La perseveranza nella preghiera

Pubblicato: 23/07/2022

Lc.11,1-13

La perseveranza nella preghiera

“Insegnaci a pregare”.

In questa domenica sono i discepoli di Gesù che glielo chiedono e  come ha fatto Giovanni con i suoi così fa anche Gesù con noi. E’ una necessità, anche oggi, per tutti noi credenti imparare a pregare! Alle volte capita che ci vedano immersi nella preghiera, magari in ginocchio e in quel momento pensano alla nostra compostezza, alla profondità della nostra preghiera, forse si chiedono quali possono essere le cose che diciamo a Dio. A riguardo mi ricordo di un bambino curioso che mentre ero in preghiera mi si avvicinò e mi chiese che cosa stessi  dicendo a Gesù: “Quali sono le parole che usi perché le voglio usare anch’io”. Gli risposi, ovviamente!

Un bambino così attento meritava una risposta e gli dissi con sincerità che, in realtà, non uso tante parole, molto spesso sto in silenzio e cerco di capire quello che Lui vuole da me.

Gesù, quando gli hanno chiesto di insegnare loro a pregare, sappiamo molto bene che ha insegnato il “Padre Nostro”. Naturalmente questa preghiera è per noi, perché travalica i confini, il tempo e lo spazio, giunge fino a noi e viene insegnata anche a noi. E’ per noi uomini e donne di questo tempo la preghiera di Gesù.

Il Padre Nostro se pregato con il cuore e con convinzione spirituale ci rinnova veramente e ci rigenera nello Spirito. Quando chiediamo perdona i nostri peccati” noi chiediamo al Padre di, toglierci tutto ciò che pesa sul cuore e lo logora e lo invecchia; chiediamo che ci venga tolto ciò che di me ha fatto male agli altri e, al tempo stesso, anche ciò che degli altri ha fatto male a me; che ci vengano tolte  tutte le ferite che a volte si riaprono e riemergono anche dal passato.

Siamo consapevoli che il perdono non si riduce a un colpo di spugna sul passato, ma sappiamo che almeno  il futuro può essere liberato e si possano aprire vie nuove, nuovi modi di concepire la vita e il rapporto con gli altri. 

E noi, se veramente abbiamo conosciuto la potenza del perdono richiesto, dovremmo donarlo ai nostri fratelli, alle nostre sorelle e a noi stessi (a vote è difficile  riconciliarsi con se stessi...) per tornare a edificare pace e gioia. Questi sono alcuni degli effetti della preghiera vissuta con autenticità!

La pericope evangelica che la liturgia di oggi ci propone acclude anche le due parabole che seguono l’insegnamento di Gesù: la prima è del quell’“amico importuno” che ha bisogno di qualcosa da dare ad un altro amico suo ospite. E’ pretenzioso ed insistente perché non saprebbe altrimenti come fare per rendere una buona ospitalità a quell’amico. Nonostante fosse tardi e l’amico interpellato opponesse resistenza per via delle difficoltà concrete della casa - le case erano piccolissime, erano tutti riversi per terra a dormire e, di conseguenza,  non poteva passare sopra i figli e svegliare tutti per arrivare alla porta -  insiste, ripetendo la richiesta in vista i essere esaudito. La sua perseveranza nella “preghiera” viene premiata.

Così fa Dio con noi vuole vederci immersi nella preghiera, attratti dalla sua presenza nella nostra vita, rivolti costantemente a Lui.. Gli basta questo per esaudirci! 

Questa supplica costante, insistente, rivolta all’amico che qui è Dio: “Tu mi devi aiutare, mi devi dare qualcosa per questo amico, mi devi dare, ne ho  bisogno” è una sfida che va oltre l’aridità e i silenzi del momento. Gesù ci vuole dire, concretamente,  che la nostra preghiera deve essere anche insistente e fiduciosa.

L’altra parabola annessa alla preghiera del Padre nostro è quella del papà: un padre non può dare al figlio un serpente o uno scorpione al posto di un pesce o di un uovo, darà sempre qualcosa di sostanzioso e di buono da mangiare per il proprio figlio, perché un padre, in genere, dà sempre cose buone ai propri figli.

In conclusione le due prospettive delineate dalle parabole citate delineano due corrispondenti indicazioni fondamentali:

1. la preghiera deve essere insistente e deve essere anche fiduciosa e non è tanto importante quello che diciamo quanto il modo con cui preghiamo.

2. Se la preghiera è autentica, cioè se diventa abbandono in Dio allora dobbiamo lasciar fare a Gesù nella nostra vita. La preghiera, infatti, permette a Gesù di avvicinarsi a noi perché  mentre preghiamo siamo in ascolto e siamo disposti a colloquiare con Lui. E’ necessario veramente essere attenti a capire quello che Dio vuole da noi, perché nella preghiera che Gesù ci prospetta non siamo noi a parlare, ma è Dio che parla in noi.

don Alfonso GIORGIO



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