L’unico potere che vale è il “SEGNO” dell'Umiltà

Pubblicato: 25/02/2023

Mt 4,1-11

L’unico potere che vale è il “SEGNO” dell'Umiltà

Inizia il tempo di Quaresima. Quest’anno ci viene proposto il ciclo quaresimale più classico in senso catecumenale poiché ci invita, in qualche modo, a comprendere meglio quello che siamo in quanto battezzati e in quanto creature di Dio, vivremo cioè la mistagogia del nostro percorso di Fede; il Battesimo rende coloro che lo ricevono figli di Dio e fratelli e sorelle in Cristo, questa è la bella notizia che ci riempie di gioia e ci rende forti nelle tentazioni come Gesù. Ed è proprio questo il tema di questa prima domenica.

Gesù è nel deserto, e viene sottoposto alle tentazioni, nella sua piena umanità, le vive in prima persona. Potremmo dire, che, in qualche modo, viene costretto a scegliere come ogni uomo, come ogni persona che è costantemente chiamata a scegliere. Infatti in tutte le situazioni in cui veniamo a trovarci siamo sempre chiamati a operare delle scelte. Magari si tratterà di scelte di poco rilievo o al contrario di scelte profonde, comunque sia siamo chiamati in quel momento ad operare una scelta, a determinare una scelta che segni il nostro cammino. E’ in quel momento, proprio in quell’istante in cui stiamo facendo discernimento che si inserisce l’azione di Satana. Il diavolo agisce proprio in quel momento. Si inserisce in questo processo delicato che è il momento in cui dobbiamo esprimere a nostra decisione.

La prima tentazione cui Gesù – potremmo dire – si lascia sottoporre è molto conosciuta perché legata al pane. Si tratta però del cibo materiale, non il “pane degli Angeli”. E’ il simbolo del benessere che con il tema del pane viene rappresentato. E’ il materialismo, la sazietà, l’ingordigia di chi si concepisce solo come “tubo digerente” che vive solo per godersi la vita mangiano a sbafo e bevendo in tranquillità senza pensare ad altro che a questo.

La società in cui siamo immersi evidenzia anche attraverso i media l’importanza di godersi la
vita con la ricerca efferata della ricchezza a tutti i costi, il divertimento, con un moltiplicare all’infinito i divertimenti per cui i soldi e solo i soldi darebbero la felicità. Il mondo – nella sua
accezione più negativa di mondo, cioè la mondanizzazione
- ci vuole illudere, ci vuole far credere che la felicità si possa ritrovare in tutto ciò. Se uno ha i soldi, se uno sta bene non gli manca nulla basta così. Bisogna dire che anche i nostri giovani, purtroppo anche i giovanissimi, inseguono questi miraggi. Se li senti parlare, - anche se purtroppo non è colpa loro - ti accorgi nella ricerca della felicità ripongono al primo posto i beni materiali, i soldi, cioè il pane proposto da Satana a Gesù.

Ci sono giovani, anche adolescenti, che sinceramente non so come facciano, usando Internet, fanno scommesse, investimenti, acquisti e rivendite di oggetti, per macinare soldi, per ottenere sempre più soldi. Il fine più alto per la vita sembra essere questo: trovare la felicità nel denaro.

Ma dopo un po’ cosa succede? Rimane un vuoto. Mi confidava un giovanissimo: “poi rimani con un pugno di mosche, perché non ti senti amato, perché ti senti solo, sempre più solo”.

Allora la risposta di Gesù è, è proprio vera: “non di solo pane vive l'uomo”.
C’è bisogno di amore.
C’è bisogno di valori.
C’è bisogno di amare e di essere amati.

Come sosteneva Fratel Biagio: “una città non può vivere senza Dio”. Sono sue espressioni: “Può accadere, può essere che una città è senza Dio? Può esistere una città senza Dio? Può muoversi una città senza Dio?” Ecco, mi pare che questa società e in qualche modo, - non per cadere nel pessimismo – si ponga proprio questo obiettivo: eliminare dalla propria vita, eliminare Dio nella società.

La seconda tentazione è quella della spettacolarità. Il diavolo vorrebbe sfidare Dio e ridurre così la religione a qualcosa di magico per cui Dio verrebbe ridotto ad una sorta di fantoccio cui ricorrere sempre per avere soluzioni immediate, senza costi personali: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù».

Un Dio magico, pronto a intervenire all’occorrenza che mi darà sempre solo e soltanto quello che io voglio non quello che Lui vuole per me. Insomma si tratterebbe di quella tentazione di avere persino Dio sotto controllo, per cui bastano poche preghiere per ottenere quello che desideriamo all’insegna dell’immediatezza. Con un battito d’ali, con un colpo di bacchetta vorremmo risolvesse tutti i nostri problemi.

E’ la tentazione della fretta e del “tutto e subito”. Una tentazione molto attuale perché è questo che l’uomo contemporaneo cerca in ogni momento.
E’ il diavolo a suggerirlo: ecco tu fai una dimostrazione di potenza, ti manifesti nella Tua grandezza e, al tempo stesso, risolvi ogni cosa e lo fai con rapidità.

Sembra addirittura un consiglio di un amico, ma poi ti accorgi che si vuole eludere il sacrificio, la fatica della conquista, l’impegno personale, tutti aspetti importanti per vivere relazioni sane.
E’ importante l’impegno costante, è importante far crescere in noi la consapevolezza di essere figli di Dio e maturarla gradualmente. La strada di Dio, infatti è la strada del piccolo seme, non è la strada dell’arbusto già bello e confezionato, ma del seme che deve marcire e che deve crescere. Non c'è quella spettacolarità che il diavolo vuole propinare a Gesù e quindi anche a ciascuno di noi.

Non dobbiamo mai cedere a questa tentazione della fretta, dobbiamo metterci nel cammino di Dio, entrare nella logica di Dio.
L’ultima tentazione è legata al potere: manifestare, rendere pubblico il potere di Dio e quindi un potere che si pone contro il valore stesso della vita, un potere che addirittura viene prima di Dio stesso per cui acquisire beni, territori, denaro vale più di tante vite umane. Ecco le guerre, i soprusi dei forti sui più deboli, ecc.
«Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». In questa tentazione manca la provocazione: “se sei figlio di Dio” perché se nelle due tentazioni precedenti il diavolo voleva mettere alla prova l’effettivo potere di Gesù, in quanto Dio.
Qui siamo in un ambito ancora più caro a Satana: i regni della terra che vorrebbe tutti sottomessi a lui. Potremo dire che questa è la tentazione del baratto. Ti dò potere e tu però ti sottometti a me. E’ l’invito ad un certo realismo: se il mondo ha tanti problemi tu li puoi risolvere.

Quando ti chiedono miracoli e guarigioni tu rispondi prontamente e manifesta il Tuo potere! La tentazione riguarda un po’ tutti perché il potere dà alla testa a tutti e, sotto sotto, tutti ne vorrebbero avere. Ancora oggi esistono persone che sarebbero disposte a vendere la propria madre pur di acquisire più potere nella società. Sarebbero disposte anche a sacrificare la fede, a sacrificare Dio stesso, anzi talvolta, in nome di Dio in alcuni ambiti, vorrebbero acquisire ancora più potere, però lo fanno “in nome di Dio”, come se potesse essere legittimato. Il potere, però non ti porta a Dio, piuttosto ti allontana da Lui e non ti rende amorevole, anzi ti allontana anche dall’uomo. Allora non è il potere a caratterizzarci come cristiani, non è il potere a darci gioia, a dare senso alla nostra vita, ma piuttosto quelli che sono i segni di una vita vissuta secondo il Vangelo.

A riguardo, don Tonino Antonio Bello diceva: non dobbiamo evidenziare i segni del potere, ma piuttosto “il potere dei segni” e quei segni che danno felicità e riempiono il cuore di gioia sono proprio il segno dell’umiltà che ci conduce ai piedi della Croce; sono la carità che portandoci davanti al fratello bisognoso ci rende amorevoli, capaci di accogliere l’altro, di amare e di essere amati.

Non “i segni del potere ma il potere dei segni”: potremmo dire che in questa espressione è sintetizzato tutto il percorso del credente che dovrebbe essere testimone di questa carità, di questo segno grande che è l’amore di Dio per noi, che è la Sua Grazia, la Sua misericordia per noi.

don Alfonso GIORGIO



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