La forza del Vangelo al di là di ogni pregiudizio

Pubblicato: 06/07/2024
La forza del Vangelo al di là di ogni pregiudizio

In questa domenica attraverso i testi sacri proposti cogliamo l’attestarsi di un interrogativo di fondo che peraltro costituisce la sintesi di tutto quel mormorio registrato a Nazareth circa la persona di Gesù, la sua grandezza, la sua fama e tutto ciò che di prodigioso  compie.

Tutti si chiedono il perché di questa potenza, piuttosto che ringraziare Dio e accogliere e riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, si pongono questo interrogativo di fondo: “da dove gli vengono queste cose, chi è costui, non è il figlio di Giuseppe”, non è colui che noi conosciamo, uno di noi? Questa è la storia del profeta non accettato in patria sua. Tra l’altro è diventata anche una sorta di slogan: “nessuno è accetto in casa propria” e quei concittadini ingrati mormorano, alimentando così molti pregiudizi sulla persona di Gesù e su quanto stava avvenendo. 

Se volessimo transposizionare questa Parola sulla nostra vita, applicandola alle nostre esperienze quotidiane, nelle relazioni umane, ad esempio, ci accorgeremmo che spesso anche noi siamo presi dal pregiudizio, magari ci arrendiamo nelle situazioni difficili con quell’atteggiamento che è proprio del pregiudizio, con quegli “ormai” …non c’è più niente da fare, “ormai è tutto un fallimento”, ecc. Si tratta di quegli “ormai” che spesso si sentono anche in riferimento alla Chiesa di oggi: “ormai abbiamo perso tanto, non ci ascolta più nessuno”, “siamo diventati una minoranza”, “non ci seguono più”, c’è come un  abbattimento, quasi una “tomba” su tutto.

Si vuole mettere una tomba sulle cose che sono in vita o stanno nascendo, si vogliono mettere delle tombe sulle persone, sulle situazioni, perfino sull’azione della Grazia o meglio, mettendo la Grazia di Dio nella condizione di non poter più agire. Una conferma in questo senso l’abbiamo proprio dal Vangelo di questa domenica che ci ricorda un Gesù bloccato: “non poté fare nulla”, cioè non poté operare in quelle circostanze, non poté agire perché non trovava un terreno fertile.

Nel rapporto con Dio, infatti, occorre il riscontro della fede, la risposta libera del credente. Alla luce di quanto detto comprendiamo che  molto spesso il problema non è tanto di chi sta dinanzi a noi ma piuttosto di quanto noi crediamo a coloro che sono accanto a noi; quanto crediamo nelle loro potenzialità. Molto spesso formuliamo dei giudizi approssimativi sulle persone: le cataloghiamo, le poniamo in quel modo, magari ci facciamo prendere anche dallo sconforto convincendoci che tutto ciò che c’è attorno a noi non potrà mai cambiare e talvolta arriviamo persino a pensare che Dio ci abbia abbandonati, che il Signore non ci segua più. Questo può capitare a tutti, anche ai Santi, a riguardo mi permetto di citare il nostro caro don Tonino Bello quando da giovane, sul suo diario scrisse queste parole che cito testualmente:  

“Oggi ho trascorso una delle giornate più brutte della mia vita mi sento depresso, avvilito, stanco. Signore Gesù dammi forza non mi lasciare solo amico mio, stammi vicino sempre nel cuore, nell’angolo più nascosto e solitario dell’anima, fammi respirare il tuo respiro battere col tuo cuore, vivere la vita tua, teniamoci per mano Gesù, come due scolaretti che vanno in fila contenti”.

Si tratta allora di “tenersi per mano” gli uni agli altri, sempre, soprattutto quando incombe lo scoraggiamento, proprio allora dobbiamo ricordarci che la mano di Gesù è sempre tesa verso di noi e che Lui ci viene incontro, sempre ci tende la mano affinché stiamo con Lui. Se stiamo con Lui le cose cambiano e tutto ciò che ci circonda assume  un valore, è un aspetto diverso.

don Alfonso GIORGIO



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