L'Amore vero non si compra

Pubblicato: 01/03/2024

Gv.2, 13-25

L'Amore vero non si compra

E' la terza domenica di Quaresima, abbiamo un'altra "location": si tratta del Tempio nella sua parte antistante.

Non si e' mai visto un Gesù cosi adirato ed è l'unica volta, in cui vediamo un Gesù "violento", determinato, intento a cacciare i venditori, i mercanti del Tempio, i cambiavalute, coloro che approfittavano dei pellegrini sfruttando il dovere del sacrificio per un proprio ritorno personale. Questi erano soliti speculare sulle cose, sugli animali acquistati per il sacrificio, eccetera. vita.

Pero' va precisato proprio con le parole di don Tonino Bello che è stato un grande profeta di pace: "Gesù è stato un nonviolento e guai se qualcuno si alza su a dire: “Eppure Gesù nel tempio ha preso la fune e ha dato addosso alla gente”. Non è vero. Questo è falso, perché nel Vangelo si dice che Gesù intrecciò una fune e agitandola rovesciò i banchi dei cambiavalute e li mandò fuori.

Ma Gesu' non era un violento anzi, al contrario si offriva come Agnello muto. Agitare la fune per gli ebrei era segno di potere. Gesù è stato violentato nel Sinedrio di Caifa da un soldato con uno schiaffo: “Così rispondi al sacerdote ?” E Gesù lo guardò: “Se ho parlato male, dimmelo; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Io immagino che quel povero soldato si sarà incenerito sotto quelle parole. Ecco Gesù risponde con la persuasione o con lo sguardo.

È, quella di Gesù una "violenza" rinveniente dallo "zelo per la casa del Signore". Potremmo dire, insomma, che qui, il Vangelo, - mentre domenica scorsa ci ha fatto comprendere quanto il Signore sia presente nella nostra vita spirituale, anche quando non ce ne accorgiamo - ora ci vuole mettere in guardia da ogni strumentalizzazione e commercializzazione del sacro: non possiamo comprare, non possiamo comprarci la salvezza, non possiamo comprarci il paradiso, non possiamo vendere, non possiamo acquistare, non vi possono essere risvolti materiali o egoistici di fronte a Dio. Eppure, su questo dovremmo fare un serio esame di coscienza. Tante volte, si è pensato che si potesse barattare la fede.

A ben vedere dobbiamo ammettere che nella realtà tutto questo è ampianente confermato dai fatti: non possiamo comprare l'amore o comprare qualcuno affinché ci ami.

E' la gratuità a caratterizzare il nostro rapporto tra noi e con Dio e, senza dubbio la generosità corrispondente, perché se sono vicino al Signore non posso poi trascurarLo. Non posso trascurare i "doveri" della fede, trascurare il Tempio, ci mancherebbe.

Se c'è vero amore mi sento necessitato ad incontrare e ad amare coloro che amo. Come credente quindi dovrei farmi promotore, dovrei sostenere il Tempio e tutte le attività connesse, affinché il lavoro pastorale, l'evangelizzazione, attraverso i templi sparsi nel mondo, cioè attraverso le realtà ecclesiali diffuse in ogni dove, possano raggiungere tutti.

Perciò non si può comprare, non si può nemmeno vendere, né lontanamente far passare questa idea opportunistica: che le cose sacre, che il nostro rapporto con Dio possa essere quantificato/acquistato con un'economia spicciola e poco attenta alle relazioni.

Un'economia che distrugge è proprio un'economia che vuole materializzare, rendere tutti felici con le cose, cioè trasformare in un mercato il nostro rapporto con Dio e con gli altri.

Il Signore ci chiede invece di vivere la gratuità, di vivere il disinteresse, di vivere il dono, la logica del dono. Devo donare, anche se con responsabilità, ma devo farmi carico di chi è più povero di me, devo essere vicino a chi soffre e tutto dovrebbe essere fatto per amore di Dio.

Quella divinità che Cristo mi ha manifestato sul monte Tabor ora passa attraverso la mia umanità. E questa mia umanità che è fragile può contenere la grandezza di Dio nella misura in cui trasferisco agli altri anche la gratuità.

Dalla logica dell'amore di Dio vi è poi questo passaggio alla logica del servizio. Sicuramente sarò più propenso, sarò più attento a servire se amo sinceramente. Sicuramente mi impegnerò nella testimonianza dell'amore di Dio, della gratuità dell'amore di Dio per me se è vero amore.

Non si può trasformare il nostro amore per Dio in qualche cosa che possa diventare un'occasione di guadagno per me. Questa è la dinamica malata da scacciare via dal Tempio di Dio che siamo noi.

don Alfonso GIORGIO



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