può diventare anche un programma di vita per gli sposi e per quanti vogliono amare nel nome di Gesù. Non vale solo tra due coniugi consacrati a Dio nel matrimonio, ma anche tra tutti i credenti in Cristo che sono consacrati a Dio nel Battesimo e dovrebbero sentire forte il legame con tutto il popolo dei credenti.

Quante volte oggi preferiamo tenere il "cuore indurito" per paura di soffrire o per il desiderio di cambiare ogni volta che ci fa comodo. Preferiamo sempre e solo mettere avanti i desideri personali, gli interessi strettamente legati alla nostra persona, piuttosto che pensare a un bene più grande.


Essere cristiani significa avere l'ampiezza d'amore che ha avuto Cristo, amare come Lui ci ama.

don Alfonso GIORGIO



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